Dopo l’anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia, il nuovo film di Cristina Comencini, tratto dal suo stesso romanzo, arriva nelle sale il 28 ottobre
Nel cast ci sono Claudia Pandolfi, Filippo Timi e Thomas Trabacchi. Una casa isolata in alta montagna, una madre dall’animo fragile, un bimbo che non smette mai di piangere e poi un incidente, una ferita alla testa e un’altra, più profonda, causata dal senso di colpa: questi i punti salienti della storia che si snoda tra le montagne dove un uomo e una donna s’incontrano. Lui, Manfred (Filippo Timi), è una guida chiusa e sprezzante, abbandonato da moglie e figli, che affitta la casa ai turisti; Marina (Claudia Pandolfi) è una giovane madre romana, inquieta, in vacanza col suo bambino, di quasi due anni, sul Monte Rosa. Entrambi si portano dentro un peso. Una notte qualcosa succede nell’appartamento di lei, stressata dalla mancanza di sonno ed esasperata dal continuo piangere del piccolo; qualcosa che allontana e poi avvicina i due personaggi. Il bambino è ferito e Manfred interviene portandolo in ospedale. Da quel momento l’uomo si metterà sulle tracce di una verità inconfessabile che Marina ha nascosto a tutti, anche al marito, mentre lei intuirà il segreto familiare all’origine dell’odio di Manfred verso tutte le donne. Con una rabbia e un desiderio mai provati prima, i due scopriranno la radice di un legame potente che non riusciranno a controllare né a vivere. Dopo anni la donna tornerà negli stessi luoghi di quell’incontro alla ricerca di quella radice che, in qualche modo, l’ha accomunata a quell’uomo. La maternità difficile è il tema che sta più a cuore alla Comencini: «Le donne sanno perfettamente cos’è in realtà la maternità, ma nessuno lo dice. Agli uomini fa schifo parlarne. È un sentimento fortissimo, che però ti strozza. Dietro il cappello dell’istinto materno, c’è il fatto che all’inizio essere mamma è un colpo. Pochi romanzi o film ne parlano. Mentre a me piace raccontare l’ambivalenza dei sentimenti, la fatica della solitudine che è di entrambi i personaggi: perché non dobbiamo dimenticare il ruolo dell’uomo, che si mette tra la mamma e il bambino». E su eventuali affinità col caso Cogne la Comencini afferma: «Non ci avevo pensato, forse ha agito a livello inconscio». Le tesi della regista sulla maternità vengono sostenute anche dalla Pandolfi: «Il film è stata un’esperienza travolgente, lo dico da mamma: quando è nato mio figlio mi sono detta “e l’istinto materno dov’è?”. Anche a me è capitato di avere un comportamento inappropriato col bambino: è bello, e liberatorio, poterne parlare». Anche Filippo Timi confessa un uguale coinvolgimento: «Esperienza toccante, mi ha straziato. Dopo le riprese tornavo in hotel e per lobotomizzarmi guardavo i Simpson: sì, diciamo che per questo ruolo mi sono ispirato proprio ai Simpson!».