La Svizzera lancia un piano d’azione di politica estera per prevenire l’estremismo violento, vediamo di cosa si tratta
In occasione della conferenza sulla prevenzione dell’estremismo violento organizzata dall’ONU e dalla Svizzera a Ginevra il 7 e l’8 aprile 2016, il consigliere federale Didier Burkhalter, capo del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), ha presentato il Piano d’azione di politica estera della Svizzera per prevenire l’estremismo violento.
Con questo piano d’azione, la Svizzera intende contribuire alla lotta contro il terrorismo mediante la prevenzione, rafforzando la capacità di resistenza degli individui e delle comunità. Il Piano d’azione dell’ONU per la prevenzione dell’estremismo violento, presentato nel dicembre del 2015, è stato sostenuto dai rappresentanti di alto livello degli Stati presenti alla conferenza, che hanno sottolineato il ruolo centrale delle Nazioni Unite in questo ambito. In questo contesto, il ruolo dei giovani come attori di cambiamenti positivi è stato messo in evidenza.
La prevenzione dell’estremismo violento (Preventing Violent Extremism, PVE) richiede interventi a vari livelli. Localmente, comincia dalle strutture sociali, familiari ed educative, e coinvolge le comunità interessate.
In Svizzera i Cantoni e i Comuni svolgono un ruolo fondamentale in questo ambito. Si tratta quindi di sensibilizzare le strutture esistenti al fenomeno della radicalizzazioni jihadista, intensificare lo scambio di esperienze e conoscenze, e sfruttare le sinergie. La prevenzione è un importante pilastro della Strategia della Svizzera per la lotta al terrorismo approvata dal Consiglio federale nel settembre del 2015.
Piano d’azione di politicaestera della Svizzera
Il Piano d’azione di politica estera per prevenire l’estremismo violento lanciato dal consigliere federale Didier Burkhalter alla conferenza di Ginevra è volto a sostenere gli Stati e le comunità affinché agiscano sul piano sociale in modo da evitare che le persone si lascino convincere dalla propaganda violenta, di matrice politica o ideologica, o reclutare da estremisti violenti.
Più concretamente, si tratta di far sì che l’estremismo non trovi un terreno fertile. Per agire sulle sue cause immediate e strutturali, è necessario un impegno a lungo termine nei contesti fragili segnati da conflitti e fenomeni di transizione.
Ci sono vari esempi di come la Svizzera si impegni su questo fronte:
La Svizzera sostiene un progetto in un quartiere periferico di Tunisi allo scopo di migliorare l’integrazione sociale e politica dei giovani, consentendo loro di partecipare alla gestione politica locale. In tal modo, si creano prospettive e quindi alternative alla violenza estremista.
Dal 2012, oltre 300 000 persone, soprattutto giovani, in 20 Paesi prioritari della Svizzera hanno seguito una formazione professionale. Secondo il messaggio del Consiglio federale sulla cooperazione internazionale 2017-2020, i mezzi finanziari impiegati a tale scopo dovranno essere aumentati del 50% rispetto al livello attuale. Un esempio è quello della partecipazione della DSC a un progetto di formazione professionale in Honduras, che mira a migliorare l’integrazione nel mercato del lavoro dei giovani di quartieri segnati dalla violenza. Si propone loro così un’alternativa alle bande e alle reti della criminalità organizzata e un modo per uscire dal circolo vizioso della violenza e della povertà.
Nell’ambito del Forum globale dell’antiterrorismo (GCTF), la Svizzera ha lanciato un processo che ambisce a elaborare standard e raccomandazioni internazionali in materia di giustizia penale minorile nella lotta al terrorismo. Il processo dovrebbe concludersi quest’anno con l’approvazione di un memorandum, al quale seguiranno programmi di cooperazione internazionale.
Alla conferenza di Ginevra, presieduta dal consigliere federale Didier Burkhalter e dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, i ministri e capi di organizzazioni regionali e internazionali presenti hanno esposto possibili soluzioni concrete per prevenire l’estremismo violento. Le discussioni hanno toccato anche le cause del fenomeno e le priorità dei piani d’azione nazionali e regionali, in cui avrà particolare peso la promozione e la protezione dei diritti umani.
DFAE
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