Giorgia Meloni accusa la Magistratura di utilizzare il caso Almasri a ridosso della riforma della Giustizia. L’Associazione nazionale magistrati chiarisce: “Nessun avviso di garanzia, ma atto dovuto”
Il caso Almasri non si è concluso con l’accompagnamento del capo della polizia giudiziaria di Tripoli, ricercato dalla Corte internazionale penale dell’Aja, con l’aereo di Stato italiano, ignorando del tutto il mandato di arresto che pendeva sul Almasri. Dopo l’insurrezione delle opposizioni per la vicenda, dopo la richiesta di chiarezza da parte della Cpi e i primi e goffi tentativi del Governo di spiegare l’azione come necessaria perché si tratta di un soggetto violento e si è preferito rimpatriarlo, è arrivata una batosta per Giorgia Meloni, da quello che lei stessa comunica. Lo scorso martedì, infatti, la presidente del Consiglio Meloni, insieme al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, dell’Interno, Matteo Piantedosi e al sottosegretario Alfredo Mantovano, riceve un “avviso di garanzia” direttamente dalla procura di Roma con le ipotesi di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio di Almasri.
Il video della Premier: Non sono ricattabile!
Un “avviso di garanzia” alla Premier non può rimanere senza reazione e finalmente Giorgia Meloni si espone in prima persona e decide di dire la sua, rompendo il suo silenzio, attraverso un video.
“Il procuratore della Repubblica di Roma, Francesco Lo Voi, lo stesso del fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona, mi ha appena inviato un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamento e peculato”.
“I fatti sono noti. La Corte penale internazionale, dopo mesi di riflessione, ha emesso un mandato di arresto internazionale nei confronti del capo della polizia giudiziaria di Tripoli Almasri. Curiosamente la Corte lo fa proprio quando questa persona stava per entrare sul territorio italiano, dopo che per dodici giorni aveva serenamente soggiornato in altri tre Stati europei”.
Oltre al fatto che “curiosamente” la Premier Meloni fa delle allusioni non chiare sulla tempistica sospetta della Cpi, nello stesso tempo, non perde l’occasione per additare la Magistratura e inserirla nella vicenda. In questo modo l’”avviso di garanzia” recapitato alla presidente del Consiglio viene considerato solo l’ultimo episodio delle tensioni crescenti tra l’esecutivo e la magistratura, non a caso capita in un periodo in cui la maggioranza si prepara a riformare la giustizia italiana e a introdurre la separazione delle carriere.
“Io penso che valga oggi quello che valeva ieri, non sono ricattabile non mi faccio intimidire è possibile che per questo sia invisa a chi non vuole che l’Italia cambi e diventi migliore ma anche e soprattutto per questo intendo andare avanti per la mia strada a difesa degli italiani soprattutto quando è in gioco la sicurezza della nazione. A testa alta e senza paura”. Conclude Meloni nel video diffuso dove ha annunciato di avere ricevuto tale “avviso di garanzia” per il caso Almasri.
Nessun avviso di garanzia
Ma c’è chi considera che la Premier Meloni stia esasperando la vicenda parlando di “avviso di garanzia” quando invece si tratta di una notifica giudiziaria, che è un atto dovuto. A spiegarlo è
l’Associazione nazionale magistrati con un comunicato stampa dove si legge: “Si segnala, al fine di fare chiarezza, il totale fraintendimento da parte di numerosi esponenti politici dell’attività svolta dalla procura di Roma – dice il documento dell’Associazione e si precisa – La procura di Roma non ha emesso, come è stato detto da più parti impropriamente, un avviso di garanzia nei confronti della presidente Meloni e dei ministri Nordio e Piantedosi ma una comunicazione di iscrizione che è in sé un atto dovuto […]. La disposizione impone al procuratore della Repubblica, ricevuta la denuncia nei confronti di un ministro, ed omessa ogni indagine, di trasmettere, entro il termine di quindici giorni, gli atti al Tribunale dei ministri, dandone immediata comunicazione ai soggetti interessati affinché questi possano presentare memorie al collegio o chiedere di essere ascoltati. Si tratta, dunque – conclude la nota – di un atto dovuto”.
Travaglio: Meloni drammatizza!
Che la Meloni e i ministri interessati si siano sbagliati?
Per il direttore del Fatto, Marco Travaglio, la questione è diversa, si tratta di una “drammatizzazione” per evitare di dare delle spiegazioni – che forse non hanno o non vogliono riferire – alla scarcerazione e rimpatrio di Almasri. “La Meloni ha trasformato quella notifica giudiziaria per avviso di garanzia, ma non lo è. E l’ha collegata con fatti di attualità che non c’entrano niente. La tempistica non è a orologeria, ma dipende dal fatto che la scarcerazione di Almasri e la denuncia di Li Gotti risalgono all’altra settimana”. “La separazione delle carriere e tutte le altre polemiche che sono state drammatizzate non c’entrano niente. Ma perché Meloni ha deciso di drammatizzare questo fatterello, mentre avrebbe potuto dire che era pronta a dare tutte le spiegazioni? Perché deve fare finta che ciò che avviene nelle aule di giustizia in tutta Italia è parte di un gigantesco complotto ordito da non si sa bene quale Spectre che comanda ogni singolo magistrato dei 9mila che abbiamo in attività in questo momento”.
Strumentalizzazione della vicenda Almasri contro la Magistratura
Anche se non si parla di complotto contro il governo, il fantasma del “complottismo” aleggia sempre sull’operato del governo, come per esempio ha fatto il vicepremier e ministro dei trasporti, Matteo Salvini, per la vicenda delle Ferrovie dello Stato sostenendo che molti dei guasti e ritardi registrati nelle ultime settimane sarebbero non dovuto al caso o a problemi di manutenzione o di organizzazione, ma all’intenzione di danneggiare i trasporti per colpire, politicamente, il governo, ovvero un vero e proprio “sabotaggio”.
Dunque, appare sempre più chiaro il quadro delineato sia dalle opposizioni che dall’Associazione nazionale dei magistrati secondo il quale la Premier e i Ministri del governo Meloni strumentalizzino la vicenda Almasri, come anche altre vicende, per delegittimare la magistratura o per celare il mal funzionamento di governo, come per il recente caso dei sabotaggi dei trasporti. Ma l’associazione dei magistrati italiani è chiara: nessuna intenzione di colpire politicamente il governo ma si tratta un “atto dovuto”.