A volte scrivere è difficile. Francesca Prete aveva sedici anni. La sua vita si è interrotta alla fermata di un autobus nella Zurigo operaia, fatta di italiani e di altri emigrati di diversa nazionalità. Accanto a lei c’era il suo fidanzato ed insieme si apprestavano a tornare a casa per festeggiare il compleanno del padre. Francesca era di origine pugliese. Era apprendista parrucchiera.
Una vita, un futuro davanti che il suo viso lasciava ben intravedere. Un folle con un fucile dell’esercito mira e la uccide. Senza un motivo, senza una ragione. Spara al futuro. Sì, perché in quel momento Francesca era il futuro.
Il futuro che come ogni giorno aspetta alla fermata di un autobus. Un futuro semplice ed umile come appunto lo era Francesca. Un futuro fatto di normalità, di sorrisi, abbracci, affetti. Un futuro fatto di sogni e di speranze.
Chi ha sparato a Francesca ha 21 anni. Un ragazzo svizzero. Si è appena ritirato da una esercitazione militare. Porta con sé l’arma così come una insensata legge svizzera prevede. Ha con sé anche un proiettile che detiene illegalmente. E nella sua follia decide di sparare ed uccidere. Mira al futuro e lo uccide.
Ma uccide anche il suo di futuro. E’ subito arrestato e confessa. La disperazione è tutta dentro questa vicenda. E’ una disperazione soffocante. Per la famiglia di Francesca, per i suoi amici, per noi italiani ed anche per gli amici svizzeri. Niente restituirà Francesca all’affetto dei suoi cari. In quella fermata nella Hongg di Zurigo si è fermato il futuro.
L’iniziativa popolare che stiamo sostenendo per eliminare la possibilità di detenere armi in casa, è l’unico modo che abbiamo per uscire dalla disperazione.
Perché pensare al nostro futuro, ed a quello dei nostri figli, è l’unica cosa che ci resta.
Ed io il futuro lo immagino senza armi.
Anzi, credo che solo senza le armi ci potrà essere un futuro. Questa ragazza italiana di sedici anni, Francesca, è oggi il simbolo di una voglia di futuro che i giovani chiedono: un futuro senza armi e senza violenza.
Ai suoi funerali hanno partecipato ottocento persone. La canzone “Sognami” di Biagio Antonacci ha accompagnato questo momento che sarà ricordato nella comunità italiana di Zurigo per lungo tempo. Non dobbiamo dimenticare Francesca, perché la uccideremmo due volte.
I media e le autorità italiane e svizzere, che hanno messo in sordina la vicenda, non hanno fatto la cosa giusta. Ed infatti Zurigo canta ancora “Sognami”. Lo faremo ancora per tanto tempo, finchè non scompariranno dalle cantine le armi. Lo faremo raccogliendo le firme, lo faremo cercando di convincere i nostri amici svizzeri che ormai questa legge sulle armi è nemica del futuro. Lo faremo per la memoria di Francesca, per i nostri figli… perché “l’ultimo metro” per il futuro è l’unico metrò.
Massimo Pillera
1 commento
Odio quel brutto bastardo!
FRANCY MI MANCHI!!!!