L’incontro di due donne molto diverse raccontato da Martin Provost
Due donne, due personalità opposte, due modi di vedere e vivere la vita e i sentimenti, ma un unico bisogno: dare un senso alla propria esistenza dopo le diverse vicissitudini che l’hanno profondamente segnata. Claire, una donna dall’etica ineccepibile, è un’ostetrica di 50 anni, interpretata dalla bravissima Catherine Frot: appassionata oltre misura dal suo lavoro, per lei far nascere bambini è più di un mestiere, è una missione che porta a termine con un trasporto ed un approccio che privilegia prima di tutto la cura premurosa e il rapporto empatico con le pazienti.
L’infermiera specializzata inizia a mettere in discussione il suo ruolo quando il reparto maternità del piccolo ospedale dove lavora si prepara a chiudere i battenti. Integrarsi in una moderna struttura ospedaliera che conta migliaia di nascite l’anno, una vera ‘fabbrica per bambini’, per lei sarà veramente difficile. E’ proprio in queste circostanze che, come un fulmine a ciel sereno, piomba nella sua vita una vecchia fiamma del padre, Béatrice (interpretata da una bravissima Catherine Deneuve), una donna testarda, autentica e profondamente incosciente. Da qui prenderà il via un crescendo di scontri e richiami ai contrasti passati. Le due donne che non si erano mai conosciute s’incontrano, anzi, all’inizio si scontrano, ma la super-coscienziosa Claire e lo spirito libero Béatrice impareranno ad accettarsi l’un l’altra e, rivelandosi antichi segreti, inizieranno a recuperare gli anni perduti. Lo straordinario duetto al femminile tra due grandi attrici, come Catherine Deneuve e Catherine Frot è la cosa che più colpisce del film franco-belga che regala un ritratto di due donne completamente diverse alle prese con un rapporto prima diffidente e poi sempre più intimo, legato alla nostalgia di un passato d’amore per lo stesso uomo, padre o amante che fosse. La vita e la morte si affacciano continuamente nel film, crocevia di cambiamento per le due donne: Claire si fa convincere da Béatrice a prendere la vita meno sul serio, a colorarla di un sorriso infantile o di un bicchiere di troppo.
Claire ritrova in Béatrice la seconda madre che ammirava da bambina, e Béatrice si spinge a considerare Claire la figlia che non ha mai avuto. Regista di questa storia tutta al femminile Martin Provost, un autore da sempre interessato all’universo femminile, basti pensare a Séraphine e Violette. ‘Quello che so di lei’ è dedicato a Yvonne Andrée, una donna importante per la vita del regista, che alla presentazione del film ha raccontato: “Io stesso alla nascita sono stato salvato da una levatrice. Mi ha donato il suo sangue e, così facendo, mi ha permesso di sopravvivere. Lo ha fatto con incredibile discrezione e umiltà. Me lo ha rivelato mia madre poco più di due anni fa e, appena l’ho saputo, sono corso a cercare quella donna, non conoscendone neanche il nome. Gli archivi dell’ospedale in cui sono nato ogni vent’anni vengono distrutti e di conseguenza non ho trovato nulla. Mia madre ricorda come fosse una donna non più giovane.
Mi sono allora convinto che sia morta. Ho deciso però di renderle omaggio, a modo mio, dedicando questo film a lei e a tutte quelle donne che lavorano nell’ombra e che mettono la loro esistenza al servizio di quella degli altri senza aspettarsi nulla in cambio. Qualche mese dopo aver finito il montaggio del film, ho avuto bisogno di un certificato di nascita per il mio matrimonio.
Con sorpresa, ho scoperto che a dichiarare la mia nascita all’anagrafe non è stato mio padre ma la levatrice, Non solo aveva trascorso la notte con me e mi aveva salvato ma era anche andata a dichiarare la mia nascita, quasi a voler certificare che ero vivo e vegeto. Credo sia stato un bel gesto, un gesto che mi ha anche lasciato scoprire il suo nome: Yvonne André.””.
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foto: Ansa