Andrea Fazioli, intervistato da Leo Caruso di Radio Lora Italiana su “L’arte del fallimento” uscito nel 2016 per l’editore italiano Guanda. Per lo stesso editore sono già usciti “Uno splendido inganno – 2013”, “Come rapinare una banca svizzera – 2009”. Varia l’attività di Andrea Fazioli, non si limita soltanto alla scrittura, è giornalista per la carta stampata, presentatore per la Radio e tv, docente e poi tiene conferenze sulla lettura e sulla scrittura e sulla genesi dei suoi testi nei vari paesi Europei e Extraeuropei. Nel 2015 ha scritto l’opera teatrale “Teoria e pratica della rapina in banca” e ha sceneggiato insieme a Marco Pagani la webserie “notte noir” che si è aggiudicata il premio “Efebo d’oro di Palermo”
“L’arte del fallimento”, è in testa alla classifica dei libri più venduti nella Svizzera italiana. Cosa l’ha spinta ad affrontare questo tema?
È un tema che tutti ci portiamo dentro nella vita. Qualcuno scherza perché qualche anno fa io scrissi “Come rapinare una banca svizzera” e c’è chi dice che non essendosi riuscito si è passati a “L’arte del fallimento”. Infatti non era un manuale d’istruzione il primo, ma giocava su queste vie, anche in questo caso voglio realizzare l’esperienza della sconfitta.
È vero, il libro parla di un’azienda sull’orlo della banca rotta, ci sono degli aspetti anche economici, ma in realtà voglio realizzare cosa succede nella nostra vita quando capita di perdere. Forse l’idea di fallimento, di sconfitta viene un po’ messa da parte, non dico che la parola fallimento sia un tabù, ma per certi aspetti quasi e invece se siamo esseri umani prima o poi qualche sconfitta dovremo incontrarla e mi interessava realizzare proprio questo. Il meccanismo umano, come affrontare le sconfitte, come saperle trasformare.
Ha affermato che l’arte del fallimento è più compiuta quando è condivisa, cosa intendeva dire?
In queste circostanze si vede anche di che umanità siamo circondati e in un altro punto del libro dico che è importante avere gli amici giusti quando si fallisce. Il protagonista del libro è proprietario di un’impresa-azienda di arredamenti interni sull’orlo della bancarotta e in più ha anche una crisi personale poi c’è un vicenda poliziesca in cui viene coinvolto e anche una crisi artistica. Il protagonista ha sempre sognato di fare il musicista ma comincia a capire che forse non ce la farà.
In un periodo così sconvolgente della sua vita, con tutte le cose negative che gli succedono, mette a fuoco amicizie, relazioni e persone che gli restano vicine, e si rende conto di quali siano le persone vere. Ecco quindi condividere il fallimento, cercare di aprirsi agli altri, di non rifiutare le proprie sconfitte, di non fingere che non si abbiano sconfitte, è un esperienza che avvicina le persone.
Per lei è molto importante il contatto con i lettori, quando li ha incontrati in occasione della presentazione del libro “L’arte del fallimento”, quali sono state le loro reazioni?
Sono sempre un po’ timoroso prima, perché un conto è scrivere un romanzo a casa da solo (che è la parte anche più divertente del lavoro), un conto è andare a presentarlo e poi uno si chiede sempre se quello che ha cercato di scrivere arriverà ai lettori. Poi magari mi rendo conto che arrivano anche cose diverse in fondo “è una piccola esperienza di fallimento anche questa”. Ognuno nei romanzi trova cose sue e anche questo è il bello, non solo le cose che volevo mettere io, ma degli aspetti in cui paradossalmente io stesso non avevo prestato attenzione. Questa è l’utilità di parlare con i lettori, specialmente lettori di tante città diverse, ognuno ha il suo modo di leggere il libro e questo può insegnare qualcosa anche a me.
Spesso il Ticino è la location ideale dei suoi romanzi. Non siamo molto abituati al Ticino un po’ “protagonista” e si resta anche un po’ così sorpresi da tutto quello che lei racconta di questo piccolo territorio…
Sì, infatti poi molti romanzi escono anche da questo territorio, inizialmente si svolgono in Ticino ma poi ci sono molte uscite a sud verso Milano, o in tanti romanzi ho parlato anche del nord, tipo Zurigo, per esempio “Uno splendido inganno”, “Come rapinare una banca svizzera” anche in altri romanzi precedenti. In realtà è che non si può stare solo in Ticino, questo è un territorio piccolo e ci si apre a sud e a nord, ma la Svizzera italiana è un luogo molto adatto per uno che vuole raccontare storie poliziesche ma non solo, perché è un luogo unico al mondo, nel cuore dell’Europa sospeso tra sud e nord.
Con tensioni derivanti dall’essere vicino alla frontiera. Certo io scrivo storie nella Svizzera italiana, perché abito nella Svizzera italiana, ma anche se non ci abitassi, secondo me, sarebbe un luogo interessante per un narratore.
In “L’arte del fallimento” traccia un ritratto sociale, parla per esempio di un caso di dumping salariale, sfruttamento ai danni di lavoratori frontalieri tra Italia – Svizzera, quindi attualità molto stretta…
Sì, in effetti mi sono ispirato a storie vere, a casi che ho avuto modo di conoscere grazie alla mia attività da giornalista. Naturalmente il tema del romanzo profondo era più esistenziale, proprio il fallimento della sconfitta, però c’è anche un ingranaggio poliziesco, un serial killer, c’è questo aspetto legato alla gestione dell’azienda e queste tensioni legate ai lavoratori frontalieri che sono un caso di attualità nella Svizzera italiana, non è il cuore del romanzo, c’è nello sfondo ma comunque importante.
Senza svelare troppo, possiamo accennare alla musica jazz che ha in qualche modo un ruolo importante in questo suo nuovo lavoro?
Il Jazz è molto presente nel romanzo. Sono un appassionato di jazz devo dire però questo non giustifica la presenza della musica, perché non ne avevo mai parlato negli altri miei romanzi. Il jazz è una musica che accetta l’errore, tu stai suonando, stai improvvisando, sbagli devi andare avanti. Non puoi fermarti e rifare. Anzi, magari dagli errori può nascere qualcosa di buono, come diceva il pianista Monk bisogna fare gli errori giusti, ecco. Questa filosofia legata al jazz è valida anche per la storia che stavo raccontando, perciò ho voluto inserire come colonna sonora del romanzo diversi brani jazz, del resto il protagonista è un musicista.
Leo Caruso
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“L’arte del fallimento” a pag. 27