Una generazione che subisce pressioni economiche e professionali: in Svizzera è la previdenza per la vecchiaia a rappresentare la principale fonte di preoccupazione
Negli ultimi anni i risultati del barometro della gioventù Credit Suisse hanno mostrato il quadro di una generazione “digital”, che sostanzialmente reagisce in modo molto aperto e flessibile ai cambiamenti tecnologici e alle tendenze. Tuttavia i risultati di quest’anno mostrano chiaramente che i cambiamenti sul mercato del lavoro, causati dalla digitalizzazione, sono considerati una sfida e in parte addirittura una minaccia. Ciò è particolarmente evidente nel caso dei giovani negli Stati Uniti, in Brasile e a Singapore.
L’ottavo barometro della gioventù mostra che nonostante le incertezze i giovani non si sentono disorientati, così la Svizzera rimane un caso particolare secondo il responsabile della Direzione del lavoro presso la Segreteria di Stato dell’economia SECO, Boris Zürcher, che parla del fatto che le istituzioni in Svizzera promuovono il cambiamento strutturale e che i cittadini lo hanno sempre accolto.
Infatti, tramite la Sharing Economy i Millennials hanno, secondo il barometro, sviluppato un concetto di proprietà del tutto nuovo. Giulia Ranzini, studiosa di comunicazione e specialista in information sharing e social media, fa notare: “L’idea di possedere musica digitale è impensabile per un ragazzo di 19 anni”. Le piattaforme di sharing sono ampiamente sfruttate per questioni economiche e motivazioni ideologiche, come ad esempio la sostenibilità. Il difficile contesto economico degli ultimi anni lascia le sue tracce, e gli obblighi finanziari pesano sempre di più sui giovani. Risparmiare continua quindi a essere di tendenza.
La preoccupazione per previdenza per la vecchiaia
Secondo il rapporto, la popolazione locale è sempre più preoccupata per la previdenza per la vecchiaia. Delle apprensioni, circa il 45% riterrebbe che sia il problema più importante e urgente in Svizzera. Per Sara Carnazzi Weber, responsabile di Swiss Sector and Regional Analysis, e Oliver Adler è Chief Economist Switzerland presso Credit Suisse “sarebbe auspicabile un grande passo nella politica previdenziale, decisioni lungimiranti che tengano conto, oltre che degli effetti dell’invecchiamento demografico tramite un graduale aumento dell’età di pensionamento, anche dei cambiamenti nei modelli di vita”. Weber e Adler sottolineano come “sono sempre più sfumati i confini fra le singole fasi della vita, tra formazione e attività lavorativa per i lunghi tempi di studio e per l’apprendimento permanente, fra attività professionale e pensionamento per forme flessibili di uscita dal mondo del lavoro”. Inoltre sarebbero “in aumento nuove forme di lavoro che mettono sempre più alla prova il funzionamento del sistema, soprattutto nel settore della previdenza professionale. Inoltre, la tradizionale ripartizione dei ruoli tra uomo e donna non è più il modello sociale predominante”.
“Se si chiede agli aventi diritto di voto, per loro è chiaro che «tutti devono contribuire» alla riforma pensionistica, valutano positivamente il sistema dei tre pilastri e sembrano aperti a diverse soluzioni – continuano i due esperti e concludono – Trattandosi di un paese con un’aspettativa di vita tra le più alte al mondo, con un solido settore dei servizi e, di conseguenza, una percentuale bassa di lavoratori che svolgono un duro lavoro fisico, la Svizzera sembra predestinata ad affrontare una grande sfida politica”.