Il dibattito sui grandi temi economici si è visto rubare la ribalta al vertice APEC di Singapore da altri temi di attualità: una riunione a sorpresa sul clima ha sepolto la speranza di un accordo globale a Copenaghen, un incontro bilaterale tra il presidente americano Barack Obama e il presidente russo Dmitri Medvedev si è concluso con la minaccia di sanzioni per l’Iran, un vertice tra Obama e i dieci leader dell’Asean ha visto una richiesta diretta del presidente Usa alle autorità birmane di liberare subito la Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi.
Mentre ai lavori ufficiali dell’APEC, dedicati allo sviluppo economico, il presidente Obama ammoniva i paesi asiatici che occorre trovare nuovi modelli di sviluppo economico per evitare nuovi cicli di recessione, le cose più interessanti avvenivano ai margini, dove Usa e Cina si scontravano sul testo della dichiarazione finale a causa di riferimenti sgraditi al ‘protezionismo’ e alla necessità di adeguare lo yuan al valore di mercato.
La giornata dell’APEC è cominciata a Singapore con una prima sorpresa: il premier danese Lars Lokke Rasmussen ha fatto una apparizione fuori programma per proporre ai leader dell’APEC, in un breakfast di lavoro con la partecipazione anche di Obama e del presidente cinese Hi Jintao, di giungere ad un accordo sul clima in due fasi: un accordo politico (da sottoscrivere a Copenaghen) e un’intesa legalmente vincolante (in colloqui successivi).
Un modo per impedire che la conferenza di Copenaghen si concluda con un fallimento. La proposta ha ricevuto il sostegno di Obama e di gran parte degli altri 21 leader: una soluzione che, prendendo atto realisticamente della impossibilità di raggiungere accordi vincolanti in Danimarca, può consentire di evitare l’immagine di un totale insuccesso.
Il consesso, oltre ad un «impegno ad operare per un risultato ambizioso a Copenaghen», non ha prodotto obiettivi concreti per la riduzione dei gas serra. In una colazione organizzata a margine dell’Apec, i leader, tra cui il premier danese Lars Lokke Rasmussen, che presiederà la conferenza sul clima, hanno constatato che sarà impossibile sottoscrivere a Copenaghen un nuovo trattato sul riscaldamento globale, vincolante per tutti i 192 Paesi che saranno presenti nella capitale danese, viste le profonde divergenze ancora esistenti tra i Paesi ricchi e quelli più poveri sugli indirizzi da adottare. I leader sono però consapevoli che sarà necessario trovare una intesa «politica», per rinviare le decisioni finali ad una nuova conferenza che si terrà molto probabilmente a Città del Messico. Una soluzione in due tempi insomma, per scongiurare la possibilità di un fallimento a Copenaghen. È «importante» che Copenaghen diventi «una tappa» verso un nuovo trattato sul clima, ha aggiunto Obama.
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