I risultati di Abruzzo sono arrivati senza neanche farsi attendere più del dovuto, nessuna suspense, nessuna vittoria a sorpresa, come avevano fatto sperare a molti le ultime regionali in Sardegna. L’Abruzzo resta del centrodestra, il candidato Marco Marsilio si riconferma con il 53,5% delle preferenze, seguito dal candidato del centrosinistra Luciano D’Amico che ha racimolato comunque 46,5% dei voti. Un buon risultato, certo, ma non abbastanza per superare l’antagonista Marsilio che, così, si riconferma come governatore della Regione.
La situazione non è tanto complicata da spiegare tra vincitori e vinti: ha vinto il centrodestra, ha perso la coalizione del centrosinistra. Ma se guardiamo con la lente di ingrandimento, le cose non sono poi così semplici e lineari, perché i vinti ci sono anche tra i vincitori e con differenze di percentuali molto più gravi. Se andiamo nel dettaglio, infatti, all’interno della coalizione di centrodestra domina in assoluto il partito di Meloni, Fratelli d’Italia, con il 24,1% delle preferenze raccolte ai danni della Lega, che invece racimola un modestissimo 7,6%. Se paragoniamo queste percentuali alle ultime regionali in Abruzzo, quelle del 2019, salta all’occhio un grande ribaltamento della situazione poiché allora FdI aveva raccolto solo il 6,5% delle preferenze e la Lega addirittura il 27,5%. Dove sono finiti in questi 5 anni i voti della Lega? Anche Forza Italia ha fatto bene, anzi, intanto ha fatto meglio di Lega poiché ha raccolto il 13,4% delle preferenze – un risultato di tutto rispetto considerando che si tratta di FI dopo Berlusconi – e inoltre conferma un trend in positivo visto che nelle ultime regionali aveva raccolto il 9,0% dei voti. Allo stesso modo, si può parlare di vinti anche tra gli sconfitti, dove il Pd con il suo 20,3% dei voti (11,1% nel 2019), si afferma sul M5s che riesce a raccogliere solo il 7,0% dei voti, perdendo diversi punti rispetto alle ultime regionali, quando arrivarono a prendere il 19,7% delle preferenze in Abruzzo.
Quello che è accaduto a Lega e M5s, che entrambi ne sono usciti come i due grandi partiti perdenti di queste regionali, vuole forse dire che in Italia gli estremismi non sono più graditi come una volta? Con questa vittoria, Giorgia Meloni certamente è più risollevata, dopo le prestazioni in Sardegna, e soprattutto questo risultato le fa guardare in maniera più serena alle Europee, che sono sicuramente il punto di arrivo a cui, nessuno lo dice, ma tutti pensano.
Ma, a proposito di vincitori e vinti, non possiamo rivolgere un pensiero ad un grande non vincitore della notte degli Oscar, Matteo Garrone che torna da Hollywood senza alcuna Statuetta dorata. A vincere come Miglior film straniero è “La zona d’interesse” di Jonathan Glazer, un film straordinario, ma sicuramente “Io capitano” non lo avrebbe meritato meno. I giudici si sono trovati di fronte a due film eccezionali e soprattutto di fronte a due tematiche storiche e sociali di grandissimo impatto: da una parte il film di Garrone sul fenomeno della migrazione dall’Africa all’Europa, dall’altro quello di Glazer sull’Olocausto che, però, è una tematica che ad oggi fa probabilmente più presa. Garrone ha certamente il grande onore di aver acceso i riflettori sul cinema italiano da un palcoscenico di eccellenze internazionali. Allora sì, il film di Garrone non ha vinto, ma non ne esce assolutamente come un perdente!
Redazione La Pagina