24 anni fa cadeva di questi tempi il Muro di Berlino, simbolo dell’oppressione nell’Europa dell’Est
Il muro, preso singolarmente, è la metafora della separazione, al contrario del ponte che lo è del dialogo. Spiritualmente, umanamente, culturalmente e politicamente parlando è segno di chiusura, di isolamento, di distacco, a volte, ma solo a volte, è anche barriera di difesa dagli attacchi.
Nel mondo e nella storia di muri ce ne sono tanti, il più famoso in Europa è stato quello di Berlino, eretto dopo la seconda guerra mondiale dai comunisti della Ddr per impedire che i tedeschi dell’Est fuggissero in massa dall’altra parte, dove c’era la libertà. Molti, infatti, provarono a scavalcarlo, uccisi dai soldati dell’Est che presidiavano il Muro. Esso, dunque, venne eretto per impedire che i cittadini facessero il confronto tra i due Stati, l’uno libero, l’altro no. Come si sa, il Muro di Berlino fu abbattuto dai tedeschi dell’Ovest e da quelli dell’Est quando cadde il regime della Ddr e soprattutto dell’Urss e dei Paesi satelliti. E fu grande festa.
Al mondo ci sono, come detto, numerosi muri, per un totale di 8.211,5 chilometri. Esiste un muro in Brasile, precisamente a San Paolo, che separa i quartieri benestanti di Alphaville da quelli poveri, dove regna la criminalità. Il muro fu eretto nel lontano 1978. Allora i chilometri di muro erano pochi, poi, nel corso degli anni sono diventati 60. Il muro è difeso da 960 guardie armate.
Una grande barriera fu costruita nel 1980 dal Marocco nel deserto del Sahara. La barriera di cemento armato è sormontata da filo spinato impenetrabile: ne sanno qualcosa sia i guerriglieri in lotta per la liberazione degli ex territori spagnoli annessi dal Marocco e sia anche i 60 mila profughi saharawi che vengono così impediti di entrare nel territorio da loro rivendicato e che invece sono costretti a vivere nel deserto. Un muro eretto alcuni anni fa, nel 2002, si trova tra Israele e la Cisgiordania. La giustificazione che ne è stata data è che deve servire per difendere gli israeliani dagli attacchi di Hamas dalla Cisgiordania. Israele ha sempre detto che è un muro di difesa. Effettivamente gli attacchi sono diminuiti notevolmente, ma la zona oltre il muro in Cisgiordania è ridotta ad una gabbia. La barriera è lunga ben 498 chilometri ed è dotata di reti e di sensori.
Nel 1994 l’allora presidente Bill Clinton diede l’ok per l’erezione di un muro d’acciaio lungo 555 chilometri sul confine messicano tra El Paso – nome che ricorre indimenticabile nei film western – e Ciudad Juàrez e tra San Diego e Tijuana. Fu detto che quel muro doveva servire per impedire il passaggio negli Usa di masse di messicani.
Tra l’India e il Bangladesh corre un muro lungo ben 4023 chilometri, eretto dagli indiani per impedire l’entrata in India. L’India non è un Paese ricco, tutt’altro, ma si vede che nel Bangladesh si sta peggio e siccome la popolazione indiana supera il miliardo, il muro doveva evitare l’impennata di poveri nel Paese di Gandhi. Quest’ultimo avvicina notevolmente agli 8.211 chilometri, ma il numero dei muri non finisce qui. Tra la Grecia, la Bulgaria e la Turchia è corsa al muro, anzi, ai muri. Quest’ultima sta lavorando alla costruzione di un muro nel distretto di Nusaybin, di fronte a cui c’è la città siriana di Qamishli. Il muro sarà lungo ben 900 chilometri e dovrebbe impedire l’accesso in Turchia delle centinaia di migliaia di siriani in fuga dal loro Paese, ridotto in macerie. Anche la Bulgaria ha annunciato 107 chilometri di recinzione per impedire che dalla Turchia entrino in Bulgaria turchi e vicini. Insomma, ognuno si costruisce il suo muro, al punto che poi ognuno rischia di rimanere isolato dal suo e dai muri degli altri. La Grecia non poteva mancare di innalzare il suo muro per impedire che gli odiati turchi entrassero dall’Evros, il fiume che separa il tratto di confine con la Turchia. La Spagna, per impedire l’ondata di profughi provenienti da Sud, ha provveduto a circondare di muri le enclave di Ceuta e Melilla. Una volta c’erano i soldati spagnoli con il fucile puntato; ora, oltre ai fucili spianati, c’è anche il filo spinato.
Ben 99 muri esistono in Irlanda a separare quartieri protestanti da quelli cattolici, non abbattuti malgrado la pacificazione siglata, seppure malamente incollata. E poi un muretto di cinque km si trova in Siria: circonda Bab el Amra, il quartiere simbolo della cittadina di Homs, dove scoppiò la guerra civile.
Ecco, concludiamo con un muro che non poteva non esserci: quello tra le due Coree: 250 km di filo spinato che sfida il tempo. Dura da oltre 60 anni. Sembra incredibile, ma è così: nell’èra della comunicazione globale attraverso l’etere l’uomo continua ad erigere simboli di separazione e di chiusura. A ben guardare l’uomo è capace di alzare il muro con i vicini di casa, figuriamoci tra comunità diverse.