Il 22 settembre 2013 viene sottoposta agli Zurighesi l’iniziativa “Più democrazia”. L’associazione “Second@s Plus”, i vari membri del comitato e i sostenitori non si lasciano scoraggiare dalle iniziative già lanciate in passato che non hanno potuto convincere gli Zurighesi e sperano di riuscire nell’impresa.
L’iniziativa in questione vuole che i comuni nel cantone di Zurigo abbiano la libertà di decidere se dare ai propri cittadini stranieri il diritto di voto per quanto riguarda votazioni e elezioni comunali. Inoltre il diritto di voto comunale sarebbe solo per chi risiede in Svizzera da minimo dieci anni e da minimo tre anni nel comune dove si richiederebbe il diritto di voto comunale. Il diritto non sarebbe neanche automatico, ma ogni cittadino straniero dovrebbe richiederlo personalmente al comune.
In vari cantoni questo diritto esiste già in diverse forme, come ad esempio nel canton Friburgo, dove dal 2006 i cittadini stranieri hanno il diritto di votare nei comuni. Lo stesso vale dal 2005 per il canton Ginevra. Ci chiediamo quindi perché in un cantone come Zurigo, sempre all’avanguardia, sempre al passo coi tempi, questa iniziativa non sia ancora stata accettata.
Secondo l’associazione “Second@s Plus” chi paga le tasse nel cantone di Zurigo è giusto che abbia anche la possibilità di essere coinvolto nelle questioni politiche e quindi di votare. Ricordiamo inoltre che il diritto di voto è una materia in continua evoluzione dove vi sono stati cambiamenti importati come l’abbassamento dell’età di voto a 18 anni, o la conquista, nel 1971, da parte delle donne del diritto di voto dopo anni di lotta, entrambi le cose che una volta potevano essere considerate impensabili, oggi sono del tutto nella norma. Cos’è quindi che frena gli zurighesi? I partiti UDC, FDP, CVP, EVP, EDU e BDP, si sono espressi contro l’iniziativa, a sostegno del fatto che il diritto di voto sia per forza legato alla naturalizzazione. Anche la maggioranza nel consiglio cantonale e il governo cantonale di Zurigo si sono espressi contro l’iniziativa.
“Un quarto della popolazione del cantone non ha voce”
4 domande a Angelo Barrile, consigliere cantonale PS
Il 22 settembre prossimo si voterà per l’iniziativa “Più democrazia”, per la quale l’associazione “Second@s Plus” lotta da diverso tempo senza ricevere i risultati sperati. Come pensate di affrontare queste nuove votazioni e che riscontro state ricevendo dal popolo?
Abbiamo lanciato la nostra campagna fine luglio, proprio prima della festa nazionale del 1° agosto. È una campagna che combina provocazione, umore e tradizione. Infatti abbiamo preso la balestra come simbolo per Guglielmo Tell. A posto della freccia si vede tra l’altro una pala, un termometro ed uno scopino del water, accessori di mestieri con una grande quota di persone straniere. I manifesti sono affissi in tutto il cantone. Abbiamo molti incontri con il popolo, per esempio in dibattiti, dove incontriamo numerose simpatie. Ho parlato molte persone svizzere per le quali l’idea della partecipazione a livello comunale è cosa ovvia. Oltre alle manifestazioni e gli incontri organizzati è molto importante tra l’altro, che ognuno e ognuna di noi parli dell’iniziativa con parenti e conoscenti. Perché esistono molte e molti connazionali italiani con la cittadinanza doppia e quindi con il diritto di voto. È indispensabile che tutti vadano a votare!
L’argomento principale di chi è a favore dell’iniziativa è che chi vive e paga le tasse in un comune dovrebbe avere anche in diritto di pronunciarsi e di votare. Con la nuova iniziativa ci sono anche nuovi punti su cui contate?
L’argomento delle tasse è importante, ma per me si tratta più di una questione di principio: chi viene toccato da decisioni politiche, dovrebbe potere partecipare alla discussione politica ed alle votazioni. Democrazia vuole dire potere del popolo e il popolo sono tutte le persone che abitano qui. I nuovi punti rispetto ad iniziative passate è l’autonomia dei comuni: solo i comuni che lo vogliono, possono concedere il diritto di voto a livello comunale alle persone che abitano da almeno 10 anni in Svizzera e 3 anni nel comune. Speriamo che almeno così i comuni più avanzati facciano il primo passo e gli altri poi li possano seguire.
In diversi cantoni, come Friburgo, Ginevra e Waadt esistono già forme di diritto di voto per gli stranieri. Perché in un cantone all’avanguardia come Zurigo ancora non si è riusciti a convincere la popolazione?
È una cosa, che nemmeno io riesco a capire fino in fondo. Infatti quasi tutti i cantoni romandi come anche cantoni della svizzera tedesca, come i Grigioni e Appenzello Esterno, conoscono questo diritto. Invece il nostro cantone in questa questione purtroppo non è affatto all’avanguardia. C’è sempre una grande differenza tra i centri urbani e i comuni più di periferia. Mentre nelle zone urbane incontriamo molte simpatie per la nostra iniziativa, in periferia la destra (UDC) conservatrice e gruppi xenofobi sono più dominanti e purtroppo riescono a diffondere un clima di paura e di diffidenza contro tutti gli immigrati.
Se invece l’iniziativa sarà accettata, cosa cambierà per la nostra comunità?
Con l’approvazione si fa un passo verso più democrazia, perché oggi le persone senza cittadinanza svizzera, quasi un quarto della popolazione del cantone, non hanno diritto di partecipare alle decisioni politiche della vita quotidiana del comune, quindi non hanno voce. Con un SÌ il nostro cantone dimostra di essere un cantone progressista che da voce a tutta la sua popolazione.