Può capitare, ad una certa età, in genere tra i 40 e i 70 anni, di avvertire come un fischio di treno in lontananza, un ronzio, il canto di un grillo, il sibilo del vento. Si tratta di un disturbo dell’udito, chiamato acufene, che colpisce una percentuale tra il 6 e il 28 per cento della popolazione italiana. E’ raro, ma può capitare, che ne sia colpito anche chi è più giovane. Di solito è un disturbo passeggero, ma può diventare anche cronico, si può manifestare in situazioni di silenzio ambientale, ad esempio la notte, ma anche in ore in cui si riduce l’inquinamento acustico, ad esempio nel primo pomeriggio. Può essere un disturbo isolato, ma può anche associarsi ad altre complicanze, come l’ipoacusia, cioè un calo dell’udito, le vertigini, le crisi ipertensive e artrosi cervicali.
Gli acufeni possono essere di due tipi: oggettivi e soggettivi. Quelli oggettivi si presentano come suoni che si generano all’interno del corpo umano, per esempio da un flusso vascolare o da contrazioni muscolari. Il rumore può essere anche ascoltato dall’esterno. In questo caso si tratta di un tumore glomico, cioè un tumore benigno all’orecchio. Gli acufeni soggettivi sono suoni che un soggetto percepisce ma che non può essere ascoltato dall’esterno. In sostanza il suono viene percepito solo dal soggetto. Si tratta di acufeni molto diffusi. Chi ne è colpito percepisce un suono, che può diventare molesto.
Dice il dottor Mauro Mullace, otorinolaringoiatra: “Al momento non siamo in grado di affermare nemmeno se esistano fattori genetici che predispongano al malessere, mentre è stato rilevato che alcune malattie a esso associate possano essere dovute all’ereditarietà o a un carattere familiare. Ne sono un esempio l’otosclerosi e l’ipertensione”. La consolazione è che in genere è un fastidio ben tollerato, ma in presenza di forme gravi l’acufene può diventare una vera e propria tortura, tanto più che buona parte dei rimedi sono solo illusori. Aggiunge il dottor Mullace: “Purtroppo, in più della metà dei casi le cause sono ignote, tanto che spesso non è possibile riscontrare neanche fattori di rischio utili per stabilire diagnosi e terapia. Di solito, le malattie correlate sono traumi acustici acuti e cronici, quali l’ascolto della musica in cuffia ad alto volume, la frequentazione assidua di discoteche, oppure un ambiente di lavoro rumoroso. E ancora, la presbiacusia, cioè la perdita dell’udito in età avanzata, alcuni processi patologici che colpiscono l’orecchio: il tappo di cerume, l’otite”.
Anche l’effetto collaterale di certi antibiotici o antipertensivi, di farmaci antinfiammatori o chemioterapici, può essere la causa del disturbo, come pure possono esserlo l’ipertensione, i disturbi metabolici, endocrini, cardiopatie, arteriopatie e il diabete. Si è notato anche una relazione con l’abuso di alcol e della caffeina.
Cosa fare? Quando si cominciano ad avvertire i suoni all’inizio descritti, bisogna rivolgersi ad un otorinolaringoiatra, che in genere esegue un esame audiometrico, una Tac o una risonanza magnetica per verificare l’integrità delle strutture uditive e delle vie nervose o comunque per escludere patologie tumorali. Quando la diagnosi è fatta, c’è un ampio spettro di terapie a disposizione del medico: dai neurofarmaci alla laserterapia, l’agopuntura, fino all’ipnosi. Recentemente, un gruppo di ricercatori ha ipotizzato che gli acufeni possano essere provocati da un disfunzionamento cellulare del nervo cocleare (quel nervo predisposto agli stimoli uditivi), per cui stanno sperimentando nuove terapie. Resta il fatto che cure definitive e miracolose non ce ne sono.