Scontri senza precedenti sono scoppiati la settimana scorsa al Muro del pianto a Gerusalemme fra ebrei ultraortodossi e non. Tutto sarebbe cominciato quando un corteo di circa 200 rabbini e fedeli dell’ebraismo Riformista e Conservatore, assieme ad attiviste del gruppo “donne del muro”, si è diretto verso il luogo sacro. Scopo della marcia, a cui partecipavano anche leader ebraici venuti dall’estero per una riunione dell’Agenzia Ebraica, era ribadire la richiesta di un luogo paritario dove donne e uomini possano pregare assieme davanti al Muro del pianto.
Questo è quanto si apprende da Adnkronos, secondo cui gli ultraortodossi presenti hanno aggredito fisicamente i partecipanti alla marcia, con botte e spintoni, tanto che il sito di Haaretz ha parlato di “scene di pandemonio e di una violenza senza precedenti”.
Il primo ministro Benyamin Netanyahu ha poi stigmatizzato la marcia, accusando gli organizzatori di una “rottura unilaterale dello status quo” al Muro del pianto che “mina i nostri sforzi di trovare un compromesso”. All’origine dello scontro vi sarebbe la mancata applicazione del compromesso deciso il 31 gennaio dal governo israeliano per la costruzione di un’area per preghiere paritarie.
L’area non è mai stata realizzata su pressione dei partiti ultraortodossi che fanno parte del governo Netanyahu.
“Le donne del muro”
Stringendo la Torah fra le braccia a chiedere che alle donne vengano concessi gli stessi diritti degli uomini durante le preghiere al muro del Pianto, a Gerusalemme, uno dei luoghi più sacri per la religione ebraica: “Le donne del muro” hanno marciato in direzione del muro del pianto e della zona normalmente proibita alle donne. Attualmente solo agli uomini è concesso indossare lo scialle per la preghiera, la kippah e leggere la Torah a voce alta, intonando i canti, davanti al muro del Pianto mentre le donne possono pregare solo in uno spazio a loro dedicato.
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foto: Ansa