Continua a mancare la scossa per promuovere il plurilinguismo. Il Consiglio federale non prende in considerazione il postulato del consigliere nazionale Marco Romano (PPD), firmato da quaranta deputati, che chiedeva entro marzo 2013 le cifre che permettano al nuovo delegato di operare efficacemente. “Troppo cara l’analisi dettagliata del plurilinguismo”, è stata la risposta del Governo. I dati sulle competenze linguistiche dei collaboratori con funzioni direttive andrebbero raccolti manualmente negli uffici della Confederazione e questo rende dispendiosa l’operazione. Il Consiglio federale propone dunque di rinviare il postulato al 2016, facendo riferimento alla recente pubblicazione del rapporto di valutazione dell’Ufficio federale del personale (UFPER), che riguarda il quadriennio 2008-2011 sulla promozione del plurilinguismo e da cui è emerso che la nuova ordinanza sulle lingue in vigore dal 1° luglio 2010 rispetta le quote linguiste in rapporto alla popolazione svizzera.
Secondo Romano, il Governo con la sua risposta “esita di passare dalle parole ai fatti”, nonostante il Parlamento abbia fatto capire all’esecutivo di volere più fatti con la modifica della Legge sul personale federale, che prevede per i funzionari dirigenziali di conoscere “attivamente una seconda lingua nazionale e passivamente una terza”, imponendo alla Confederazione di assumersi i costi della loro formazione linguistica. Il Consiglio federale fissa gli obiettivi in materia di plurilinguismo e nomina direttamente il delegato, per il quale si auspica un potenziamento di competenze e d’autonomia. Senza i dati sulle competenze dei funzionari chiesti dal postulato, per il nuovo delegato al plurilinguismo “sarà difficile operare in modo incisivo” per la corretta applicazione del plurilinguismo nell’ambito dell’amministrazione federale. È in corso l’esame delle candidature e il nuovo delegato dovrà essere assunto entro la primavera.