Dopo i cinquant’anni, specie se si fa una vita sedentaria, non sarebbe per nulla male effettuare un elettrocardiogramma, un esame non invasivo, veloce da eseguire ed efficace nel diagnosticare, ad esempio, se si ha la fibrillazione atriale, che è un piccolo disturbo al cuore che consiste in un battito irregolare. Si tratta di un “capriccio” del cuore, comunemente chiamata fibrillazione atriale o, meglio, aritmia cardiaca. Nelle persone affette da aritmia la normale regolarità del battito è alterata in modo significativo e caotico, per cui il battito può diventare costantemente irregolare. Quali sono le conseguenze? Il cuore, non battendo regolarmente, può accumulare al suo interno piccoli ristagni di sangue che col passare del tempo possono trasformarsi in grumi, che comunemente si chiamano trombi. Se questi trombi entrano in circolo, allora si può andare incontro a ictus cerebrale o ad altri danni perché essi ostruiscono i vasi sanguigni e impediscono al sangue di circolare.
La fibrillazione atriale è un evento raro prima dei cinquant’anni: ecco perché è bene fare un controllo dopo questa età, specie se si è affetti da diabete, se si fuma, se si è in sovrappeso o se si hanno genitori che hanno avuto problemi cardiaci. Dunque, per diagnosticare la fibrillazione atriale è sufficiente eseguire un elettrocardiogramma o un altro esame, cosiddetto “holter”, che è un elettrocardiogramma continuativo (dura 24 ore). I sintomi, infatti, sono poco specifici. Un campanello di allarme può essere rappresentato da stanchezza nel fare ciò che prima si faceva facilmente, ad esempio una scalinata. Non solo: il sonno non elimina la stanchezza. Dunque, vita regolare negli orari e nelle abitudini, giusta quantità di sonno, frazionamento dei pasti, per non costringere il cuore ad un superlavoro con pasti abbondanti, bere molta acqua per mantenere la fluidità del sangue, alimentazione leggera, povera di grassi: sono questi alcuni importanti regole da seguire. SE, infatti, si mangiano cibi ricchi di grassi, si rischia di compromettere l’efficacia dei farmaci, per cui è meglio seguire la cosiddetta “dieta monotona”, cioè formata da pochi alimenti, scelti con l’aiuto del medico, in base ai gusti ma anche a precise indicazioni di carattere alimentare. I farmaci che nel caso della fibrillazione atriale vengono prescritti sono quelli che fluidificano il sangue per evitare la formazione dei trombi. Le persone, però, che sono affette da fibrillazione, devono sottoporsi anche a esami per il controllo dei livelli di coagulazione del sangue.
Queste terapie, comunque, da sole possono non bastare. C’è nche la cosiddetta “cardioversione”, che si esegue applicando sul torace del soggetto interessato sotto anestesia due stimolatori elettrici per riorganizzare gli impulsi elettrici delle cellule del cuore.. Oltre alla “cardioversione”, c’è anche l’”ablazione”. In cosa consiste? Dopo aver individuato il punto esatto in cui sul cuore partono i segnali elettrici negativi che alterano la regolarità del battito, si può intervenire con una sottilissima sonda che raggiunge il cuore attraverso le vene. Una volta raggiunto il cuore e una volta individuato esattamente il gruppo di cellule responsabili della fibrillazione, queste si possono “zittire” con un impulso elettromagnetico ad alta frequenza. In questo modo, il cuore torna a battere con regolarità.