La Santa Sede risponde al governo irlandese dopo le accuse mosse al Vaticano
La Santa Sede ha riscontrato “gravi ed inquietanti errori nel modo di affrontare le accuse di abuso sessuale su bambini e minori da parte di sacerdoti della diocesi di Cloyne”: questo è quanto si afferma nella risposta del Vaticano al governo irlandese, dopo le accuse seguite al rapporto su abusi sessuali e relative coperture nella diocesi di Cloyne. La Santa Sede riafferma “il proprio orrore verso i crimini di abuso sessuale che sono avvenuti in quella diocesi; è profondamente addolorata e si vergogna per le terribili sofferenze che le vittime e le loro famiglie hanno dovuto sopportare nella Chiesa di Gesù Cristo, un luogo dove ciò non deve mai accadere”. La Santa Sede, si legge ancora nella risposta al governo irlandese, “non può nascondere la propria grave preoccupazione per le conclusioni della Commissione circa le gravi mancanze nel governo della Diocesi e il trattamento inadeguato delle accuse di abuso. È particolarmente inquietante che tali mancanze siano potute accadere nonostante i vescovi e i superiori religiosi avessero assunto l’impegno di applicare le linee guida sviluppate dalla Chiesa in Irlanda per garantire la protezione dei minori, e nonostante le norme e le procedure della Santa Sede relative ai casi di abuso sessuale”. Comunque, “l’approccio adottato dalla Chiesa in Irlanda nei tempi recenti a riguardo del problema dell’abuso sessuale sui minori sta beneficiando dell’esperienza in corso e si sta dimostrando sempre più efficace nel prevenire la ripetizione di tali crimini e nel trattare i casi che emergono”. La Santa Sede sottolinea anche “che in nessun modo essa ha ostacolato o tentato d’interferire in alcuna delle indagini sui casi di abuso sessuale sui minori nella diocesi di Cloyne”.
Inoltre, “in nessun momento ha cercato d’interferire nel diritto irlandese o di intralciare le Autorità civili nell’esercizio delle loro funzioni”. Viene respinta anche l’accusa che il Vaticano abbia ostacolato “gli sforzi della Chiesa irlandese nel trattare gli abusi sessuali sui minori commessi dal clero”. La Santa Sede “comprende e condivide i profondi sentimenti di rabbia e frustrazione manifestati pubblicamente a fronte di ciò che è emerso con il Cloyne Report, e che ha trovato espressione nel discorso dell’On. Enda Kenny, Primo Ministro, tenuto alla Camera dei Deputati il 20 luglio 2011”. Tuttavia “nutre significative riserve su alcuni aspetti del discorso. In particolare, è infondata l’accusa che la Sede Apostolica abbia tentato “di ostacolare un’inchiesta in una Repubblica sovrana e democratica, appena tre anni fa, non trent’anni fa”. Del resto, “un portavoce governativo, quando è stato interrogato in merito, ha chiarito che l’On. Kenny non si riferiva ad alcun episodio specifico”. Secondo la Santa Sede, inoltre, “le accuse di ingerenza da parte della Santa Sede sono smentite dai molti rapporti che pure vengono utilizzati per criticarla”. Quei rapporti, “non forniscono prove che la Santa Sede abbia interferito negli affari interni dello Stato Irlandese o, addirittura, sia stata implicata nell’ordinaria gestione delle diocesi irlandesi o delle congregazioni religiose circa i problemi degli abusi sessuali”. Piuttosto, “ciò che colpisce di questi rapporti e delle numerose informazioni sulle quali sono basati è la mancanza di documentazione a supporto di tali accuse”. La pubblicazione del Cloyne Report segna “un ulteriore passaggio nel lungo e difficile cammino di accertamento della verità, di penitenza e purificazione, di guarigione e rinnovamento della Chiesa in Irlanda”, afferma nella sua risposta al governo di Dublino la Santa Sede, che “non si considera estranea a questo processo ma lo condivide in spirito di solidarietà ed impegno”. Essa, “mentre rigetta le accuse infondate, accoglie in spirito d’umiltà tutte le osservazioni e i suggerimenti obiettivi e utili per combattere con determinazione lo spaventoso crimine dell’abuso sessuale sui minori”, ribadendo di condividere “la profonda preoccupazione e l’inquietudine espresse dalle Autorità irlandesi, dai cittadini irlandesi in generale e dai vescovi, sacerdoti, religiosi e laici d’Irlanda riguardo ai criminali e ai peccaminosi atti di abuso sessuale perpetrati da membri del clero e da religiosi”.
La Sede Apostolica si dice anche “consapevole della comprensibile rabbia, della delusione e del senso di tradimento sperimentati da coloro, particolarmente le vittime e le loro famiglie, che sono stati segnati da questi vili e deplorevoli atti e dal modo in cui essi talvolta sono stati affrontati dalle autorità ecclesiastiche” e si augura “che le misure che la Chiesa ha introdotto negli ultimi anni a livello universale, come anche in Irlanda, si dimostrino più efficaci nell’impedire il ripetersi di tali atti e contribuiscano alla guarigione di coloro che hanno sofferto per gli abusi, come pure a ristabilire la fiducia reciproca e la collaborazione tra le Autorità ecclesiastiche e quelle statali, che sono essenziali per combattere efficacemente il flagello dell’abuso”. “Naturalmente – si legge ancora nella risposta – la Santa Sede sa bene che la dolorosa situazione provocata dagli episodi di abuso non può essere risolta rapidamente o facilmente e che, benché siano stati compiuti molti progressi, molto rimane ancora da fare”.