Il caos regna sovrano con guerre interne tra leader di partiti, coalizioni minacciate, alleati in bilico e inchieste: soffre la politica italiana!
Dopo il grande gioco del Quirinale, sono venuti al pettine tutti i nodi della politica italiana, evidenziati già nell’incapacità di eleggere un nuovo Capo dello Stato.
Tutte le parti politiche soffrono dei disordini e delle incomprensioni interne a cominciare dal centrodestra, dove pare impossibile giungere alla risoluzione delle tensioni tra Meloni e Salvini, già evidenziate durante l’elezione del Presidente della Repubblica, quando se per il leader del Carroccio andava bene la rielezione di Mattarella, per Meloni e FdI, coerentemente fino alla fine, invece si tratta di una “anomalia istituzionale”.
Non sono mancate le dichiarazioni da una parte e dall’altra, ma la più tosta è proprio Giorgia Meloni che, senza mezzi termini, dichiara che non ha più intenzione di “fare buon viso a cattivo gioco di fronte a una coalizione in cui ci sono partiti che tra l’alleanza con il centrodestra e quella di governo con Pd e 5 Stelle scelgono la seconda”, afferma la leader di FdI, confermando che in ogni caso il suo partito è “lì dove è sempre stato, i nostri alleati ci saranno per quanto sapranno dimostrare l’impegno a condividere le nostre battaglie”. E se un chiarimento tra Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni sembra essere arrivato attraverso una telefonata dai toni “distesi”, tra la leader di FdI e Salvini, invece non sembra ancora essere stato accertato nessun chiarimento.
Al centro si soffre con l’inchiesta Open, l’inchiesta che colpisce in pieno il leader di Italia Viva attraverso il rinvio a giudizio per le presunte irregolarità nei finanziamenti Open, la fondazione che sostiene le iniziative politiche di Renzi. Oltre che l’ex premier, in processo anche Maria Elena Boschi, Luca Lotti, l’ex presidente di Open Alberto Bianchi e l’imprenditore Marco Carrai. Coinvolte nell’inchiesta anche quattro società per reati diversi tra i quali finanziamento illecito ai partiti, traffico di influenze, corruzione, emissione di fatture per operazioni inesistenti e autoriciclaggio. Il colpo è stato accusato da Matteo Renzi che si dichiara pronto a reagire: “I giudici sono cascati male. Se c’è uno che non si tira indietro sono io. – ha detto il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ai microfoni di Radio Leopolda – Basta buonismo, ora reagisco”. Detto fatto, Matteo Renzi è passato all’attacco e, mentre il gup di Firenze ha fissato l’udienza preliminare il 4 aprile, il leader di Iv ha denunciato alla procura di Genova i magistrati fiorentini che indagano sul caso: “Io non ho commesso reati, spero che i magistrati fiorentini possano in coscienza dire lo stesso”.
In modo particolare Matteo Renzi afferma che i magistrati fiorentini – Creazzo, Turco e Nastasi – avrebbero “violato tre leggi”: l’articolo 68 della Costituzione, che prevede che «i membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni»; la legge 140 del 2003 che detta le disposizioni per l’attuazione del suddetto articolo e in materia di processi penali nei confronti delle alte cariche dello Stato; e l’articolo 323 del codice penale che punisce l’abuso d’ufficio. Ma soprattutto ha screditato sul piano personale i tre magistrati, solamente “per aver esercitato il loro ruolo”. Infatti, durante un intervento a “Porta a porta” di Bruno Vespa, Renzi attacca la credibilità dei tre, a cominciare da Creazzo che nel 2015 è stato “sanzionato dopo essere stato accusato da una collega, la pm di Palermo Alessia Sinatra, di averla molestata sessualmente”; oppure Luca Turco, “che volle l’arresto dei miei genitori, poi annullato dal tribunale della Libertà”; e infine Nastasi, il pm accusato da un ufficiale dei carabinieri “di aver inquinato la scena criminis nell’ambito della morte di David Rossi”, il capo della comunicazione dem Monte dei Paschi di Siena.
Non è mancata la pronta risposta dall’Anm, l’Associazione nazionale magistrati, che si schiera accanto ai tre magistrati. “Le parole del senatore della Repubblica Matteo Renzi, pronunciate non appena ha appreso della richiesta di rinvio a giudizio per la vicenda Open, travalicano i confini della legittima critica e mirano a delegittimare agli occhi della pubblica opinione i magistrati che si occupano del procedimento a suo carico”, si legge in una nota. I pubblici ministeri “hanno adempiuto il loro dovere, hanno formulato una ipotesi di accusa che dovrà essere vagliata, nel rispetto delle garanzie della difesa, entro il processo, e non è tollerabile che siano screditati sul piano personale soltanto per aver esercitato il loro ruolo. Questi inaccettabili comportamenti, specie quando tenuti da chi riveste importanti incarichi istituzionali, offendono i singoli magistrati e la funzione giudiziaria nel suo complesso, concorrendo ad appannarne ingiustamente l’immagine di assoluta imparzialità, indispensabile alla vita democratica del Paese”.
Cosa succede invece nel centro sinistra è difficile da spiegare, l’unica cosa certa è che in questo momento il Pd si trova in bilico, in attesa delle sorti del loro maggiore alleato il M5s che deve far fronte ad una crisi interna non di poco conto con la guerra tra Luigi Di Maio e l’ex premier Giuseppe Conte. In tutto questo, pare che si sia scomodato Beppe Grillo, il garante, che oggi stesso incontrerà a Roma i due protagonisti insieme ad altri big del M5s. L’incontro, secondo fonti qualificate, potrebbe tenersi in uno studio legale, ma non si sa molto altro. Di certo i riflettori sono puntati su questo evento dal quale non dipendono solo le sorti dei Cinque Stelle. Ancora una volta tutto nelle mani di un comico. Buffo? No tragico.
Redazione La Pagina