Per il Consiglio federale non vi è necessità di intervento immediato in materia di protezione dei minori e adulti, ma valuta un maggiore coinvolgimento delle persone a loro vicine
Dal 2013 esiste l’Autorità di protezione dei minori e degli adulti (APMA) e quasi dall’inizio piovono rimproveri al lavoro degli addetti: l’autorità esagera con la mano forte e toglie i figli ai genitori con frequenza. Il Parlamento, dall’entrata in vigore del diritto, ha depositato oltre 20 interventi parlamentari sull’APMA, rimproverando all’autorità pretese eccessive, decisioni sbagliate e incompetenza. A portare definitivamente in primo piano l’APMA è stato il dramma di Flaach ZH: una madre di 27 anni uccise i suoi due figli di cinque e due anni il primo gennaio del 2014 e poi morì suicida in carcere. La donna, in seguito all’apertura di un’inchiesta per truffa, si era vista togliere la custodia dei figli.
Il Parlamento ha fatto pressione sul Consiglio federale, affinché esaminasse i richiami. Il rapporto sulle prime esperienze con il diritto di protezione è stato presentato la scorsa settimana e davanti ai media la ministra della Giustizia Simonetta Sommaruga ha sintetizzato quanto emerso dai dati: “Nonostante le critiche spesso aspre al sistema di protezione, il Governo non vede necessità di intervento immediato”. Il Governo è dell’opinione che l’APMA funzioni sostanzialmente bene e che essa svolga un buon lavoro in un contesto molto difficile. Dal rapporto emerge una diminuzione del numero di minori oggetto di misure di protezione (-1.3% dal 2013) e un leggero incremento della quota di adulti (+1%), mentre i costi delle singole misure non sono aumentati. L’esperienza ha dimostrato che gli interventi per il bene dei bambini in molti casi è indispensabile e l’abrogazione dell’APMA è fuori discussione.
Su due punti il Consiglio federale ha tuttavia riconosciuto la necessità di migliorare il sistema. Insieme ai Cantoni, cui compete l’applicazione e l’esecuzione, valuterà nei prossimi due anni la possibilità di coinvolgere parenti stretti (ad esempio i nonni) e le persone più vicine, soprattutto nei casi in cui viene tolta la custodia ai genitori, prima di affidare un bambino o mettere sotto tutela un adulto. “Già oggi la legge prevede la consultazione delle persone vicine e il Governo vuole esaminare come può essere migliorato il coinvolgimento durante tutte le fasi della procedura” ha spiegato Sommaruga. Queste persone devono essere considerate come possibili curatrici o in fase di collocamento, senza dimenticare che spesso i problemi sono all’interno della famiglia e le persone vicine non sono sempre parte della soluzione. Il Dipartimento di giustizia verificherà anche l’altro punto che riguarda la procedura in caso di segnalazioni di esposizione a pericolo. L’APMA è stata criticata per le sue reazioni spesso affrettate, ma secondo il Governo si tratterebbe di singoli casi. Se risulterà necessaria una modifica della legge di protezione, l’avamprogetto sarà presentato entro la fine del 2018. A livello politico la discussione su questo tema rimarrà senz’altro accesa. Un comitato, che annovera principalmente rappresentanti dell’UDC critici verso l’APMA, inizierà entro le prossime settimane la raccolta di firme per l’iniziativa popolare “Più protezione della famiglia” che chiede che una persona possa essere messa sotto tutela solo da un tribunale ed essere seguita dal coniuge o partner registrato e dai parenti di primo e secondo grado.
Gaetano Scopelliti