Il presidente incontra gli studenti a Shanghai
PECHINO – Il presidente americano Barack Obama ha affermato di essere un “grande sostenitore della libertà completa nell’uso di internet” e di essere “contrario alla censura”. Rispondendo ad una domanda rivoltagli attraverso il web nel suo incontro con un gruppo di studenti di Shanghai, Obama ha aggiunto di ritenere le critiche che spesso riceve da cittadini americani su internet fanno di lui “un leader migliore”. In Cina il web è sottoposto ad una pesante censura, chiamata “La Grande muraglia di fuoco” dagli internauti cinesi.
Il presidente americano ha affermato anche che gli Usa “non vogliono contenere la Cina” e che anzi le “danno il benvenuto come membro forte e prospero della comunità internazionale”. Cina e Stati Uniti devono fare “degli importanti passi in avanti” nella lotta ai cambiamenti del clima.
Pechino vuole che il presidente americano Barack Obama, nel corso della sua prossima visita in Cina, riconosca pubblicamente la sovranità cinese sul Tibet. Lo scrive oggi il quotidiano di Hong Kong South China Morning Post citando ”diplomatici cinesi”. Discussioni sui dettagli del programma di Obama, che sarà in Cina dal 15 al 18 novembre, sono ancora in corso e non è ancora stato deciso un programma definitivo. I rappresentanti cinesi alle trattative, scrive il quotidiano, hanno suggerito che il presidente affermi che ”il Tibet è parte del territorio cinese e che gli Usa sono contrari all’indipendenza della Regione”. Nessun governo occidentale si è pronunciato a favore dell’indipendenza del territorio, inglobato nella Cina dopo essere stato occupato nel 1951 dall’Esercito di liberazione popolare. Ma tutti i governi occidentali tributano onori e accolgono sul loro territorio il Dalai Lama, il leader tibetano in esilio che secondo Pechino è un secessionista. Il Dalai Lama, che dal 1959 vive in esilio in India, sostiene invece che la sua richiesta è quella di una ”vera” autonomia del Tibet all’interno della Repubblica popolare cinese. Obama non ha ricevuto il leader tibetano durante la sua recente visita negli Usa ma non ha escluso di farlo in futuro. Secondo un esperto di relazioni tra Usa e Cina citato dal giornale, il professor Jin Canrong dell’Università del Popolo di Pechino, ci sono ”meno del 50% di possibilità” che il presidente americano soddisfi la richiesta cinese.
OBAMA IN CINA: NODO RAPPORTI COMMERCIALI AL PRIMO POSTO
Nelle ultime ore, con le divergenze che si sono apertamente manifestate nel corso del vertice dei Paesi dell’Asia-Pacifico a Singapore, la questione dei rapporti commerciali tra Cina ed Usa sembra essere balzata al primo posto nell’agenda della visita del presidente americano Barack Obama in Cina. Obama è giunto lunedì a Shanghai, dove martedì cominceranno i suoi impegni che avranno il loro punto più alto nel vertice di martedì a Pechino col presidente cinese Hu Jintao. Anche la questione del clima sara’ al centro delle discussioni a Pechino. I due leader, che ne hanno parlato a Singapore (Usa e Cina sono i paesi che maggiormente contribuiscono all’inquinamento dell’aria), hanno sottolineato la necessita’ inderogabile di procedere sulla strada della riduzione delle emissioni di gas inquinanti che provocano il surriscaldamento del pianeta. Sono tuttavia evidenti le difficolta’ in questo ambito, con la Cina che, pur avendo Hu Jintao promesso nel discorso tenuto in settembre all’Assemblea Generale dell’Onu che la Cina ridurra’ il livello di emissioni, non intende tuttavia farsi carico di obiettivi fissi, come in base agli accordi internazionali spetta ai Paesi industrializzati. E alla luce degli sviluppi a Singapore con l’intesa per un accordo in due fasi sulla questione del clima (tentativo estremo di non mettere a priori il sigillo del fallimento alla conferenza di Copenaghen del mese prossimo), le speranze di sviluppi significativi si affievoliscono ulteriormente. Centrale, poi, il nodo economico: nei suoi interventi a Singapore, il leader cinese ha criticato con decisione il ”protezionismo” degli Usa, che continuano a mettere barriere, ritenute artificiali da Pechino, alle esportazioni cinesi. Hu Jintao non ha mai fatto cenno ad un’eventuale rivalutazione dello yuan, la valuta cinese, richiesta invece a gran voce dagli Usa e dagli altri Paesi occidentali, secondo i quali lo yuan viene mantenuto artificialmente basso – le sue peraltro contenute oscillazioni sono legate in una ”fascia” a quelle del dollaro – risultando in un vantaggio ”sleale” per le merci cinesi. Sui grandi temi della politica internazionale, poi – in primo luogo la proliferazione nucleare e la guerra in Afghanistan – Obama chiedera’ la collaborazione della Cina. Mentre sulla questione della Corea del Nord i due Paesi sembrano aver raggiunto un accordo, forti differenze rimangono sull’atteggiamento da assumere verso l’Iran – che persegue un programma nucleare considerato orientato alla costruzione di ordigni atomici dagli occidentali ed ha ottime relazioni di affari con la Cina – e sull’Afghanistan. Pechino afferma infatti di condividere l’obiettivo di stabilizzare in Afghanistan senza i talebani ma insiste perche’ Washington chiarisca quanto a lungo e con quali prospettive pensa di mantenere le sue truppe nel Paese. Nel discorso tenuto venerdi’ a Tokyo, il presidente americano ha aggiunto che ricordera’ ai cinesi i ”valori” nei quali crede, la democrazia ed i diritti umani che sono ancora di la’ da venire nella Cina di Hu Jintao.