Dopo un primo momento di tensione, gli animi si sono raffreddati dopo che la Siria ha chiesto scusa al temuto vicino
Per la prima volta in maniera seria è scontro tra la Turchia e la Siria. A creare lo scontro sono stati alcuni colpi di mortai sparati dalla Siria, i quali hanno colpito cinque civili nella cittadina turca di Akcakale uccidendoli. La reazione turca non si è fatta attendere con colpi di cannone sparati nel corso dell’intera notte contro postazioni militari siriane. Poi lo scontro è stato raffreddato dalla diplomazia. Il rappresentante siriano all’Onu ha chiesto scusa ed Erdogan non è andato oltre con le armi. Tuttavia, ha colpito la rapidità con cui il Parlamento di Ankara ha approvato la decisione (320 contro 129) di permettere azioni militari contro la Siria, se richiesto dal governo, per almeno un anno.
L’impressione è che la Turchia aveva cercato il casus belli, l’aveva anche ottenuto su un piatto d’argento con i cinque civili turchi uccisi ma poi la situazione l’ha gestita più rapidamente la Siria con le scuse presentate ufficialmente, mettendo la Turchia nella condizione di non poter non ritirarsi se non voleva passare dalla parte del torto. Resta la decisione del Parlamento, che è un avvertimento e una minaccia nei confronti di Assad.
C’era una volta l’amicizia tra Erdogan e Assad, un’amicizia che a poco a poco è mutata in ostilità aperta. L’amicizia c’era quando la Turchia era (ed è) nella Nato, dunque fungeva da intermediaria nella regione del Medio Oriente, una specie di arbitro degli interessi contrastanti tra personaggi e Paesi. Fintanto che questo ruolo della Turchia poté dispiegarsi al meglio, era anche suo interesse giocarlo. La Turchia, però, Paese alle porte dell’Asia e dichiaratamente musulmano anche se in modo moderato, quasi laico, volle aderire all’Ue e da allora cominciò il suo disagio. I rappresentanti dell’Ue, di fatto, l’hanno snobbata, fino a chiudere più o meno completamente la porta. Da allora gli sguardi e gl’interessi della Turchia si sono rivolti verso est e verso sud, a giocare cioè un grande ruolo in Medio Oriente. Ha manifestato disagio nella Nato e si sta disimpegnando dall’alleanza atlantica per esercitare un ruolo di controllore nella regione martoriata da odi, vendette, ingiustizie di vario genere, ma non ha fatto il passo di non ritorno. In sostanza, è rimasta nella Nato e contemporaneamente si è mostrata fortemente critica verso gli Usa. Estromessa per ora e per i prossimi anni dall’Ue, la Turchia ci è rimasta male ed ha accusato il colpo, ma non si è rassegnato a giocare un ruolo tutto sommato marginale.
Questa complessa situazione è una delle cause per cui la Turchia si è allontanata dalla Siria, l’altra è che alla Turchia non è riuscito di fare da intermediaria di pace tra i ribelli e il regime di Assad, anche perché quest’ultimo non ha evidentemente accettato la proposta di cedere il passo, dimettendosi. C’è un altro motivo per cui la Turchia si è allontanata dalla Siria ed è che nel tentativo di acquisire crediti democratici di fronte all’Ue per essere accettata in Europa – antico sogno turco – non ha potuto accettare a cuor leggero da una parte le ondate di profughi che gli hanno invaso il territorio, dall’altra la resistenza di Assad. Qualcuno forse ricorderà che nel desiderio di voler giocare un ruolo attivo nel Medio Oriente, la Turchia aveva chiesto alla Nato di rispettare l’articolo 5 dell’Alleanza in base al quale se un Paese membro viene aggredito, ha diritto all’aiuto degli altri Paesi membri, cosa che non si è verificato a causa del rischio troppo grande di un intervento unilaterale della Nato.
In fondo, la Turchia chiedendo il via libera al Parlamento di intraprendere azioni militari contro la Siria, ha cercato di precostituirsi un via libera nel caso in cui la situazione dovesse precipitare. La qual cosa preoccupa tutti, in modo particolare i più diretti interessati. Una cosa è minacciare e stare fermi, altra cosa è minacciare ed entrare in conflitto, ed è questo il motivo per cui gli animi sono stati raffreddati dopo il botta e risposta tra Siria e Turchia dei giorni scorsi. Ma nulla lascia immaginare che il conflitto ormai aperto tra i due Paesi possa ricomporsi per davvero. Ci sono altri interessi in giro, primo fra tutti la questione dei curdi, i quali rivendicano l’autonomia e nessuno gliela vuol dare, né la Turchia, né la Siria, né l’Iraq, ma i curdi siriani, turchi e iracheni la vogliono e Assad, in questo momento, sta soffiando su questo tasto nel tentativo di mettere in difficoltà la Turchia, disponibile anche a concedere ai curdi ciò che non è disposto a concedere ai ribelli di casa sua.