Minivocabolario di Paolo Tebaldi
«Situazione di non belligeranza, di tolleranza reciproca; rapporti normali, senza tensioni particolari, tra nazioni diverse o all’interno di uno stesso Stato. Concordia nei rapporti tra persone e nella vita pubblica. Condizione di tranquillità spirituale o materiale; assenza di preoccupazioni e fastidi. In religione, stato di sereno abbandono a Dio e di amore per gli uomini» (Dizionario della Lingua italiana di Sabatini e Coletti).
«La condizione normale delle relazioni tra gli Stati è quella della pace. In tempo di Pace gli Stati hanno il pieno godimento dei loro diritti reciproci. Il loro territorio è inviolabile, il loro commercio non subisce restrizioni o interruzioni, la loro indipendenza politica e l’autonomia del loro governo non possono venire compromesse o modificate dall’esterno senza il loro consenso, i loro cittadini all’estero hanno pieno diritto all’integrità personale e alla libertà di movimento, l’attentato all’onore dello Stato costituisce un illecito, è garantita a tuti gli Stati parità giuridica nelle relazioni diplomatiche». (Grande Dizionaio Enciclopedico dell’UTET).
«Condizione normale dei rapporti bilaterali tra i vari Stati che nell’insieme costituiscono la comunità internazionale, caratterizzata come elemento minimo ed essenziale dall’assenza dello stato di guerra e dal reciproco rispetto di sovranità, indipendenza e integrità territoriale tanto da comportare per lo più stabili rapporti diplomatici, scambi commerciali e culturali e collaborazione politica …evocando le idee di sicurezza, umanità, fratellanza» (Grande Dizionario della Lingua italiana di Salvatore Battaglia).
Numerosi i proverbi che richiamano l’importanza della pace. Riprendiamo dalla raccolta di Carlo Lapucci: «Della pace ognun ne gode»: la pace è benefica per tutti: a tutti dona tranquillità, lavoro, benessere, mentre la guerra, il dissidio seminano lutti, distruzioni, povertà, dolore». «Chi vive in pace dorme in riposo»: colui che non ha nemici vive tranquillo, gode del bene del sonno, non ha ansie né angustie». Meglio un uovo in pace che un vitello in guerra». «Meglio una certa pace che una sperata vittoria». «Chi vuol vivere in pace sente, sopporta e tace». «Chi pace non ha, pace non dà».«Chi vuol pace tra le mura lasci il mestolo in mano alla moglie». «Chi è segreto, in ogni terra mette pace e leva guerra»: «Chi non parla, non riferisce i fatti altrui, e non tradisce i segreti, dovunque si trovi mette pace e non discodia tra la gente».
Infine, più intima, personale, agognata, abbiamo la pace del cuore. Quando i conflitti sono sedati, gli impulsi raddolciti, gli slanci ideali raggiunti, i più nobili sentimenti del cuore emancipati nelle forme sublimi dell’accettazione, del donarsi, dell’accoglienza, dell’armonia dell’anima e dei sensi.
Noi che abbiamo partecipato alle marce della pace ad Assisi, a Ginevra, nelle principali città europee; noi che abbiamo innalzato i simboli della bianche colombe, le bandiere con i colori dell’arcobaleno; noi che abbiamo fatto proprio l’appello, non dimenticato, del Presidente Sandro Pertini perché «si svuotini gli arsenali e i depositi di armi e si riempiano i granai», noi che preferiamo l’ascolto, il dialogo allo scontro, all’intolleranza, la multiculturalità al municipalismo, le affinità elettive alle chiusure e agli egoismi, noi che amiamo il coraggio delle battaglie di civiltà e progresso, la democrazia delle idee, la dignità e l’integrità dei cittadini non possiamo non auspicare che il nuovo anno si svolga sotto i segni della concordia, della solidarietà, della fratellanza e della cooperazione tra i popoli. Il ramoscello d’ulivo accompagni ogni atto della vita pubblica, ogni decisione dei governi, ogni scansione, volontà e gesto dell’animo umano.