Il video di Obama all’Iran ha voluto rompere con il passato nel metodo e nel merito. Innanzitutto nel metodo, cioè nella scelta del video per lanciare un messaggio importante. Il video è lo stesso strumento che abitualmente usa Bin Laden, solo che quest’ultimo lo fa con scopi di guerra, Obama lo fa con scopi di pace. Non è un dettaglio secondario. Poi c’è il merito. L’anticipo di una svolta nei rapporti con l’Iran era stato dato qualche settimana fa dal Sottosegretario di Stato, Hillary Clinton, che aveva sollecitato il coinvolgimento dell’Iran quale Paese confinante nell’offensiva Onu contro i talebani estremisti in Afghanistan. Ora, con il messaggio in occasione del Capodanno persiano rivolto al popolo iraniano e al governo di quel Paese per un “nuovo inizio” nei rapporti tra i due Paesi, la svolta segna un progresso concreto e di qualità, tanto più che Obama fa appello all’arte e alla cultura di quel popolo per dire che la grandezza dell’Iran nella storia della civiltà merita un ritorno in seno alla comunità internazionale come si conviene a un Paese che si distingua per azioni di pace e non di terrorismo. Il messaggio di Obama è stato accolto positivamente dal consigliere del presidente Mahmoud Ahmadinejad, che poi ha precisato che il presidente Usa “deve riconoscere gli errori del passato e porvi riparo”. Il giorno dopo, però, l’ayatollah Khamenei, il vero leader religioso e politico dell’Iran, gela l’apertura dicendo che non c’era “nessun cambiamento dagli Usa”. Al di là delle prime tattiche reazioni iraniane, Obama a questo punto, anche per dare contenuto alla sua apertura, non può non procedere alla soppressione delle sanzioni, in tutto o in parte. Solo allora metterà l’Iran in un angolo. Secondo gli esperti, l’Iran entro la fine del 2009 “avrà il know-how e la capacità tecnica per costruire la bomba atomica”, dunque la mossa di Obama non solo è rivolta a riportare l’Iran nella comunità internazionale, ma anche a bloccarlo nella costruzione della bomba senza ricorrere alla forza militare. Se il nuovo approccio americano avrà successo non lo sappiamo, però, in caso positivo, il merito della nuova amministrazione a favore della pace sarebbe indubbio. Se, invece, l’Iran mirasse a guadagnare tempo per costruire l’arma nucleare, darebbe allora corpo alle attuali minacce (“Israele deve sparire dalla carta geografica”) e legittimerebbe agli occhi del mondo un eventuale attacco americano, a quel punto giustificato da un reale timore non solo di un’aggressione a Israele, ma anche della consegna dell’atomica a gruppi di terroristi. A questo punto c’è da augurarsi che Obama percorra fino in fondo la sua apertura verso l’Iran e che la “Repubblica islamica dell’Iran” colga quest’occasione per rinunciare a finanziare il terrorismo palestinese e dimostrare così che le minacce contro Israele sono più verbali che reali.
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