E dopo le baby squillo, arrivano anche i baby gigolò. Come avvenivano gli incontri. La confessione di un cliente
È proprio vero che il mercato del sesso è un pozzo senza fine ma quel che è peggio è che è un mondo senza scrupoli, che non si ferma davanti a nulla e nessuno. Le richieste da parte dei consumatori di questo genere di “prodotto” sono delle più assurde, dalle ragazze appena adolescenti a esigenze che vanno ben oltre la decenza umana. È davvero tutto troppo intollerabile ormai per l’umanità quello che succede dietro il mercato del sesso. E purtroppo quelli che vengono allo scoperto e di cui giornalmente la cronaca si occupa, non sono che la punta dell’iceberg. Dopo la scoperta del giro di prostituzione delle Baby Squillo del Parioli, dove due ragazzine, poco più che adolescenti, si prostituivano giornalmente con clienti facoltosi e noti, la settimana scorsa è stato scoperto un altro giro d’affari loschi che vede come protagonisti questa volta i giovani ragazzi, a volte ragazzini, sfruttati allo stesso scopo e a cui la cronaca ha dato la nomea di Baby gigolò. Si tratta di un gruppo di giovani adolescenti di età compresa tra i 13 e i 17 anni massimo che “operavano” nella zona di Genova.
I giovani gigolò venivano adescati sul web e gli incontri erano organizzati da due ex gigolò nella stanza di un motel di San Martino definita dagli stessi indagati “lo scannatoio”. I baby prostituti venivano richiesti dai clienti, la polizia postale starebbe indagando su circa 20 persone, di età compresa tra i 40 e i 60 anni. Le richieste, più o meno esplicite, venivano fatte attraverso una chat per soli uomini di PlanetRomeo e di Badoo.it dove si possono leggere frasi sconcertanti come . “VOGLIO CARNE FRESCA”, scritto in un maiuscolo che nella chat equivale a gridare, si vede che era proprio una richiesta “disperata”. La richiesta arriva da un insospettabile genovese di 58 anni, ma leggerlo non sono stati solo minorenni, questa volta al perverso 58enne è andata male, perché la sua richiesta disperata è saltata agli occhi anche della polizia postale. Insieme a queste anche richieste più esplicite e soprattutto pretenziose: “Fissami un appuntamento con un tuo amico più giovane, molto più giovane, quello che mi hai mandato l’altra volta aveva i baffi”, dice un cinquantenne, single, all’italorumeno divenuto trait d’union fra studenti minorenni e pedofili. I pedofili indagati però non erano sempre così “sfacciati”, molti utilizzavano anche un codice particolare comprensibile solo a chi era nel giro. Ad esempio, “Bottom” significa la preferenza di un ruolo passivo nell’incontro con il cliente; “Top” indica invece chi vuol essere attivo. “Trenta per un top basteranno?”, s’informa un quarantenne padre di famiglia prima di dare il via libera a un incontro in un motel del Basso Piemonte, lontano da sguardi indiscreti. Ma quello che scandalizza è che questi depravati cercano soprattutto ragazzi inesperti, che non sono poi così pratici dell’atto sessuale, infatti c’è anche chi avanza alcune lamentele: “quello dell’altra volta – racconta in chat un cliente – era troppo avanti. Sapeva già tutto. Meglio uno più giovane, inesperto”.
Per tutti gli indagati l’accusa è di favoreggiamento della prostituzione minorile, ma per un paio di loro potrebbe scattare anche quella di violenza sessuale. Pare infatti che uno degli oggetti delle indagini sarebbe anche un presunto caso di violenza sessuale ai danni di un ragazzino di 13 anni che sarebbe stato convinto a bere alcolici sino ad ubriacarsi prima di essere sottoposto a una vera e propria violenza sessuale. L’episodio sarebbe avvenuto nel famoso locale detto “lo scannatoio”. In tutta questa vicenda, dei 20 sospettati, sono in tutto 10 gli indagati tra clienti dei baby prostituti e chi organizzava il giro. In tre gli organizzatori sono tutti di nazionalità rumena, ex gigolò per uomini che avrebbero avviato alla prostituzione un minore loro connazionale, il quale a sua volta sarebbe diventato “reclutatore” contattando coetanei e adolescenti gay o bisessuali pronti a offrire sesso in cambio di denaro. La coppia di stranieri è accusata di sfruttamento della prostituzione minorile, mentre il loro connazionale, nel frattempo è divenuto maggiorenne, è accusato del reato di induzione alla prostituzione. I clienti indagati, in tutto 7, e anche loro devono rispondere di induzione alla prostituzione minorile e in un caso anche di violenza sessuale. Nel frattempo i frequentatori della chat incriminata tremano, hanno paura di essere incriminati. «Non sono un pedofilo. No, sono guarito, non cerco più ragazzini. Ma se voglio fare sesso, beh un giovane è più bello di un vecchio, no?» dice un possibile indagato ad un giornalista del Secolo XIX.
L’uomo ha 47 anni e la sua storia è davvero tormentata: «Ero sposato, ma ho scoperto ben presto di essere innanzitutto omosessuale. Con l’avvento di Internet poi è diventato tutto più facile, ho iniziato a navigare per siti porno e mi sono accorto che via via cercavo video con protagonisti ragazzi sempre più giovani. Fino ai bambini. Poi il blitz della polizia. Sono entrati in casa, mia moglie non sapeva nulla, nemmeno immaginava. Mi hanno sequestrato il computer, mi hanno processato e condannato. Mia moglie mi ha cacciato, è stato orribile, ho dovuto iniziare una cura. Ora sono seguito da uno psicologo e mi è stata anche prescritta una terapia farmacologica. E funziona, davvero. Funziona». Ma a quanto pare, l’uomo conosce bene l’ambiente del giro dei Baby gigolo e li descrive davvero duramente: «Anche io frequento la chat e nell’ambiente quei ragazzini si conoscono, sono spudorati, si offrono senza remore».