Mentre le operazioni di voto per corrispondenza per gli italiani all’estero si stanno concludendo, provo ad abbozzare, da cittadino più che da coordinatore di Sinistra Ecologia Libertà, qualche considerazione su questa terza edizione del voto degli italiani in Svizzera.
Innanzitutto ci troviamo di fronte ad una conferma. Il voto per corrispondenza, nelle forme in cui è stato sinora applicato, presenta delle falle, ampiamente documentate e denunciate anche dai media nazionali: dalla stampa in loco delle schede elettorali alle modalità di invio per posta ordinaria, alla questione dei plichi non consegnati. Tutti passaggi della macchina organizzativa su cui è impossibile esercitare un vero controllo. In questa edizione, a parte qualche episodio costruito ad arte e messo in rete, non sono finora emerse denunce clamorose e circostanziate di voto di scambio.
Ma non si possono ignorare le voci su raccolte organizzate di plichi o su schede sistematicamente fatte votare da estranei. Nel 2008 questo complesso meccanismo diede luogo, proprio in Svizzera, a massicci e clamorosi brogli, scoperti solo nello scrutinio a Castelnuovo di Porto. Brogli che non furono presi sul serio dagli eletti, i quali dopo aver espresso indignazione e promesso sfracelli con commissioni parlamentari di indagine, fecero calare sullo scandalo una inquietante cappa di silenzio.
La manipolazione del voto trova condizioni favorevoli nel clima di disaffezione di ampi settori delle nostre collettività. L’unica novità di questa campagna sono state alcune iniziative elettorali in cui si sono viste facce nuove e giovani della cosiddetta “nuova emigrazione” , che però spesso non vota all’estero in quanto non iscritta all’AIRE. Per il resto, a parte gli incontri con gli aficionados della politica, abbiamo incontrato per lo più italiani di prima generazione, invecchiati e disorientati.
Anzi, nel rapporto con la più ampia massa di elettrici ed elettori abbiamo raccolto un diffuso fastidio verso la politica e i partiti italiani, in parte alimentato dal vento impetuoso dell’antipolitica che soffia anche fuori dei confini nazionali.
Un altro aspetto negativo di questa tornata elettorale è stata la bagarre per le preferenze dei singoli candidati, che è parsa, questa volta molto più che nel passato, la vera gara tra gli italiani all’estero e all’interno degli stessi partiti: una gara in cui alcuni candidati gettano risorse finanziarie ingenti, tali da pregiudicare agli altri una contesa elettorale alla pari.
La bagarre per le preferenze ha oscurato i progetti politici di partiti e schieramenti , determinando una deriva personalistica della politica e, come ulteriore corollario negativo, una forte strumentalizzazione a scopi personali di quella che una volta definivamo “emigrazione organizzata”. Non si può non osservare con dispiacere come storiche associazioni degli italiani in Svizzera si siano ridotte a comitati elettorali, abbandonando ogni pratica di pluralismo e perdendo ogni barlume di autonomia. In questa deriva abbiamo assistito alla costituzione di comitati di sostegno a singoli candidati non certo animati da grandi ideali politici, quanto piuttosto tenuti in piedi da amicizie personali e da interessi clientelari di categorie pubbliche e semipubbliche che operano all’estero.
Da tutto ciò una riflessione conclusiva: questa campagna ha dimostrato ancora una volta l’urgenza di rivisitare le norme sul voto all’estero, a partire dall’ipotesi di “invertire” l’opzione e di costituire un albo degli elettori comprensivo anche dei temporaneamente all’estero. Ma, a mio personalissimo giudizio, è forse giunto il momento ragionare sull’esercizio del voto all’estero , che resta un diritto sacrosanto, senza necessariamente legarlo alla “circoscrizione estero” quanto piuttosto ai collegi di origine.
Infine una nota di orgoglio: con SEL e i nostri candidati abbiamo condotto una bella campagna di idee, sobria e pulita. A prescindere da quello che sarà il risultato, abbiamo dato un esempio di buona politica!
Cesidio Celidonio
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