Duro attacco dell’Alto commissario Onu per i diritti umani, Zeid Ra’ad al Hussein, alla leader di fatto di Myanmar, Aung San Suu Kyi per il suo ruolo durante la crisi della minoranza musulmana dei Rohingya. San
Suu Kyi, dice al Hussein in un’intervista alla Bbc, “avrebbe dovuto dimettersi” invece di coprire l’operato dei militari, accusati in un recente rapporto Onu di avere affettuato una vera e propria pulizia etnica nei confronti dei Rohingya. Il tentativo della Nobel per la Pace di giustificare le azioni dei militari, afferma al Hussein, che è al termine del suo mandato, è stato “profondamente deplorevole”.
L’attacco arriva dopo la diffusione nei giorni scorsi dell’esito della missione d’inchiesta internazionale indipendente dell’Onu sul Myanmar, secondo cui l’esercito birmano ha commesso crimini contro i Rohingyas con un “intento genocida”, tra cui omicidio, stupro, tortura, riduzione in schiavitù, violenze contro i bambini e la distruzione di interi villaggi. Secondo gli esperti delle Nazioni Unite, il governo civile guidato da Aung San Suu Kyi non sarebbe stato in grado di proteggere le minoranze e impedire la campagna di atrocità.
Poco tempo fa era uscito un rapporto delle Nazioni Unite, che ha intervistato 875 vittime e testimoni in Bangladesh e in altri paesi, ha detto che l’azione militare è stata “in gran parte sproporzionata rispetto alla realtà delle minacce”. “Ci sono abbastanza informazioni per perseguire alti funzionari nella catena di comando militare in modo che un tribunale competente possa determinare la loro responsabilità per il genocidio”, aggiungono gli investigatori, chiedendo la prosecuzione del comandante in capo del Tatmadaw Min Aung Hlaing e di altri cinque generali.
Adnkronos
foto: Ansa