La maggioranza, malgrado le fibrillazioni su questo o quel provvedimento, è decisa ad arrivare fino alla fine della legislatura
Con la fine delle ferie e la ripresa dell’attività governativa, è iniziato quello che Monti stesso ha definito il “rush finale” dell’Esecutivo, cioè la preparazione di una serie di dossier (“8 o 9”) su ciò che si può e resta da fare negli ultimi mesi (7) di legislatura per completare il programma di emergenza e per dotare l’Italia delle riforme necessarie per rimettere in moto l’economia.
Nel Consiglio dei ministri di venerdì scorso, non si sono prese decisioni importanti, ma la riunione è durata più di otto ore, dedicata proprio a ciò che in ogni settore si potrà fare per dare una spinta alla fase due della crescita. Lasciamo da parte il gioco che sembra divertire alcuni politici, cioè quello di ipotizzare il futuro di Monti come presidente della Repubblica o come capo di uno dei due schieramenti più importanti per continuare l’opera iniziata da tecnico e che, per essere completata, necessita, appunto, di un periodo molto più lungo, per lo meno un’intera legislatura. Sicuramente Monti rifiuterà di guidare un governo politico, avendo esordito come tecnico, a parte i due mandati come commissario europeo. Più probabilmente accetterebbe di finire la sua carriera da presidente della Repubblica, in quanto uomo super partes e presidente di tutti gli italiani. Evitiamo, però, questo gioco che non ci porta da nessuna parte e vediamo di analizzare ciò che si è fatto e ciò che si potrebbe ancora fare, tenendo ben presente che nulla di ciò che si è fatto potrà essere dato per acquisito.
Lo vediamo nei giudizi altalenanti dello stesso premier e degli stessi ministri. “Vedo l’uscita dalla crisi”, ha detto Monti nei giorni scorsi, salvo poi essere smentito dalle dichiarazioni di Angela Merkel che hanno fatto precipitare le borse, facendo risalire lo spread, che comunque è sempre ad un livello eccezionalmente alto, attorno ai 450 punti di media, con picchiate verso i 400 (che è molto) e risalite fino a sfiorare i 500 punti. Moltissimo si è fatto in termini di riforme, ma non è sicuro che ciò che già è stato approvato dia i frutti sperati. Ad esempio, è ancora un rebus la riforma del mercato del lavoro, sia perché gli eventuali ed augurabili risultati si misureranno sui tempi lunghi, sia perché c’è l’incognita dell’articolo 18 che, nei fatti, potrebbe non apportare significativi cambiamenti rispetto alla situazione precedente che non era positiva.
Per accennare al volume di provvedimenti, ricordiamo il decreto salva Italia, il decreto sullo sviluppo, lo spending review (risparmio sulla spesa pubblica) e la lotta all’evasione fiscale. Da una parte tutti questi provvedimenti, dall’altra una situazione economica internazionale pressoché immutabile. Se Monti per un tratto ha “visto” l’uscita dalla crisi, dall’altra il ministro dell’Economia, Grilli, ha frenato gli entusiasmi dicendo che anche nel 2013 sarà dura, che non ci sarà la crescita, che è già qualcosa se la recessione si fermerà. Se Moody’s, dopo le bocciature dei mesi scorsi, ha dato speranze all’Italia, il ministro Corrado Passera ha detto che le tasse che gl’italiani sono costretti a pagare sono “una zavorra” alla crescita stessa. E poi: inflazione sul 3%, il carburante che sfiora i due euro a litro, insomma, una situazione pesante e incerta.
Ecco, a maggior ragione Monti vuole a tutti i costi tentare tutto ciò che va tentato per migliorare le condizioni del Paese e consegnare un’Italia diversa a chi dovrà governare dopo le elezioni del 2013. Di qui ulteriori provvedimenti sullo sviluppo i quali, per ora, sono in fase di elaborazione. Innanzitutto alcune liberalizzazioni nel settore delle Poste e della Sanità, poi nuove privatizzazioni per aggredire il debito pubblico (dismissioni del patrimonio dello Stato), infine un nuovo capitolo di semplificazioni per le imprese e un piano per razionalizzare gli aeroporti, passando per la formulazione di una Strategia Energetica Nazionale, la conversione in legge della legge sulle intercettazioni e del disegno di legge anticorruzione. In materia fiscale, ad esempio, esiste la proposta del ministro del Welfare, Elsa Fornero, di abbassare il cuneo fiscale per i giovani. Ognuno è consapevole della difficoltà di reperire le risorse necessarie per finanziare i provvedimenti citati – ed è per questo che il ministro dell’Economia ha invitato i colleghi a non fare annunci che poi non potranno tradursi in provvedimenti legislativi – ma il governo sa anche che la situazione di un’ampia maggioranza, per quanto non sempre coesa, non si ripresenterà più, ed allora bisogna approfittarne, come abbiamo detto all’inizio, per dare contenuto al rush finale del governo Monti.
Intanto, da più parti, sia da parte del Pdl nella persona di Berlusconi, sia da parte del Pd, nella persona di Bersani, sia da parte dell’Udc, si riafferma la volontà di arrivare alla fine della legislatura, ciò che offre al governo Monti più margine per affrontare i principali problemi irrisolti.