Apertura di Casini ma chiusura totale del Pd
I sondaggi del Pdl non vanno bene. Secondo Mannheimer, sarebbe sul 20%, il livello più basso di tutta la storia politica del partito di Berlusconi. Nel 1994, Forza Italia prese il 21%, ma allora non c’era l’apporto di An, che da sola aveva il 13,5%. E‘ vero che altri sondaggi, comunque non amici, lo danno chi al 22% (Ipsos), chi al 21% (Demopolis), chi, ancora, al 23,4% (Emg), ma al di là dei numeri esiste un calo sensibile di elettori. Se si pensa che alle ultime elezioni politiche del 2008 era al 37,4, si comprende come il fossato scavato sia consistente. Si potrebbe dire che il 37% fu raggiunto insieme ad An, quindi bisognerebbe sottrarre un 13% che lo porterebbe al 24%, ma una parte di An, anzi, la più consistente, è rimasta nel Pdl, dunque il calo c’è ed è notevole. Di questo Berlusconi stesso ne è pienamente consapevole, tanto è vero che non perde occasione per sottolineare la continuità tra il suo governo e quello di Monti. Dandogli l’appoggio continuo, non solo si è mostrato responsabile verso il Paese, ma dietro l’appoggio a Monti nasconde anche la debolezza del Pdl, in attesa e nella speranza che il tempo giochi a suo favore. Ci sono due elementi che mostrano la debolezza del Pdl. Il primo è che l’ex premier, parlando del dopo Monti, ha ventilato l’ipotesi di una coalizione di unità nazionale. Ha detto che in Italia ci sono troppi contrasti, ma che quando c’è una debolezza dell’Italia, allora i contrasti vanno eliminati per fare squadra italiana. Successivamente ha parlato dei moderati che quando sono uniti vincono, quando sono divisi perdono. Il secondo elemento è la leadership di Angelino Alfano, apprezzato e stimato molto dall’ex premier, sia per le sue capacità (”Si mangia a colazione, pranzo e cena gli altri segretari”), sia per le sue qualità umane e intellettuali, ma ha detto che per fare molta presa sulla gente gli manca un ”quid”, cioè quel carisma o quella personalità che gli permetterebbe di bucare il video, come si dice in linguaggio mediatico. Ovviamente i giudizi ufficialmente espressi non sono così dubitativi, ma il problema esiste. E‘ il motivo per cui mentre farebbe volentieri a meno di essere sulla scena politica in prima persona, come ha detto in più occasioni (”Starò in seconda fila per far largo ai giovani”), è costretto a farlo per mantenere salda l’identificazione Pdl-Berlusconi e centrodestra. All’annuncio della grande coalizione da parte dell’ex premier, Casini si è detto favorevole, mentre Bersani ha chiuso la porta in maniera inequivocabile, al punto che Rosi Bindi, peccando di superbia e comunque di scarsa umiltà, ha detto che alle prossime elezioni non ci sarà nessuna grossa coalizione ma che il Pd le vincerà e Berlusconi le perderà. Cosa faccia essere Rosi Bindi così sicura di vincere le prossime elezioni, visto lo stato del suo partito che è ancor più sofferente del Pdl, non è dato sapere. La chiave di lettura è solo la tattica: mostrarsi sicuri per mascherare la propria debolezza. Ritornando alle difficoltà del Pdl, c’è da dire che malgrado il ”quid” mancante, Angelino Alfano ha l’appoggio convinto e ufficiale di tutto il partito, dagli ex democristiani agli ex socialisti, dai centristi alla Destra di Storace e agli ex An. E‘ probabile che l’elettorato di alcuni moderati cattolici come Giuseppe Pisanu o lo stesso Scajola stiano da tempo meditando di passare all’Udc, ma ancora una volta sarà la legge elettorale a fare la differenza.
Il Pdl è intenzionato a modificare solo la parte che riguarda le preferenze (”Una sola preferenza”) e forse la consistenza del premio di maggioranza, ma per il resto vuole mantenere il proporzionale e il bipolarismo, in modo da obbligare chi non è sicuro di superare il quorum a schierarsi da una parte o dall’altra. In questo modo il Pdl farebbe della sua debolezza la sua forza, perché Casini e il terzo polo andrebbero da soli, con pochissime possibilità, mentre il Pd se andasse con l’Idv e Vendola rischierebbe di prendere una bella batosta. Se, viceversa, facesse un accordo con Casini, sarebbe l’elettorato di Fli e di Api ad avere problemi a fare alleanze con l’Idv, il Pd e con Vendola. Insomma, ad Angelino Alfano manca il ”quid”, ma stanno facendo di tutto nel Pdl per creare un leader. Il guaio è un altro – e molti osservatori stranieri lo hanno già sottolineato – ed è che i partiti, di centro, di destra o di sinistra, quando torneranno a governare, rischieranno di far precipitare le quotazioni dell’Italia indietro, molto indietro rispetto a Monti. Ecco perché una fase di decantazione e di superamento degli odi viscerali sarebbe auspicabile, Forse, in questo senso, la grande coalizione non sarebbe una cattiva idea. [email protected]