C’è un signore in Italia, un giovanotto di talento, che è molto soddisfatto di come vanno le cose. Si chiama Francesco Parola ed è direttore della Business Unit Lottery di Sisal.
È lui l’inventore dell’ultimo “gioco” a premi, detto “Win for Life!”. Dicevamo che è molto soddisfatto di come vanno le cose perché la sua invenzione sta avendo un successo pazzesco.
Di che si tratta? Il giocatore, nelle ricevitorie per l’enalotto, riceve una schedina con venti numeri, da uno a venti. Ha la possibilità di giocare un euro o anche due. Si gioca segnando dieci numeri. Con un euro, se si indovinano tutti e dieci i numeri giocati, si vincono diecimila euro, ma si vince anche se s’indovinano 9, 8 e 7 numeri, e il premio è rispettivamente di 100, 10 e 2 euro. Se poi s’indovinano tutti e dieci i numeri giocati, più il cosiddetto numerone, che viene assegnato a caso dalla macchina ad ogni giocata e che viene poi estratto insieme ai dieci numeri vincenti, allora si vince una pensione mensile di 4 mila euro per vent’anni.
Esiste un’altra opzione, ed è che si può scegliere di pagare una schedina non uno ma due euro. In questo caso, oltre alle medesime possibilità precedentemente descritte, si vince anche con zero numeri indovinati (10 mila euro), un solo numero indovinato (100 euro), due numeri indovinati (10 euro) e 3 numeri indovinati (2 euro). In sostanza, giocando 2 euro a schedina, il premio speciale di 4 mila euro al mese per vent’anni lo si vince sia indovinando 10 numeri più il numerone che indovinando zero numeri più il numerone.
Evidentemente è possibile giocare non solo dieci numeri su venti, ma anche fino a quattordici numeri su venti, cioè un piccolo sistema, ma in questo caso la giocata aumenta: per 10 numeri costa, come abbiamo detto, un euro, per undici costa undici euro a schedina, per dodici numeri costa sessantasei euro, per tredici numeri costa 286 euro e per quattordici numeri costa milleuno euro.
Se uno sceglie la schedina da due euro, le cifre sono il doppio (rispettivamente 2, 22, 132, 572 e 2002).
Che dire ancora? Di estrazioni ne vengono effettuate una ogni ora, dalle otto di mattina alle venti di sera, tutti i santi giorni.
Nel primo giorno di lancio del nuovo gioco, tre sono state le persone fortunate che hanno vinto la pensione di 4 mila euro per vent’anni, il che, insieme alla pubblicità, ha fatto schizzare alle stelle il successo di “Win for Life!”. Se il vincitore muore, le rate mensili sono ereditabili.
C’erano una volta le pensioni baby. Gli statali potevano andare in pensione con diciannove anni, sei mesi e un giorno; le donne con quattordici anni, sei mesi e un giorno.
Quelle coniugate con prole avevano un abbuono di cinque anni, per cui tante erano le maestrine che in Italia – l’unico Paese al mondo – andavano in pensione a 28 anni! Ebbene, ora con il nuovo gioco si è fatto leva sul desiderio mai soffocato degli italiani di andare in pensione prima addirittura di incominciare a lavorare. Basta un euro e il sogno potrebbe avverarsi. Giocando un euro la possibilità di vincere il premio speciale è di una su 3 milioni 695 mila e 120; giocando due euro le probabilità si riducono esattamente della metà. Infatti, scegliendo la schedina da due euro, come già detto, si vince anche se s’indovinano zero numeri e il numerone. Le probabilità di azzeccarne 10 senza il numerone o anche zero sono 185 mila.
In ogni caso, le probabilità di vincere il premio speciale sono duecento volte superiori rispetto alla realizzazione di un sei al superenalotto.
Il nuovo gioco sta surclassando quest’ultimo e anche il gratta e vinci, sia perché costa di meno, sia perché di estrazioni, nel corso della giornata, ce ne sono molte, una ogni ora, per cui con dieci euro spalmati nel corso della giornata si ha diritto ad una porzione di illusione quotidiana.
Ed in più il nuovo gioco spazza anche via il rischio d’infarto per chi vince una grossa somma. Infatti i 960 mila euro, cifra comunque ragguardevole, non hanno l’effetto dell’enormità proprio perché vengono diluiti a rate. Il gioco è nato con buone intenzioni: finanziare la ricostruzione in Abruzzo. L’idea, va da sé, è nobile: se proprio i giocatori incalliti devono spendere soldi, che siano ben spesi, per una nobile causa, per gente che per colpa del terremoto ha perso tutto (e magari per gente che proprio grazie al terremoto starà molto meglio di prima).
Resta il fatto che “Win for Life!” sarà un’ennesima tassa sul macinato che andrà a stuzzicare la grande fascia di persone con un reddito medio-basso, oltre che i giocatori che magari hanno fatto tanto per smettere di giocare al lotto per poi essere subito risucchiati dalla malattia per il superenalotto. Poi, quando magari avevano smesso di perdere soldi con il superenalotto, ecco che l’illusione della pensione per vent’anni li attira di nuovo e ricadono nelle grinfie del vizio.
Insomma, in Italia o si è giocatori o lo si diventa e sia nell’uno che nell’altro caso non si sfugge alla morsa della miseria. Di sicuro, oltre ai pochi fortunati nati con la camicia, ad aver vinto una lauta pensione mensile, non per vent’anni, ma per tutta la vita, è lui, Francesco Parola, l’inventore del gioco, che ha detto: “Non dico per vantarmi, ma è stato difficile trovare consumatori scontenti di quest’idea”.
Ha ragione, la gente più perde e più è contenta.
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