Potrebbe trattarsi di un disturbo specifico dell’apprendimento: la dislessiaNe è affetto il 5% della popolazione scolastica
Parlando di salute non ci sono solo malattie, ci sono anche disturbi che hanno a che vedere con la formazione e con le relazioni. Uno dei disturbi che fino a non molti anni fa veniva sottovalutato o addirittura non ritenuto tale, è la dislessia, che è un disturbo dell’apprendimento che riguarda la lettura e la scrittura. Il bambino – perché la dislessia è un disturbo che può affliggere solo un bambino e che emerge in prima o in seconda elementare – pur conducendo una vita normale e pur sapendo riconoscere gli oggetti con velocità, compie nella lettura e nella scrittura errori tipici come invertire le lettere e i numeri e sostituire alcune lettere fra loro. A volte vi sono difficoltà nell’imparare le tabelline o nel memorizzare le informazioni poste in sequenza: le lettere dell’alfabeto, i giorni della settimana, le stagioni, i mesi dell’anno. Il bambino inoltre può fare confusione per quanto riguarda i rapporti spaziali e temporali: sinistra/destra, ieri/domani. Possono esserci problemi nel fare i calcoli e nel mantenere la concentrazione e l’attenzione sul compito da svolgere. Il bambino può, inoltre, avere difficoltà in alcune abilità motorie, come allacciare le scarpe ed abbottonare la camicetta. Di questo disturbo, che riguarda circa il 5% della popolazione scolastica, ha parlato il dottore Emiddio Fornaro, neuropsichiatra infantile dell’Ospedale Niguarda di Milano.“Nel cervello di ciascuno di noi c’è un’area particolare”, ha esordito lo scienziato, “che serve proprio a riconoscere le lettere. Per motivi ancora non del tutto chiari, nei pazienti dislessici questa parte del cervello non funziona come dovrebbe”. È vero che secondo le statistiche il disturbo riguarda circa il 5% dei bambini, ma siccome le forme più leggere non vengono nemmeno ritenute un problema è ipotizzabile che la percentuale sia superiore.Innanzitutto cominciamo col dire che dislessici non si diventa, ma si nasce, poi, per quanto riguarda la lettura, il bambino non riesce a tenere il ritmo della classe, i suoi progressi sono molto lenti, quindi fa fatica a copiare i testi scritti alla lavagna e ad eseguire i dettati. Perciò, il bambino dislessico compie errori tipici, cioè confonde regolarmente la lettera b con la lettera d, oppure la v con la f e la m con la n. A volte il bambino legge speditamente ma se gli si chiede di riferire quello che ha letto non riesce a dire molto. I genitori, ma soprattutto per ovvi motivi gli insegnanti, si accorgono di questo problema nel primo anno di scuola (prima elementare) ma per valutare attentamente l’entità della difficoltà bisogna attendere la fine del secondo anno, o anche dopo, se il problema o persiste o non è stato affrontato adeguatamente negli anni precedenti. È importante, dice il dottor Fornaro, fino ai sette anni di età, se non emergono difficoltà davvero evidenti, lasciare il tempo al bambino di apprendere con i propri ritmi.
L’accertamento del problema viene eseguito con una serie di test che consentono di stabilire il livello delle capacità intellettive in relazione all’età. Se queste sono normali, allora ci sono altri test sulla velocità della lettura, della scrittura e del riconoscimento delle parole. Tutti questi test permettono di fare una diagnosi definitiva. Fatta la diagnosi, per la “terapia” c’è bisogno dell’aiuto dei logopedisti, i quali sottopongono il bambino ad una serie di esercizi per migliorare il suo rapporto con la parola scritta. La terapia però non si esaurisce qui, c’è anche bisogno di un lavoro a casa, con i genitori, i quali dovranno seguire il bambino negli esercizi specifici. Una cosa è importante: quando è stato accertato che il bambino è dislessico, non solo non bisogna farlo sentire inferiore agli altri, ma non bisogna attribuire la causa alla sua mancanza di volontà o a un suo difetto. Il bambino va incoraggiato, anche perché c’è il rischio che non riuscendo a seguire il ritmo degli altri possa demoralizzarsi e finire per detestare la scuola e sentirsi in difficoltà nel rapporto con gli altri bambini. Come lo si può aiutare a casa? Ripetendo insieme, per esempio, le lezioni da imparare, inframmezzando le letture con momenti di svago, imparando e leggendo scenette comiche. Infine, c’è da aggiungere che una forma lieve di dislessia non è un grande problema, tuttavia non passa da sola, bisogna che ci sia impegno nel superarla e non può essere una scusa il fatto che col tempo non peggiori. redazione @lapagina.ch