142mila nuovi casi. Il 60% in Russia
Nel 2014 è stato registrato un record di infezioni da Hiv in Europa e in Asia centrale, un terzo tra gli immigrati, hanno annunciato l’Unione europea e l’Organizzazione mondiale della sanità.
Il Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie e l’Oms hanno registrato 142.000 nuovi casi diagnosticati, un numero che non si vedeva dalla comparsa della malattia negli anni Ottanta. In Russia si concentra il 60% delle diagnosi.
I 28 membri Ue e i tre Paesi che fanno parte dello Spazio economico europeo, Islanda, Liechtenstein e Norvegia, hanno registrato il 21% dei nuovi casi. Il 31% di coloro che sono affetti da Hiv sono nati al di fuori del Paese dove è avvenuta la diagnosi. Questa percentuale è più alta nei Paesi del Nord Europa: Islanda, Svezia, Lussemburgo, Norvegia e Irlanda. Secondo Oms e Ue il numero dei migranti arrivati nel Continente e portatori del virus è diminuito del 41% in 10 anni e i Paesi europei hanno fatto progressi nella prevenzione sul proprio territorio.
La principale via di trasmissione è quella dei rapporti non protetti tra uomini, in crescita nei Paesi Ue e dello spazio economico europeo dal 30% delle diagnosi nel 2005 al 42% nel 2014. Secondo l’Ecdc dal 2005 “la percentuale di diagnosi di Hiv è più che raddoppiate in Bulgaria, Repubblica ceca, Ungheria, Malta e Slovacchia e ancora di più in Polonia”. Al contrario il tasso è sceso in 11 Paesi tra il 2005 e il 2014, in particolare ha registrato -25% “in Austria, Estonia, Francia, Olanda, Portogallo e Gran Bretagna”.
Per quanto riguarda l’Italia è allarmante la situazione del contagio tra giovani, nella fascia tra i 25 e i 29 anni, bersaglio del virus per l’84% dei casi attraverso rapporti sessuali senza preservativo, in particolare tra omosessuali maschi. È quanto emerge dal rapporto dal Centro Operativo Aids dell’Istituto Superiore di Sanità. L’Italia resta comunque dodicesima nell’Ue senza variazioni. Nel 2014 in Italia 3.695 persone hanno scoperto di essere Hiv positive. Le regioni che hanno mostrato un’incidenza più alta sono state il Lazio, la Lombardia e l’Emilia-Romagna.
Afp
E in Svizzera
Come nella maggior parte dei Paesi industrializzati, in Svizzera l’HIV ha iniziato a diffondersi probabilmente già negli anni 1970. Con la diffusione dell’epidemia, dopo il 1985, quando il test dell’HIV è stato effettuato per la prima volta ad ampio raggio, il numero di diagnosi è cresciuto rapidamente.
Gli anni ‘90 sono stati segnati da una diminuzione regolare del numero di nuove diagnosi, il quale è sceso da più di 2000 a meno di 600 nel 1999. Nel 2001 e 2002, l’aumento è stato abbastanza forte a circa 800 casi, e concerneva principalmente gli MSM svizzeri e le persone eterosessuali provenienti da Paesi con un’elevata prevalenza HIV. Fino al 2008 il numero totale di nuovi casi è rimasto relativamente stabile fra i 700 e gli 800 casi all’anno. L’aumento dei casi tra gli MSM (quasi un raddoppio delle cifre annuali tra il 2004 e il 2008) era
compensato da una diminuzioni negli altri gruppi (soprattutto eterosessuali). Dal 2009, il numero totale di nuove diagnosi ha cominciato a scendere fino ad arrivare a 575 nel 2013. Il sorprendente aumento registrato nel 2012 non rappresenta quindi una tendenza.
UFSP