Il Consiglio nazionale propone al governo di esaminare l’imposizione individuale per eliminare le disparità di trattamento fiscale
Dopo il “no”, lo scorso 28 febbraio, all’iniziativa del Partito popolare democratico (PPD) che voleva eliminare le disparità fiscali tra coniugati e concubini sul piano dell’imposta federale, il tema è tornato sui banchi dei parlamentari. Sono tutti d’accordo che le coppie sposate non debbano pagare più tasse dei concubinati e per risolvere il problema, il Nazionale ha proposto tramite una mozione di introdurre l’imposizione individuale per le coppie sposate. Dunque, le dichiarazioni dei redditi potranno essere compilate individualmente e così ogni membro della coppia sposata, sarebbe individualmente tassato. L’imposizione individuale è passata di stretta misura con 92 voti a 88 e 6 astensioni e la mozione della Commissione delle finanze del Nazionale incarica il Consiglio federale di esaminarla come possibile soluzione alla disparità.
Questa soluzione continua però a dividere, sia la politica sia la popolazione. Dopo il risultato di misura sull’iniziativa, anche al Nazionale la maggioranza a favore è stata esigua. Il sistema d’imposizione individuale è stato sostenuto da PS, Verdi liberali, Verdi, PLR, mentre PPD e UDC vogliono mantenere la tassazione congiunta. Dai sostenitori, l’imposizione individuale è stata definita come neutrale. Soprattutto non considererebbe lo stato civile e terrebbe conto delle diverse forme di convivenza nella società, matrimonio, concubinato e unione domestica registrata. I contrari invece temono addirittura per l’istituzione del matrimonio. Il deputato UDC, Thomas Aeschi, ha ricordato che “il matrimonio è ancora una comunione dei beni iscritta nel Codice civile svizzero. La separazione dei beni creerebbe una discrepanza, anzi un’abolizione del matrimonio”.
Invece incoraggerebbe il ritorno nel mondo del lavoro delle donne spostate, sostengono i favorevoli, magari dopo la pausa di maternità. “Spesso le donne rinunciano a un impiego e preferiscono stare in casa per evitare il cumulo dei redditi, che in gran parte vengono incamerati dal fisco”, ha denunciato Olivier Feller del PLR. L’imposizione individuale è anche un importante passo verso la parità dei diritti. “Secondo uno studio del Dipartimento delle finanze, potrebbero essere creati in questo modo fino a 50.000 impieghi a tempo pieno supplementari”, ha sostenuto Cesla Amarelle del PS, a nome della commissione. Un modello che terrebbe conto anche dell’iniziativa “contro l’immigrazione di massa”, che chiede di sfruttare al meglio il potenziale di manodopera indigeno.
Scettico invece il ministro delle finanze, Ueli Maurer, che nel suo intervento ha invitato i parlamentari a respingere la mozione. “Sono altri i fattori che decidono se una donna lavori o no e non le tasse”, è stata la sua opinione personale. Maurer ha accennato alle difficoltà pratiche inerenti la tassazione individuale, specie per quanto attiene alle deduzioni per i figli o dei costi per l’assicurazione malattia. Tutti i tentativi mediante l’adozione di modelli alternativi sono falliti e il governo vuole presentare entro sei mesi vari modelli da analizzare per l’imposizione individuale e congiunta.
Inutile anche un altro argomento di PPD e UDC, secondo cui l’imposizione creerebbe un enorme aumento della burocrazia e dei costi. Ci sarebbero da elaborare 1.7 milioni di dichiarazioni in più e i cantoni dovrebbero creare da 400 a 500 nuovi posti. Una minoranza ha espresso preoccupazione per le perdite fiscali di un simile modello (2.3 milioni di franchi), argomento respinto, poiché grazie all’imposizione individuale, un maggior numero di persone potrebbero scegliere di ritornare alla vita attiva e parte delle perdite verrebbero compensate. La mozione ora passa al Consiglio degli stati ma molti rappresentanti dei cantoni temono l’aumento delle spese per le loro amministrazioni dei contribuenti.
Gaetano Scopelliti