In un’intervista a una tv israeliana il presidente degli Stati Uniti assicura Israele che l’America fermerà la corsa agli armamenti nella regione
Preceduto dalla visita in Europa e in Medio Oriente e dalle dichiarazioni di John Kerry e del vicepresidente Joe Biden, Obama si trova in Israele in questi giorni e oltre a Gerusalemme sarà a Ramallah (Palestina) e ad Amman (Arabia Saudita). L’aveva anticipato il Segretario di Stato John Kerry al presidente Napolitano a Roma: Obama avrà un unico tema, l’Iran, nei colloqui con Netanyahu e come secondo argomento la ripresa delle trattative tra palestinesi e israeliani, ma senza fare alcuna proposta, scegliendo che maturino i tempi e i temi tra Abu Mazen e Netanyahu.
Come si ricorderà, sia John Kerry che Joe Biden avevano affrontato la questione iraniana, ribadendo sostanzialmente che gli Usa erano pronti per una trattativa seria sulla questione nucleare, che non erano per nulla d’accordo a procrastinare i colloqui su questioni di procedura, ma che erano interessati a trovare delle soluzioni concrete e in tempi ravvicinati. I due esponenti dell’amministrazione Obama avevano chiaramente detto che gli Usa avrebbero percorso la via diplomatica fin quando sarebbe stata utile, in caso contrario tutte le opzioni sarebbero state possibili, compresa quella militare.
Ecco, questa è la cornice entro cui si è mosso Obama, che si è fatto precedere da un’intervista sul Canale 2 israeliano, in cui in maniera molto chiara ha precisato: “L’Iran ha bisogno di un anno o poco più per arrivare all’arma nucleare. Noi non vogliamo che si avvicini così tanto. Quando affermo che tutte le opzioni sono sul tavolo significa esattamente questo. Il nostro obiettivo è di impedire all’Iran di possedere ordigni in grado di minacciare Israele o di innescare una corsa agli armamenti nella regione”.
Più chiaro di così si muore. In sostanza Obama ha ribadito concetti che Netanyahu va ripetendo da molti mesi, da ultimo all’Assemblea dell’Onu nel mese di settembre, quando fissò il mese di giugno prossimo quale termine ultimo per bloccare le armi nucleari. Oltre questa data, non sarà più possibile arrestare la corsa alle armi nucleari iraniane. Il che significava che o entro questa data l’Iran avrebbe permesso le ispezioni Onu in tutti i siti o ci sarebbe stato un intervento, anche unilaterale.
Si sapeva di un tacito accordo tra Obama e Netanyahu: nessun intervento durante la campagna elettorale per la Casa Bianca, ma dopo la rielezione o si sarebbe raggiunto un accordo con l’Iran oppure ci sarebbe stato l’intervento.
Ecco, ora è il momento di tirare le somme e le dichiarazioni di Obama alla tv israeliana vanno in questa direzione. Israele è stato rassicurato, si aspetta la risposta dell’Iran, che probabilmente verrà prima della scadenza di giugno ma sarà interlocutoria, cioè insufficiente, e da allora può scattare l’attacco ai siti iraniani in qualsiasi momento. Sia l’Iran che Israele e gli Usa si stanno già preparando. Sono al lavoro i servizi segreti che monitorano movimenti e spostamenti sospetti, ma soprattutto sono in attività i satelliti che dall’alto controllano, fotografano e registrano.
Ecco la dichiarazione di Obama che potrebbe essere firmata da Netanyahu: “Condivido l’opinione della maggioranza degli americani sul diritto degli israeliani a vivere sicuri nella patria del popolo ebraico”. L’Iran è avvertito.
Dicevamo che Obama incontrerà anche Abu Mazen a Ramallah. Sulla questione palestinese, Obama non ha proposte da fare, sarebbe inutile, non servirebbero a nulla, la questione è troppo complicata e ingarbugliata, è difficile uscirne. I palestinesi vogliono che i coloni israeliani in Cisgiordania se ne vadano e liberino i “loro territori”, gli israeliani ribattono che quei territori furono occupati in seguito ad una guerra dichiarata anche dai palestinesi, e poi che non è più possibile che cinquecentomila coloni abbandonino terre e case in cui vivono e che lavorano da trent’anni. Obama sembra dire: fate voi, vedetevela voi, siete voi a dover trovare una soluzione concordata. In Israele ci sono i diritti calpestati dei palestinesi, nel territorio palestinese ci sono i diritti calpestati dei cristiani (il Tempio della Natività a Betlemme). Sembra di capire che tutto è rinviato nel tempo, cioè ai tempi che dovranno maturare per portare frutti.
Insomma, una questione alla volta e soluzioni rapide per problemi risolvibili.