“Il sole che verrà” è il titolo del nuovo disco di Pippo Pollina e suo 22° lavoro, uscito a gennaio 2017 in tutta Europa. Abbiamo incontrato il cantautore siciliano per parlare del suo album e del tour europeo che ripartirà a breve
Nel nuovo album del cantautore siciliano che da anni vive in Svizzera ci sono tredici canzoni inedite e tre duetti internazionali con tre grandi voci femminili: la mezzosoprano Odilia Vandercruysse, la cantante argentina Marili Machado e la norvegese Rebekka Bakken. Pollina ha lasciato Palermo, città segnata dalla mafia, per cercare libertà in Europa che lui ha percorso in lungo e in largo insieme alla sua chitarra, alla sua voce e al suo talento. E così Pippo Pollina, dopo un percorso di gavetta nelle piazze e nelle strade, ha raggiunto il successo di pubblico e di critica lontano dalla sua terra, in Germania e in Svizzera. Zurigo, per esempio, lo ha accolto e lo ama come un figlio. Basti dire che ai concerti di Pippo Pollina all’Hallenstadion accorrono decine di migliaia di zurighesi: moltissimi, in maggioranza, gli svizzero tedeschi. Dopo una breve pausa artistica Pollina ha pubblicato un nuovo album ed è partito per un tour europeo, “Il sole che verrà Tour 2017”.
Ad accompagnarlo in questa nuova avventura i musicisti del Palermo Acoustic Quintet, Roberto Petroli, clarinetto e sax, Filippo Pedol, basso, Fabrizio Giambanco, percussioni, Michele Ascolese, chitarra e Gianvito di Maio, piano e accordéon. I 13 brani che compongono il nuovo lavoro alternano ritmi leggeri e dinamici ad altri toccanti e fieri, dando vita ad una danza di immagini dove l’illusione visionaria e la sua realizzazione, il dolore e la gioia, coesistono e si rincorrono, tracciando la parabola della speranza, tema dominante dell’album. «Da come vanno le cose nel mondo, ne abbiamo tanto bisogno di speranza», ci spiega Pollina, «ho l’impressione che l’uomo stia perdendo il contatto con la terra. La violenza è diventata un mezzo di espressione dei potenti del mondo che ci mette molta paura. La musica e l’arte possono essere uno strumento importante per avvicinarsi alla nostra essenza più pura e diffondere i valori di pace e prosperità che dovrebbero toccare tutta l’umanità». «Ti riferisci anche al brano “A mani basse”?», «Sì, il brano è dedicato a Cassius Clay, il grande pugile statunitense morto l’anno scorso, che ha dato un grande esempio rinunciando nel 1967 di andare in guerra in Vietnam. Fu una decisione importante che è stato di esempio per tanti americani. Oggi c’è ne vorrebbero personaggi come Cassius Clay che diffondono i valori di fratellanza e di pace».
É la splendida voce lirica del mezzosoprano Odilia Vandercruysse ed il coro maschile che la accompagna in “Potrò mai dirti” ad aprire il disco con un brano che offre un’immagine poetica e toccante sul tema dei migranti: «È sicuramente un’introduzione impegnativa, ma delicata al contempo, ai contenuti che accompagnano l’intero lavoro. Queste migrazioni sono diverse da quelli che hanno vissuto i nostri genitori o nonni. Oggi questi milioni di persone sono disperate, non hanno nessuna meta e mettono a repentaglio la loro vita e quelli dei loro bambini. In questa canzone racconto il viaggio della speranza di tante queste persone». “Il sole che verrà” si allinea alle sue raccolte più ispirate, con pezzi come “Eppur si muove”, “A mani basse” e la poetica “E laggiù le lampare”, tutte destinate a diventare classici. È d’accordo Pippo Pollina? «Sì, lo penso anche io e lo vedo dalle reazioni delle persone che mi danno questo riscontro. Sono felice di poter dire che questo disco appena uscito è arrivato al 3° posto nella hitparade in Svizzera, al 59° in Germania e al 48° posto in Austria. Per quanto riguarda dischi italiani di autore, questo non accadeva dai tempi di Banana Republic di Lucio Dalla e Francesco De Gregori. Evidentemente queste canzoni hanno in qualche maniera toccato le corde dell’anima di tanta gente e significa che c’è voglia di tornare ad ascoltare canzoni di contenuto, mi sembra un bel traguardo». Un traguardo raggiunto senza aiuti dalle radio commerciali, aggiungiamo noi.
Per qualche giornalista italiano vedere un teatro o Auditorium in Italia gremito, trattandosi di un cantautore che vive in Svizzera, del tutto avulso dai contesti televisivi e massmediologici italiani, è un fatto straordinario. C’è lo conferma così Pippo: «Penso che la mia vicenda artistica sia particolare. Nel contesto della musica d’autore italiana non vi sono altri esempi simili al mio. Sono sempre rimasto fedele a un certo stile di estetica musicale e intenzionale alla musica d’autore. Questo mi ha premiato e negli anni si sono formati gruppi di affezionati in tutta Italia. Le tappe italiane del tour di Pippo Pollina sono anche eventi di solidarietà e legalità. Il tour è legato al ricordo dei 25 anni dalla strage di Falcone e Borsellino. Prima del concerto vi sono dei congressi con degli esperti per fare il punto sulla lotta alla mafia. Il mio intervento in Italia – ci dice Pollina – è all’insegna dell’impegno politico e della lotta contro la mafia». Ma Pippo Pollina non ama essere etichettato come cantautore politico: «A me ha dato sempre fastidio la definizione. Io mi sento un’artista accanto alla vita, la vita a 360 gradi, e all’interno della mia esperienza di vita ci sono cose che hanno a che fare con il personale e altre con l’universale, ecco, io mi occupo di entrambe le cose». A Pippo Pollina, tanto di cappello. Lo seguiamo da anni e siamo sempre più convinti della bontà del suo repertorio, lineare e diretto ma piacevole e ricco di contenuti, portato al pubblico con tutti i fondamentali necessari, dalla vocalità potente ed espressiva alla felice predisposizione melodica.
Bruno Indelicato
Le prossime date in Svizzera tedesca :
5 maggio Basilea
8 maggio Winterthur
9 maggio Lucerna
10 maggio Ginevra
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