Negli uffici dell’Amministrazione federale domina il tedesco (70%), il francese è parlato dal 22% dei collaboratori, mentre l’italiano è al 7%, quasi inesistente il romancio. Per il Consiglio degli stati la Confederazione deve promuovere il plurilinguismo nell’Amministrazione e ha approvato con 19 voti contro 14 una mozione in tal senso, che ora passerà al Consiglio nazionale. Il testo della mozione impone alla Confederazione di assumersi i costi della formazione linguistica e vuole che finanzi i corsi di lingue per i quadri medio-superiori. I collaboratori che occupano posti dirigenziali dovranno padroneggiare una seconda lingua nazionale e parlarne attivamente una terza.
“L’equilibrio fra le lingue nazionali nell’Amministrazione federale è il nostro obiettivo a lunga scadenza”, ha dichiarato Eveline Widmer-Schlumpf, ministro delle finanze, opponendosi soprattutto all’obbligo per la Confederazione, non solo di finanziare la formazione linguistica dei quadri, ma anche di concedere il tempo durante il lavoro. Si è comunque ancora lontani dagli obiettivi fissati dalla legge sulle lingue del 2010, ritiene Claude Hêche (PS) nel suo intervento alla Camera bassa, chiedendosi cosa significhi “a lunga scadenza” e rimproverando al Consiglio federale “mancanza di volontà politica” nel raggiungere un vero plurilinguismo in seno alla Confederazione, poiché la legge del 2010 non prevede che le percentuali di riferimento delle minoranze siano applicate ai singoli dipartimenti. La difesa dell’italianità ha occupato anche la deputazione parlamentare ticinese, che dopo l’ultima sessione si è detta soddisfatta dei diversi progressi fatti. Il presidente Fulvio Pelli (PLR) al riguardo, ha menzionato il successo della mozione che chiede la promozione più efficace del plurilinguismo in seno alla Confederazione. Inoltre in futuro la Confederazione dovrà tener conto della popolazione residente, per rafforzare la presenza italofona nell’Amministrazione. Anche i poteri del delegato al plurilinguismo dovranno essere rafforzati, affinché possa trattare alla pari con i piani alti della gerarchia. Un altro aspetto positivo è il nuovo intergruppo parlamentare per l’italianità. Secondo Pelli, l’appoggio del nuovo gruppo, sarà fondamentale per portare avanti i dossier che la deputazione vorrà affrontare, tra l’altro quello della diffusione dei programmi televisivi elvetici in Italia. Al nuovo gruppo hanno aderito oltre quaranta deputati di altri cantoni.
Gaetano Scopelliti