27 Gennaio, giorno della memoria
“Mai potrei dimenticare quel silenzio notturno che mi privò, per tutta l’eternità, del desiderio di vivere. Mai dimenticherò quei momenti che uccisero il mio Dio e la mia anima, e ridussero i miei sogni in polvere…”. (da La notte, di Elie Wiesel)
Ogni anno, il 27 gennaio è una data che rattrista tutta l’umanità. Per far sì che il ricordo rimanga sempre vivo nelle nostre menti abbiamo letto l’intervista ad uno dei testimoni sopravvissuti: Elie Wiesel. L’intervista inizia con il ricordo più vivo rimasto nella mente del testimone. “Durante un raid aereo, vicino alla cucina erano stati lasciati due calderoni mezzi pieni di zuppa fumante. Due pentoloni di zuppa, nel bel mezzo del sentiero, e nessuno a sorvegliarli!… All’improvviso, vedemmo la porta della baracca 37 aprirsi impercettibilmente. Apparve un uomo che strisciava come un verme in direzione dei pentoloni.
Centinaia di occhi seguirono i suoi movimenti. Centinaia di uomini strisciarono con lui, sbucciandosi i ginocchi insieme ai suoi sulla ghiaia. Ciascun cuore batteva all’impazzata, ma d’invidia soprattutto. Quest’uomo aveva osato. Raggiunse il primo calderone. I cuori accelerarono: gliel’aveva fatta. La gelosia ci consumava, ci bruciava come paglia. Non pensammo nemmeno per un attimo di ammirarlo. Povero eroe, suicidarsi per una razione di zuppa! Nei nostri pensieri, lo stavamo uccidendo.
Sdraiato accanto al pentolone, cercava ora di sollevarsi verso il brodo. Per debolezza o per paura, se ne stette lì, cercando senza dubbio di chiamare a raccolta le ultime forze. Alla fine riuscì a sporgersi sulla superficie della pentola. Per un attimo sembrò che si guardasse, cercando il suo riflesso spettrale nella zuppa. Poi, apparentemente senza ragione, mandò un grido terribile, un rantolo quale mai avevo udito prima, e, a bocca aperta, spinse il capo verso il liquido fumante. L’esplosione ci fece sobbalzare. Ricadendo all’indietro sul terreno, con il viso macchiato dalla zuppa, l’uomo si contorse per pochi secondi ai piedi del calderone, poi non si mosse più.” Ricordo indelebile nella mente del testimone, questo, come d’altronde molti altri. L’ultima domanda è stata:”Riuscirà mai a passare oltre questi ricordi?”. La sua risposta è stata:”No! Questi ricordi li porterò dentro per sempre, moriranno con me…”.
È con queste dure parole che Elie Wiesel conclude la sua intervista, con l’immagine, impressa nella sua mente, di quell’orribile scenario che l’intera umanità ricorda ogni anno. Anche per non ripetere gli stessi errori.
Enza Cesarini