Non è una malattia, è un disturbo, che tra l’altro può essere efficacemente superato. Parliamo della cosiddetta dislessia, cioè di un disturbo dell’apprendimento, che si manifesta nei primi tre anni della scuola elementare. Nessuna paura: di dislessia era affetto anche Einstein.
Come si manifesta questo problema? Si manifesta nella difficoltà a leggere in modo scorrevole, con la giusta intonazione che permette di capire ciò che si legge. Quindi un bambino dislettico mette in fila le parole e non dà l’impressione di capire il significato della frase. Le difficoltà, ovviamente, si riproducono nella scrittura. Il bambino tende a riprodurre le parole come si pronunciano: sbaglia a mettere le doppie consonanti, non mette la lettera “h” dove è necessario, confonde la lettera “c” con la “q” e mostra difficoltà ad imparare a memoria le tabelline. E’ chiaro che non sempre si può parlare di dislessia, ma quando gli errori si ripetono e il bambino ha ormai compiuto gli otto anni, cioè in terza elementare, allora bisogna fare qualcosa. A volte queste difficoltà, nei casi più evidenti, si manifestano anche prima degli otto anni. In genere, queste situazioni vengono segnalate dagli insegnanti, quindi è sbagliato prendersela con gl’insegnanti solo perché hanno segnalato queste difficoltà. E’ necessario, invece, che i genitori accertino la situazione ricorrendo agli specialisti. Se un insegnante dice che il bambino potrebbe essere affetto da dislessia, non c’è né da aver paura, né da drammatizzare. Bisogna rivolgersi ad un neuropsichiatra infantile per una diagnosi precisa e certa. Non susciti timori questa parola, rivolgersi ad uno specialista e sentirsi dire che magari il bambino è dislettico non vuol dire affatto che non sia intelligente, vuol dire solo che ha un problema e che questo problema deve e può essere risolto brillantemente. Allo stesso modo, non bisogna mai colpevolizzare il bambino del suo problema, né colpevolizzarsi, perché il disturbo è uno dei tanti che ognuno può avere e che comunque, come detto, non solo può essere risolto ma non ha nulla a che vedere con l’intelligenza o la formazione futura.
Ecco quello che il professor Stefano Vicari, primario del Servizio di Neurologia e Riabilitazione dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma, prescrive per stabilire se un bambino è o non è dislettico: “Faccio compiere alcuni test per misurare l’abilità della lettura: un bambino dislettico, compiuti gli otto anni, può impiegare anche più di due secondi per leggere una parola composta da due sillabe come “ca-sa” o “ma-no”. Questo è altamente indicativo. Poi procedo con altri test, più specifici, per definire meglio la situazione e capirne la gravità. Raccomando di trasmettere al bambino fiducia nelle sue capacità. Infatti i bambini dislettici sono intelligenti e capaci. Ma hanno bisogno di sostegno, amore e soprattutto di non essere sgridati o rimproverati se commettono errori nella lettura o nella scrittura”. Mai, dice il professor Vicari, accusare il bambino di essere pigro o distratto, perché spesso la distrazione è solo apparente e dipende dal senso di frustrazione perché si sente diverso dagli altri. Il dottor Vicari aggiunge che è possibile aiutare il bambino con i giochi, facendogli infilare, ad esempio, perline colorate in un filo di nylon per creare braccialetti e collane. Anche disegnare e dipingere è molto utile, perché fa aumentare l’autostima, e comunque tutti gli esercizi che “aiutano a sviluppare il sistema cerebrale che controlla la coordinazione tra mente, occhio e mano. Vanno bene i giochi con cui si modella la plastichina colorata o la creta, o si costruisce con mattoncini colorati. Meglio sarebbe dedicare ai giochi più di un’ora al giorno.
Poi c’è il logopedista, cioè l’esperto in problemi del linguaggio, che lo seguirà dopo la diagnosi. Conclude il dottor Vicari: “I logopedisti potranno scegliere la terapia più adatta. Un metodo di riabilitazione si chiama “Bakker” e consiste nel far leggere al bambino sullo schermo di un computer parole sempre più difficili in tempi sempre più rapidi. Un altro metodo, chiamato “Geiger Lettvin” consiste nell’uso di mascherine da applicare sulle pagine scritte in modo da focalizzare l’attenzione su una singola parola”.
Insomma, è un disturbo da cui si può guarire benissimo, ci vuole però tempo, in genere un anno e mezzo per avere risultati significativi
1 commento
anch’io conosco un dislettico che abita vicino casa mia
fa molta fatica a farsi capire a causa della sua malattia
la dislessia è proprio una malattia sociale.