Ragazzi e Ragazze, dopo una lunga assenza, siamo ritornate per raccontarvi la meravigliosa esperienza del viaggio di maturità. Quando si torna da un viaggio spesso i ricordi tendono ad accavallarsi, pensiamo più a ciò che ci ha colpiti e così la nostra mente, forte di una buona indipendenza, seleziona i tasselli del passato che ci seguirà. Nel raccontarvi però le nostre esperienze vissute durante la gita a Parigi, avvenuta tra il 31 ottobre e il 5 novembre, cercheremo di seguire un ordine cronologico che vi permetta, comodamente seduti su una poltrona, di rivivere il tutto dalla nostra prospettiva. Siamo partiti la mattina, oserei dire presto, di lunedì: la nebbia copriva ancora Zurigo mentre un capostazione più che efficiente ci intimava di sbrigarci a prendere i posti sul treno. Il viaggio è stato tranquillo: alcuni giocavano a carte, c’era chi riposava e chi ascoltava musica; tuttavia chi pensava ai molteplici paesaggi che la costretta superficialità del veloce movimento ci imponeva? Abbiamo attraversato una frontiera tra due nazioni, tra due civiltà, tra due storie che non hanno mancato di intrecciarsi, ma questo, nell’impazienza dell’ arrivo, non ha goduto dell’attenzione di molti. Comunque, a destinazione raggiunta, Parigi non ha mancato di presentarsi quale imponente e pulsante città d’Europa: la frenesia della stazione, il complesso reticolo metropolitano con cui abbiamo subito capito di dover fare i conti e quell’aria maestosa che poche capitali sanno trasmettere al primo incontro; insomma, un vero colpo di fulmine! La tappa seguente era chiaramente la sistemazione in albergo per posare le pesanti valigie che, seguendo la teoria del “non si sa mai, tutto può servire…” abbiamo provveduto a riempire. Pur trovandosi in una zona periferica della città la collocazione delle camere non dava certo spazio alle lamentele! Al contrario: ambiente accogliente, personale disponibile e colazione gustosa. Al di là di questo però, non era certo quella la meta del nostro viaggio, il cuore della città ci stava aspettando; prima visita? Notre Dame! La cattedrale si ergeva davanti a noi, illuminata dai raggi del sole che si preparava al tramonto e che le donava una calda colorazione quasi dorata. Tuttavia questa era solo una delle meraviglie con cui la capitale ci donava il benvenuto. Un’interessante passeggiata in una delle sue vie principali ci ha letteralmente immersi nella realtà quotidiana, oltre ad offrirci una splendida visuale della Senna che placida e tranquilla scorreva sotto le arcate dei ponti francesi. Il tempo scorreva in fretta, ve lo possiamo assicurare, e intanto, cammina cammina, ci avvicinavamo ad un altro luogo di culto che nasconde un tesoro artistico: la Sainte Chapelle. Prima di addentrarci in essa però siamo stati vittime del buffo scherzo di un uomo che quatto quatto ci sorprendeva con una brutta maschera da gargoyle; passato lo spavento era tuttavia incredibilmente divertente vedere le facce e le reazioni dei poveri passanti cascati nel suo mirino. A vederla dall’esterno non possiamo certo parlare di una cattedrale ricca e artisticamente elaborata, senza nulla togliere alle sue alte guglie; varcata la porta siamo stati avvolti da una luce che sfumava tra il blu intenso e il rosso elegante. In fondo questa cappella è una specie di climax artistico: l’occhio viene finemente invitato dall’esterno; la sala, in cui si situa l’entrata, provvede già ad una discreta soddisfazione estetica, ma non è un punto d’arrivo, bensì solo una preparazione al vero tesoro: le vetrate del piano soprastante. È solo salendo quegli stretti e angusti gradini che si percepisce tutta la grandiosità di un’opera immane: la Bibbia, narrata al mondo su alte vetrate, colorate e finemente decorate. Il locale ha una pianta quasi ovale e ad un’estremità, rinchiusa in una struttura dorata, vi è la reliquia della passione che qui è custodita. Ma poi, alla luce di quanto abbiamo visto, dite, è davvero importante l’esistenza di quella reliquia? Ciò che crediamo è personale, nessuno si deve sentire in diritto di criticarlo, se concerne campi in cui nessuno ha prove certe; davanti però alle molte guerre ingiuste e fratricide bisogna dare atto alla religione di sapere creare stimoli per produrre veri e propri capolavori; di permettere all’uomo di superare se stesso. Non dobbiamo quindi stupirci se per parte della storia siano stati questi gli scrigni dell’arte. La notte si preparava a fare la sua comparsa e le luci dei negozi illuminavano il nostro cammino verso piazza della Bastiglia, e qui la memoria avrebbe piacere di richiamare una Maria Antonietta già citata e il cui pensiero ci ha, perchè no, seguiti in alcune tappe del nostro itinerario. Infatti il percorso delle nostre accorte guide, il professor Passannante e la professoressa Magnano, ci ha condotto in piazza della Bastiglia. Ormai non rimane più niente dell’antica prigione presa con la forza dai rivoltosi che così facendo sancivano nei libri di storia l’inizio della rivoluzione; al suo posto un obelisco si innalza sullo spiazzo cittadino. Chiudendo gli occhi però non può risultare troppo difficile pensare alla marea di gente che con la sola forza di un ideale sfondava le porte e camminava sopra corpi inerti. A cosa è disposto l’uomo per un accenno di libertà? La parola “ribellione” porta con sè sempre la giustificazione dei mezzi e dei modi? Ma questa era solo la nostra prima giornata parigina, conclusasi in una pizzeria di soccorso, perchè, sì sa, camminare tutto il giorno e visitare posti meravigliosi, mette una fame incredibile! Ma neanche in questo siamo rimasti delusi, certo nulla a che fare con la nostra pizza, però il gusto non era davvero deludente! Mentre gli occhi si chiudevano e sotto le palpebre si incastonavano le esperienze vissute, i sogni viaggiavano tranquilli sul giorno che stava per arrivare e che ci avrebbe stupiti in un continuo gioco tra arte e scienza.
Merola Maria-Grazia Breimaier Federica