Durante le ormai passate ferie abbiamo esposto il nostro corpo al sole per molta parte della giornata e anche a quelli che ci guardavano. E’ stato così più facile essere messi in guardia da eventuali nei (o nevi) sospetti, i quali nascono e crescono in qualsiasi parte del corpo. Si tratta di piccole macchie brune, a forma arrotondata o anche ovulare, a superficie piana o anche a cupola, cioè in rilievo. I nei sono aggregati di melanociti, che sono le cellule epidermiche che contengono al loro interno melanina, che è il pigmento che sta alla base dell’abbronzatura, cioè della colorazione.
Ogni persona può produrne un certo numero, il che significa che ognuno di noi può essere soggetto al rischio di produrre un melanoma, cioè un tumore della pelle. E’ bene, perciò, controllarsi e prevenire brutte sorprese con una semplice visita dal dermatologo, specie se in famiglia si sono verificati casi di tumore cutaneo e magari dopo una gravidanza. Si tratta anche di imparare a riconoscere i nei innocui da quelli pericolosi. Ad esempio, si deve osservare se nel corso degli anni hanno cambiato dimensione e tonalità, che sono due parametri da tenere in grande considerazione.
Con l’aiuto di uno specialista, diamo alcune indicazioni, che evidentemente non vogliono dire che non bisogna andare da un dermatologo. La prima di queste indicazioni è che non è vero che i nei sono una particolarità esclusiva delle persone con pelle e capelli scuri. Possono svilupparsi benissimo anche in persone con pelle chiara e capelli biondi o rossi, cioè con quelle persone predisposte alla produzione di efelidi, cioè di lentiggini, e che si scottano molto più facilmente.
Il rischio dipende anche dall’eccessiva esposizione al sole, specie senza nessuna protezione o senza una protezione adeguata, perché i raggi del sole danneggiano il Dna cellulare favorendo così lo sviluppo dei tumori della pelle. Un altro fattore di rischio è la familiarità, cioè la presenza di melanoma in uno dei parenti diretti o anche colpiti da gravi bruciature solari, specie in età infantile, o anche sottoposti a terapie a base di farmaci immunosoppressori, perché questi farmaci inibiscono le capacità reattive del sistema immunitario.
Dunque, quando si prende il sole, la prima cosa da fare è di proteggersi adeguatamente. I solari più indicati sono quelli con Spf 50+ e doppio filtro, Uva e Uvb. Evitare poi di esporsi al sole nelle ore più calde della giornata, cioè tra le 11 e le 16. Lo diciamo per coloro che dovessero andare al mare fuori stagione da noi ma nei Paesi caldi. Nelle ore della giornata prima indicate, infatti, le radiazioni ultraviolette sono più dirette.
La seconda indicazione è che non è necessario rimuovere un neo sporgente. Di solito lo si fa per motivi estetici, specie se si trova sul viso o in una parte comunque visibile, come il collo e la gola. Spetterà al dermatologo decidere se intervenire chirurgicamente o meno. Se il dermatologo decide di rimuovere un neo, lo può fare in due modi: o con lo shaving, cioè una rasatura ottenuta dal passaggio del bisturi, o praticando una piccola incisione per poi procedere con l’asportazione.
Ed ora l’indicazione più importante, cioè come si fa a riconoscere un nevo pericoloso. Si tratta di tenere conto di alcune caratteristiche, la prima delle quali è la simmetria che non deve cambiare con il tempo; la seconda è che il bordo non deve presentare irregolarità; la terza è quando il colore non è più omogeneo; la quarta è quando la dimensione aumenta; la quinta è, come detto, la familiarità.
Le zone più fertili per i melanomi sono le gambe e le aree fotoesposte, come petto e addome, ma non è possibile escludere le altre. L’importante è presentarsi alla visita da un dermatologo dopo che l’abbronzatura è andata via, in modo che è più facile riconoscere forme, dimensioni e colore.