Sull’accordo quadro istituzionale il Consiglio federale cerca il dialogo con l’Ue sulle tre questioni chiave aperte. Respinta fermamente l’iniziativa contro la libera circolazione lanciata dall’UDC
Il Consiglio federale ha preso la tanto attesa posizione sull’accordo quadro istituzionale con l’Unione europea (Ue) dopo mesi di silenzio e di consultazioni e ha definito i punti chiave su cui discutere, decidendo al momento di non firmare l’accordo. In generale il Governo valuta positivamente i risultati dei negoziati, ma rivendica chiarimenti su protezione dei lavoratori, aiuti di stato e direttiva sulla cittadinanza europea. La decisione è maturata anche sulla base delle richieste esposte dai partiti e dalle associazioni che hanno partecipato alle consultazioni con il Governo. Il messaggio centrale inviato a Bruxelles dal ministro degli esteri, Ignazio Cassis, dalla ministra di giustizia, Karin Keller-Sutter e dal ministro dell’economia, Guy Parmelin è chiaro: se si troveranno le soluzioni sui punti controversi, il Consiglio federale firmerà l’accordo quadro istituzionale. La Commissione europea ha reagito positivamente alle dichiarazioni del Governo elvetico. “Una evoluzione complessivamente positiva” ha fatto sapere Bruxelles, che ha aggiunto di “esaminare la missiva da Berna” senza indicare i tempi per una risposta.
Ignazio Cassis ha giudicato la decisione su un dossier importante e delicato come un grande passo avanti. “È una risposta più precisa rispetto a sei mesi fa” ha spiegato il ministro degli esteri. Nel rispetto degli accordi bilaterali tra Svizzera e Ue “servono soluzioni soddisfacenti ad entrambi le parti, che hanno un comune interesse a trovare soluzioni rapide”. Al Governo interessa però più la qualità dell’accordo quadro e Berna è disposta ad attendere, anche dopo l’uscita di Jean-Claude Juncker, se “le soluzioni corrispondono adeguatamente agli interessi svizzeri”. Nel frattempo, Berna si attende il riconoscimento e il prolungamento dell’equivalenza della Borsa svizzera oltre la fine di giugno. “Il Consiglio federale ha fatto il possibile in questo senso” ha detto Karin Keller-Sutter, ricordando l’impegno dell’esecutivo svizzero per un Sì alle due votazioni “europee” sulle armi e sulla riforma fiscale del 19 maggio.
Inoltre, il Governo respinge con fermezza l’iniziativa UDC contro la libera circolazione. “La denuncia della libera circolazione non sarebbe altro che una Brexit svizzera” ha spiegato la ministra della giustizia “da un momento all’altro verrebbero aboliti gli accordi sui trasporti terrestri, sul trasporto aereo, sull’agricoltura e sugli ostacoli tecnici al commercio e sulla ricerca”. In caso di approvazione il Governo avrebbe dodici mesi per trovare una soluzione comune con Bruxelles. Una situazione che il Consiglio federale giudica impossibile e illusoria. Berna esce rinforzata e ha il plauso della stampa elvetica che reputa il piano “intelligente e astuto”. La palla ora passa all’Ue, dalla quale la Svizzera si attende risposte costruttive e soluzioni che permettano le firme. Il Consiglio federale vuole trasmettere al parlamento un accordo che soddisfi tutte le parti e trovi una maggioranza per approvarlo e convincere anche il popolo svizzero.
Gaetano Scopelliti
foto: Admin