Con il nuovo singolo alle spalle, “Dieci anni in più”, che uscirà a breve, Riko Caroli ed Erik Nozzolillo, in arte Mr. Riko ed Erik, ci raccontano i loro percorsi, della loro stretta collaborazione, del video girato all’Expo, ma anche di qualche impressione molto personale sulla loro vita. Ecco l’intervista a due giovani artisti italiani pieni di passione e idee da cui ci possiamo aspettare ancora tantissimo!
Come vi siete conosciuti?
Mr. Riko: La nostra collaborazione è nata due anni fa. Abbiamo molte cose in comune, abbiamo quasi la stessa età, siamo arrivati più o meno nello stesso periodo in Svizzera, abbiamo alle spalle entrambi due dischi. Ci siamo conosciuti perché frequentiamo lo stesso studio di registrazione.
Erik: Ci è venuto in mente di collaborare perché Mr. Riko artisticamente è molto noto in Svizzera a differenza mia che, invece, mi sto facendo spazio adesso, ma ho già un passato in Italia, dato che sono circa 12 anni che faccio musica. Quello che ci ha stimolato è stato la voglia di fare un mix con i due generi.
Ognuno quindi segue i propri progetti o lavorate solo insieme?
Erik: Siamo una squadra, ma abbiamo progetti separati dato che si tratta di due generi diversi. Però in futuro ci sarà un progetto comune che riguarda diversi singoli fatti insieme. Tra di noi c’è molta collaborazione nei pezzi, in questo modo capiamo come sfruttare al massimo le nostre potenzialità, unendo le forze e approfittando delle conoscenze dell’altro.
Mr. Riko: Abbiamo il vantaggio di essere entrambi registi, così nei nostri video l’uno cura la regia dell’altro. Quindi sia per la musica, sia per i video e tutto quello che c’è intorno, c’è questa collaborazione molto stretta.
Quali ricordi avete delle prime esperienze nella musica?
Mr. Riko: Mi ricordo benissimo quando chiedevo a mio padre che volevo il mio primo microfono, allora costava 45’000 lire. Mi ha detto ‘no, non te lo compro’, così dopo tre mesi di lavoro estivo, con i soldi delle mance, sono riuscito a comprarmelo.
Erik: A proposito di microfono anch’io ho una storia da raccontare. Il mio primo microfono l’ho “rubato” dal palco, era un microfono professionale che costava circa 500’000 lire, allora avevo la spensieratezza dei vent’anni e seguivo i miei idoli Guns n’Roses, Aerosmith etc.
Come esplode la vostra passione per la musica?
Mr. Riko: Vengo da un paesino molto piccolo, dove chi faceva il rap non era preso sul serio, anzi. Visto che in Puglia siamo famosi per le “orecchiette con cime di rape”, spesso ci punzecchiavano dicendo: “guarda c’è quello che fa le rape”. Pian piano però questo genere ha preso sempre più piede, c’era la voglia di appartenere a qualcosa, ad un genere apprezzato anche dai ragazzi un po’ più grandi, che magari capivano qualcosa in più.
Così abbiamo creato un gruppo di quattro persone, andavamo negli altri paesini per trovare altra gente come noi, fino a quando abbiamo creato un gruppo di venti persone che si sentivano appartenenti alla realtà del rap. È chiaro che allora seguivamo molto il rap americano.
Avevo 14 anni quando ho scritto le prime rime. Mettere tutto in rima a quei tempi era qualcosa di diverso, non lo faceva quasi nessuno dalle nostre parti. Sono nato con Tormento dei Sottotono con cui proprio ora sto concludendo un pezzo, per me quindi si sta realizzando un sogno, sto facendo un pezzo con il mio beniamino!
Erik: Anch’io ho cominciato prestissimo, però io ho iniziato da batterista, suonavo i primi strumenti all’età di dieci anni. Dalla batteria sono passato alla chitarra, fino ad arrivare a cantare. Ho formato il mio primo gruppo all’età di 14 anni e facevamo le cover di Nek, Bon Jovi etc. Poi ho cominciato a scrivere i miei pezzi. Prima ancora facevo parte di un gruppo rock, facevamo pezzi nostri ed era un periodo davvero divertente.
Sono più di dieci anni che scrivo pezzi miei, storie vere, storie di vita, di quello che ho vissuto. Per quanto mi riguarda non ho ancora fatto nessun video, ma l’anno prossimo uscirò anch’io con i miei video. In più tra poco uscirà una canzone, un inno veramente, per il Napoli Club Zurigo Partenopea, per il quale il video sarà girato proprio al San Paolo. Questa è una grande soddisfazione per me, in più sono molto contento che Mr. Riko curerà la parte tecnica.
Mr. Riko: Anche se sono interista…(ridono)
Cantate solo in italiano?
Mr. Riko: Sì, scrivo i pezzi in italiano, anche perché ho sempre voluto sostenere il rap italiano e la musica italiana in generale, che seguo moltissimo. Scrivere in un’altra lingua, anche se le conosco, come lo spagnolo, l’inglese e adesso ho imparato anche il tedesco, non mi farebbe sentire le canzoni come mie. Riesco a comunicare, ma per quanto riguarda la scrittura di un testo, mi viene più facile in italiano.
Erik: Anch’io canto in italiano, però sono in progetto alcune canzoni in inglese, il mio stile mi permette di spaziare un po’.
Mr. Riko, il mondo del rap/hip hop in Italia è cambiato tantissimo negli ultimi anni, come valuti questa evoluzione?
Mr. Riko: Diciamo che Fabri Fibra ha portato la bandiera. È stato con lui che è cambiato il modo di fare musica, ma anche di presentare il rap. Prima il rapper era visto come un cantante che non sa cantare, ma vuole fare musica, mentre oggi viene visto proprio come un artista.
Fabri Fibra ha cambiato in questo senso le regole del gioco. Sono molto vicino alla scena attuale e ritengo che questi artisti hanno fatto il grosso. Mi ci metto anch’io in questo, abbiamo spinto il rap italiano all’inverosimile, adesso la strada è spianata per tutti i ragazzi che fanno musica.
Siete in Svizzera da poco, qual è l’impressione che avete della scena musicale svizzera?
Mr. Riko: Ho conosciuto artisti che fanno rap e ho collaborato anche in “No War”, dove eravamo in 16 e cantavamo in diverse lingue, come italiano, svizzero o inglese. Mi sono confrontato tantissimo con questi artisti e loro hanno una grandissima difficoltà ad esporsi proprio perché essendo una nazione piccola in cui i ragazzi ascoltano soprattutto musica che proviene dall’estero, per i rapper è difficile venire fuori ed è molto difficile vendere, anche se il potere d’acquisto qui è molto più alto che in Italia ad esempio. Sono pochissimi quelli che si conoscono. La musica locale secondo me è poco apprezzata.
Cantate di amore, società, politica, quali sono i messaggi che volete trasmettere a chi vi ascolta?
Erik: Non voglio dare nessun messaggio specifico. I cantautori come noi raccontano storie vere, è fondamentale raccogliere ogni minima cosa dalle persone che ti circondano, oppure dalle tue emozioni. Ho fatto, ad esempio, un pezzo che s’intitola “Il mondo brucia”, dopo aver seguito in televisione le minacce e il terrore che l’Isis diffonde, mi chiedevo ‘ma cos’è che non va in questo mondo?’.
Mr. Riko: Il rap fondamentalmente nasce come protesta sociale, io ho preferito distaccarmi da questo, perché ce ne sono tantissimi che lo fanno. Secondo me, viene a mancare sempre di più chi nel rap racconta l’amore, la speranza, le storie che fanno parte di noi tutti giorni. Facendo il parrucchiere, sono molto vicino alle persone, quotidianamente vivo i problemi e le storie della gente e prendo spunto da queste. Il messaggio che voglio dare è ‘guardate tutto quello che succede’.
In “Credo in Dio” dichiari la tua vicinanza alla fede, perché hai voluto fare questa dichiarazione molto personale?
Mr. Riko: Vengo da questi valori, ho fatto catechismo, il chierichetto, sono sempre andato in chiesa. Sono uno che ha sofferto tanto e l’unico appiglio che ho avuto è stato la religione, credere in Dio.
Nell’adolescenza, avendo a che fare anche con altri ragazzi, capita che ti distacchi tantissimo dalla religione. Io ho provato sia una via che l’altra e una mi ha portato ad essere una persona migliore, per questo l’ho voluto comunicare, in modo che nessuno possa dire ‘lui è una testa di ca…’, perché effettivamente non lo sono, credo fortemente nei valori che la mia famiglia mi ha dato.
Dove volete arrivare? Qual è il vostro sogno?
Erik: Una collaborazione con Nek per me sarebbe unica. Stiamo lavorando giorno e notte investendo tanto per raggiungere i nostri sogni, non solo a livello economico, ma anche a livello fisico e mentale. Sono onesto, sento dentro di me che dobbiamo dare ancora tanto alla musica.
Mr. Riko: In un disco futuro mi piacerebbe collaborare con artisti un po’ più grandi, come magari Marracash, distribuirlo e passare in radio. Vorremmo entrambi dare in futuro anche una mano ai giovani che vogliono fare musica e magari hanno bisogno di aiuto.
Il vostro nuovo singolo si chiama “Dieci anni in più”, di cosa parla?
Mr. Riko: Questo pezzo uscirà tra poco, l’abbiamo scritto perché quando sono venuto in Svizzera mi sono rapportato molto con i ventenni che prima magari vedevo un po’ più distanti da me perché cercavo persone più grandi, più mature. Ho avuto anche diverse esperienze, le ho confrontate con quelle di Erik e da queste nasce il brano “Dieci anni in più”.
Manuela Salamone
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