A che punto può spingere la disperazione di un genitore a cui hanno rapito la sua bambina?
C’è il rapimento di due bambine, ci sono due famiglie disperate e un padre infuriato. C’è un presunto colpevole che finisce per essere lui stesso rapito e torturato dalla furia del genitore di una delle bambine, mentre la polizia sembra brancolare nel buio. Con questo film Denis Villeneuve affronta una delle tematiche più angosciane dei nostri tempi: il rapimento di un bambino. In questi anni sono stati tanti i casi clamorosi che hanno riguardato la scomparsa di minori i cui casi, dopo anni e anni di ricerche che non hanno portato a nulla, rimangono avvolti nel mistero. I protagonisti del film di Villeneuve, infatti, si trovano a vivere uno dei peggior incubi che un genitore possa sopportare, ovvero la scomparsa nel nulla del proprio figlio, un tema attualissimo visto i casi di questo gene che ad oggi rimangono irrisolti. Ma cosa farebbe un genitore se si trovasse davanti ad un presunto colpevole? È quello che succede ad uno dei protagonisti di questa terribile vicenda ambientanta in una tranquilla cittadina dello stato della Pennsylvania. Il giorno del ringraziamento viene turbato dalla inspiegabile scomparsa di due bambine, Anna Dover e Joy Birch, di sei e sette anni uscite alla ricerca del gioco perduto di Anna.
Il padre di Anna, Keller Dover, uomo umile molto devoto,ma dalla forte personalità, inizia infruttuosamente le ricerche delle due piccole focalizzando sin dal principio la sua attenzione su un camper che sostava, sospetto, nella zona fino a poco prima della scomparsa. Più il tempo passa e più le bambine sembrano essere scomparse nel nulla, mentre le ricerche della polizia sembrano essere inutili e Keller sembra cadere sempre di più nella disperazione perdendo fiducia nelle indagini, la fede in Dio e la ragione, rapisce il presunto colpevole, scagionato per mancanza di prove e lo tortura per farsi rivelare dove sono le bambine. “La sceneggiatura mi è arrivata un po’ di tempo fa, mi è proprio piovuta in mano e da quel momento ho subito desiderato farne un film. – racconta in un’intervista il regista – È dark, è americana e parla davvero della nostra società, infatti ho dovuto cambiare pochissimo, solo le parti di dramma per adattarlo al mio stile, mentre quelle di thriller erano perfette. Io poi non sono un gran conoscitore del genere e mi piaceva che fosse solo un modo per poter entrare nel vivo dei conflitti tra persone”.
Infatti aldilà della storia tragica che investe le due famiglie, vi è uno l’interesse per le contraddizioni umane, per i conflitti personali e per l’analisi della società odierna, le paure e le controversie che la rappresentano. Nonostante la durata eccessiva della pellicola (150 minuti) il film non stanca e viene seguito con interesse dal pubblico che viene coinvolto dalla vicenda umana della trama e soprattutto dai continui colpi di scena che non mancano dal primo all’ultimo minuto del film. Ottimo il cast degli attori tra cui soprattutto i protagonisti Hugh Jackman e Jake Gyllenhaal. Prisoners è attualmente in programma nei cinema della Svizzera tedesca e francese già da ottobre, mentre in Ticino è visibile dallo scorso 7 novembre.