Dopo la risoluzione 2087 del Consiglio di sicurezza dell’Onu che estende le sanzioni contro la Corea del Nord per il lancio del missile a lunga gittata il 12 dicembre scorso
Sale la tensione nell’estremo Oriente con le minacce esplicite rivolte agli Usa da parte della Corea del Nord. Mai come quello usato la settimana scorsa è stato linguaggio più chiaro e più minaccioso. Ecco un passaggio della dichiarazione emessa dalla Commissione di difesa nazionale: “Vogliamo sistemare i conti con il nostro arci nemico, gli Stati Uniti. E siccome gli Stati Uniti conoscono soltanto la legge del più forte, agiremo di conseguenza e certo non soltanto a parole”. I rappresentanti delle istituzioni di un Paese che usano questo linguaggio devono avere una lunga tradizione di odio. Non si spiega altrimenti come la Corea del Nord, che potrebbe essere annientata in un solo giorno dagli Usa, possa usare questo potenziale enorme di minaccia.
L’escalation delle minacce è iniziata dopo che il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha approvato la Risoluzione 2087 che estende le sanzioni già in vigore contro la Corea del Nord in seguito al lancio di un missile di lunga gittata operato il 12 dicembre scorso. E’ da tempo che il regime comunista nordcoreano governato dalla dinastia Kim Jong, poi Kim Jong-il ed ora Kim Jong-un sta conducendo esperimenti missilistici e nucleari di tipo militare, ed è da tempo che le sanzioni Onu sono in vigore, periodicamente rinnovate ma senza grandi effetti, visto che la Corea del Nord è sostenuta economicamente e politicamente dalla Cina. I rapporti tra i due alleati, comunque, non sono più idilliaci come prima, forse perché il regime nordcoreano sta diventando per la Cina una palla al piede. Fatto sta che l’ultima risoluzione è stata votata anche dalla Cina, che in un certo senso ha voluto rivolgere un avvertimento all’alleato a non andare oltre se non si vuole scottare le mani.
La dichiarazione della Commissione di difesa nazionale – organismo presieduto da Kim Jong-un, succeduto a suo padre un paio di anni fa e poco più che maggiorenne ma di uguale chiusura politica e ideologica – prosegue esplicitando sempre meglio le minacce: “Non nascondiamo che i vari satelliti e i missili a lungo raggio che continueremo a lanciare, così come i test nucleari di alto livello che abbiamo intenzione di ripetere, hanno come obiettivo il nostro arci nemico, gli Stati Uniti. Per sistemare i conti con Washington, nemico giurato del popolo coreano, occorre usare la forza, non le parole”.
I politici e i diplomatici del regime hanno per lo meno il dono della chiarezza, non fanno come gl’iraniani che negano e agiscono, facendo ciò che negano. Nell’estremo Oriente, il Giappone e la Corea del Sud in modo particolare, sono allarmati da queste minacce. Il Giappone, perché è il tradizionale bersaglio della Corea del Nord; la Corea del Sud, perché rimane l’obiettivo della riunificazione.
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, annunciò l’anno scorso che gli Usa avrebbero smobilitato in Europa e mobilitato truppe, radar, navi e aerei in basi in Australia, Giappone e Filippine. Le minacce della Corea del Nord rischiano di ritorcersi contro.
La Corea del Nord, a giudizio di analisti ed esperti di questioni militari, come potenza non fa paura a nessuno, tanto meno agli Usa, ma è in grado di condurre esperimenti nucleari che in un futuro più o meno lontano potrebbero costituire una qualche minaccia reale. Si ritiene che Pyongyang (capitale della Corea del Nord) abbia a disposizione dai 24 ai 48 chili di Plutonio, sufficienti a produrre da 4 a 8 bombe: poche per vincere le guerre, tante per seminare distruzione e morti nei Paesi nemici. Sul suo territorio esistono vari siti dove l’uranio può essere arricchito. D’altra parte, a differenza dell’Iran, come detto, la Corea del Nord non nasconde affatto i suoi programmi e gli obiettivi per i quali i programmi sono stati concepiti.
I testi missilistici del regime nordcoreano risalgono al 1998, quando ci fu il primo lancio del Taepodong. Nel luglio del 2006 fallì il lancio del Taepodong 2. Nell’aprile dell’anno scorso fallì clamorosamente il lancio dell’Unha-3, missile a lunga gittata che è scoppiato in mano a chi l’aveva lanciato. Il 12 dicembre scorso, meno di due mesi fa, però il lancio dell’Unha-3 è stato un successo, che evidentemente ha fatto montare la testa ai militari e funzionari nordcoreani solo perché teoricamente può arrivare fino alle coste occidentali degli Stati Uniti.