Ce n’è per tutti, leghisti, M5s, Iv e poi conduttori televisivi, sindaci, governatori regionali, assessori comunali e poi chissà chi altro ancora… tutti bisognosi del bonus Inps. Tutti a chiedere lo stanziamento del governo per aiutare i lavoratori autonomi in piena crisi Covid-19! Una vergognosa truffa semplicissima, anzi servita su un piatto d’argento visto che per i mesi di aprile e marzo era sufficiente mandare una mail all’Inps con il numero della partita Iva, senza limiti di reddito o di fatturato per ricevere l’agognato bonus. L’importante è non essere percettore di altri sussidi come il reddito di cittadinanza, di emergenza o il sussidio di disoccupazione. Così chi possedeva una partita Iva e soprattutto era privo di una minima coscienza, non ha perso l’occasione per riempirsi le tasche a discapito dei veri bisognosi. Un danno legale costato all’Italia 6 miliardi di euro per pagare il sussidio ai 4,1 milioni di cittadini che ne hanno fatto richiesta. La bellezza di 600 € mensili, che grazie ai decreti Cura Italia e Rilancio per sostenere il reddito di autonomi e partite Iva era stato poi elevato a 1000 €, che per chi intasca mensilmente la media di 12-13mila euro netti di stipendio al mese sono solo briciole, invece per molti italiani significano la possibilità sfamare la propria famiglia.
Una questione di miseri e miserabili e, non sembra, ma c’è differenza tra chi si trova in condizioni d’indigenza e chi compie azioni di grandissima bassezza morale: i miserabili che rubano ai miseri. Questo siamo arrivati a commentare, tutto in maniera quasi scontato perché con una legge scritta di fretta e furia e senza criteri, è quasi “lecito” che un miserabile truffatore sia già in agguato pronto ad accaparrarsi il bottino. Si pecca certamente di ingenuità quando si pensa che laddove la legge non arriva, subentra l’onore, la morale, la dignità e una sana coscienza che fa valutare un comportamento corretto o meno nei confronti degli altri. Ma si vede che parliamo di sentimenti utopici che non appartengono a certi italiani. Per una assurda legge della privacy, che in questo caso viene rispettata alla lettera, non abbiamo i nomi dei “furbetti di Montecitorio”, come chiamano i 5 parlamentari vittime della propria ingordigia. Ma la regola risulta inconcepibile perché in certi casi l’obbligo della trasparenza dovrebbe prevalere sul diritto alla riservatezza individuale, soprattutto quando si tratta di pubblici funzionari al servizio della Nazione.
Sappiamo invece solo che si tratta di tre leghisti, un appartenente al M5s e uno dell’Iv, ai quali vengono chieste le dimissioni, magari spontanee, di contro sono reclamate le dimissioni di chi ha scritto una legge così soggetta al raggiro. Il problema è che le dimissioni del furbetto di turno non risolvono il problema, finché esisterà chi per il proprio tornaconto non guarda in faccia nessuno e la “lista della vergogna” non si ferma ai 5 deputati, ma va oltre e investe tutti i settori e coinvolge persone che non avrebbero per nulla bisogno di questi pochi soldi che invece per altri significherebbero tanto. Che tristezza.