L’ONU avvisa: per evitare il peggio l’uomo deve adottare un cambiamento trasformazionale per salvare la terra! Ecco quali sono i luoghi che rischiano di sparire
Il pianeta terra ha finito le sue risorse biologiche, ovvero quelle che è in grado di fornirci in maniera ecosostenibile, da adesso fino alla fine del 2021 vivremo fruttando il deficit ecologico, utilizzando cioè più risorse di quelle disponibili e contribuendo ad aumentare la crisi climatica e ambientale.
Che la terra sia da proteggere e tutelare non è una novità, ma le notizie che ci giungono sulle condizioni terrestri sono sempre più allarmanti.
L’uomo, considerato la causa principale dello sfruttamento coatto della terra e delle sue risorse, può riparare a molti danni, ma deve intervenire tempestivamente.
Per quanto riguarda l’Earth overshoot day, quest’anno è caduto il 29 luglio e pare che ogni anno arrivi sempre prima. Secondo quanto individuato dal Global Footprint Network, l’organizzazione internazionale di ricerca che monitora in che modo l’umanità sfrutta le risorse naturali, così come i danni ambientali che comporta, pare che quest’anno l’umanità stia usando il 74% di risorse in più rispetto a quelle che gli ecosistemi del pianeta potrebbero rigenerare ogni anno. In altre parole, è come se stessimo sfruttando gli ecosistemi di quasi due pianeti, pur avendone soltanto uno. Fra le cause principali del sovrasfruttamento delle risorse naturali c’è l’aumento dell’impronta ecologica, un calcolatore che valuta le risorse naturali consumate da un singolo individuo, e la deforestazione. Se consideriamo nel dettaglio l’Italia, qui l’Earth overshoot day quest’anno è caduto il 13 di maggio e questo significa che agli italiani servirebbero 2,7 Terre ogni anno!
Ma quello della fine precoce delle risorse biologiche della terra non è l’unico problema a cui bisogna far fronte. Quello che preoccupa in maniera particolare è il cambiamento climatico che potrebbe portare cambiamenti significanti sia nella vita dell’uomo che addirittura nell’aspetto della terra. A lanciare l’allarme è prima di tutto l’ONU che affronta il problema in un rapporto di 4’000 pagine in cui afferma che il cambiamento climatico sta letteralmente sconvolgendo il mondo. “Abbiamo bisogno di un cambiamento trasformazionale che operi su processi e comportamenti a tutti i livelli: individuo, comunità, affari, istituzioni e governi”, spiega il rapporto, “dobbiamo ridefinire il nostro stile di vita e di consumo”. Il rischio riguarda anche la specie umana, poiché, si legge nel rapporto “la vita sulla Terra può riprendersi da un drastico cambiamento climatico, evolvendo in nuove specie e creando nuovi ecosistemi”, mentre, “gli esseri umani non possono”.
Nel frattempo gli esperti hanno lanciato l’allarme per ben tredici luoghi del pianeta terrestre a rischio di sparire: il Mar Morto, la Foresta Amazzonica, la barriera corallina australiana, la piccola isola di Kivalina, la barriera corallina del Belize, l’Australia meridionale, l’Africa sub sahariana, Kiribati, le Maldive, il Glacier Montana Park, il Bangladesh, Venezia ed il Grand Canyon in Arizona. A causa dell’innalzamento del mare, inoltre, anche 10 dei 58 siti Patrimonio dell’Umanità sono minacciati. Sulla questione si è pronunciato anche Mario Draghi nel suo intervento in apertura del G20 Cultura al Colosseo. “La tutela del patrimonio artistico richiede anche maggiore sostenibilità ambientale. In Italia, più di dieci siti Patrimonio dell’Umanità sono in pericolo per l’innalzamento del livello del mare. Il rischio di alluvioni minaccia tra il 15 e il 20% dei beni culturali del nostro Paese”, sostiene il presidente del Consiglio.
Un gruppo di quasi 14 mila scienziati, si sono pronunciati sul problema climatico lanciando un appello sulla rivista accademica BioScience in cui affermano che, giorno dopo giorno, si avvicina il “punto di non ritorno”, per questo motivo l’emergenza climatica deve diventare il primo tema dell’agenda politica dei governi che devono assolutamente intervenire sull’eccessivo “sfruttamento della terra”, descritto come la principale causa della crisi climatica.
Redazione La Pagina