La Commissione federale della migrazione CFM ritiene che l’iniziativa «Ecopop» non sia la risposta giusta alle attuali e future sfide di carattere economico e demografico: fomenta conflitti d’interesse su scala nazionale e mina la credibilità della Svizzera nella scacchiere internazionale
L’iniziativa «Ecopop» in votazione a fine novembre 2014 intende contenere la crescita demografica in Svizzera limitando l’immigrazione. Inoltre impone alla cooperazione svizzera allo sviluppo di destinare alla pianificazione familiare una quota fissa dei fondi disponibili, allo scopo di fermare la «sovrappopolazione». La CFM ha esaminato l’iniziativa dal punto di vista migratorio, individuando i seguenti cinque motivi che depongono a suo sfavore.
- I promotori dell’iniziativa si propongono di contrastare i danni all’ambiente. Tuttavia, la CFM ritiene che la politica migratoria mal si presta a risolvere i problemi ambientali. Chi ha seriamente a cuore la tutela dell’ambiente chiede di ridefinire il consumo delle risorse – coinvolgendo in questo cambiamento di rotta tutta la popolazione, e non soltanto gli immigrati.
- Dopo il sì all’iniziativa «contro l’immigrazione di massa» vanno introdotti contingenti e tetti massimi per controllare l’immigrazione. L’iniziativa «Ecopop» limiterebbe tale immigrazione allo 0,2% della popolazione residente permanente. Alla luce delle cifre attuali si tratterebbe di circa 16 000 persone. Non è tuttavia possibile risolvere le sfide di carattere economico e sociale dei prossimi anni e decenni adottando un tasso di crescita rigido – occorrono soluzioni flessibili.
- L’iniziativa mira a contenere la popolazione residente permanente facendo pertanto lievitare il numero dei dimoranti temporanei, il che condurrebbe a un nuovo «statuto stagionale» – risvolto che la CFM disapprova.
- Un freno rigido all’immigrazione metterebbe a repentaglio la coesione sociale e l’integrazione. Se per gran parte dei lavoratori immigrati si prospetta un soggiorno di breve durata, l’integrazione è difficile o impossibile.
- Infine si rimettono in discussione gli impegni di diritto internazionale. Il freno alla crescita lederebbe il diritto al rispetto della vita famigliare. Oltretutto, la denuncia dell’Accordo di libera circolazione sarebbe inevitabile, e i bilaterali I verrebbero a cadere per via della clausola ghigliottina.