I deputati hanno approvato l’aumento dell’età di pensionamento delle donne a 65 anni, l’abbassamento al 6% del tasso di conversione e respinto l’aumento di 70 franchi delle rendite
“La riforma approvata dal Consiglio nazionale non ha alcuna possibilità di essere accettata dal popolo”, ha sentenziato il ministro della sanità, Alain Berset, dopo il dibattito al Nazionale sulla complessa riforma “Previdenza per la vecchiaia 2020”. A imporsi con le sue modifiche è stata la destra con il Partito liberale radicale (PLR) e l’Unione democratica di centro (UDC). Le proposte accettate dalla Camera dei deputati rivedono in maniera radicale il progetto approvato dal Consiglio degli Stati, che ha preso le sue decisioni in vista del voto popolare. Ma le due frazioni non hanno voluto saperne di conquistarsi il sostegno del popolo con dei “regali”. Entrambe le camere concordano sulla necessità di una riforma per finanziare la previdenza per la vecchiaia, ma sono distanti sulle soluzioni da adottare per le sfide future. Il Consiglio Nazionale ha approvato la legge federale nel suo insieme, dopo l’esame in prima lettura, con 106 voti contro 55 e 35 astenuti. Per le maggioranze sulle votazioni dei diversi punti della legge hanno provveduto il PLR e l’UDC.
Uno dei punti concreti della riforma, che tracciano il futuro della previdenza, prevede l’innalzamento dell’età pensionabile per le donne a 65 anni, provvedimento approvato anche dagli Stati e proposto dal Governo. La modifica consentirà alle casse dell’AVS di risparmiare circa 1.3 miliardi di franchi nel 2030 e sarà applicata tre anni dopo l’entrata in vigore della riforma. Un anno in più che la sinistra non è riuscita ad evitare e boccia la misura: le donne già lavorano il doppio (casa e lavoro) e la disparità salariale abbasserebbe le rendite.
Ci sarà anche una diminuzione delle rendite, che toccherà solo quelle del secondo pilastro. Il Nazionale si è allineato anche sul tasso di conversione, che calcola le rendite del secondo pilastro, agli Stati e al Governo. Entrambe le camere sono a favore di una riduzione da 6.8% al 6%. Le rendite diminuirebbero del 12%. Per compensare la riduzione si prevedono aumenti dei contribuiti per i lavoratori più giovani. Ci saranno solo due invece di quattro aliquote di contributi da pagare nella cassa pensione. Il processo di risparmio è anticipato a 20 anni e fino a 44 anni l’aliquota sarà del 9%, da 45 anni fino al pensionamento del 13.5%. La proposta della Camera dei Cantoni contro gli effetti della riduzione del tasso di conversione è stata bocciata. I senatori avevano proposto un aumento mensile di 70 franchi di tutte le rendite AVS.
L’altra misura e punto critico della riforma, presentata all’ultimo momento dal PLR, è stata il meccanismo automatico, che prevede un aumento graduale dell’età di pensionamento a 67 anni per tutti nell’arco di quattro anni. Si tratta di un freno all’indebitamento per l’AVS e la misura sarebbe attuata solo se la copertura del fondo AVS dovesse scendere sotto l’80% delle uscite e la politica non trovasse soluzioni alternative. È una misura politicamente delicata e impopolare. Prevedere già oggi l’innalzamento a 67 anni è un rischio e potrebbe indurre il popolo a bocciare l’intero pacchetto di riforma, la maggioranza della Camera del popolo ha deciso di ancorare il meccanismo automatico in un’altra legge. Dunque, si voterebbe su due oggetti: Previdenza 2020 e freno all’indebitamento AVS.
Le misure approvate hanno toccato anche il finanziamento dell’AVS. Per garantirlo, il Nazionale ha deciso che l’IVA dovrebbe essere aumentata dello 0.6% (contro l’1.5% proposto dal Governo), pari a 2.1 miliardi supplementari nelle casse del primo pilastro. Con questa misura si vuole finanziare ilimminente pensionamento della generazione del baby boom dal 2020. Inoltre è passata la richiesta dell’UDC di aumentare il contributo della Confederazione all’AVS dall’attuale 19.55% al 20% delle uscite dell’assicurazione. Il Governo aveva proposto un’aliquota del 18%. Sulle rendite per superstiti, il Nazionale ha deciso che le persone vedove riceveranno una rendita, se un figlio avrà un’età inferiore ai 18 anni, studia fino ai 25 anni o è bisognoso di cure. Saranno abolite le nuove rendite AVS per i figli ed entrambe le misure porteranno un potenziale risparmio di 600 milioni di franchi all’assicurazione.
Alain Berset si affida ora al Consiglio degli stati, che a dicembre esaminerà le divergenze: “Questo permetterà di lavorare ancora sull’intero pacchetto e di riuscire ad avere una soluzione in grado di ottenere una maggioranza di consensi”.
G.S.