Secondo uno studio dell’Unione sindacale svizzera (USS) l’AVS resta il sistema previdenziale da privilegiare
L’USS entra in campagna in vista dei prossimi dibattiti politici sul progetto di riforma “Previdenza vecchiaia 2020”, che affronta il finanziamento del 1° e 2° pilastro nel suo insieme ed è stato promosso dal ministro della sanità Alain Berset. Durante la consultazione della riforma il sindacato ha già espresso il suo malumore e rivendicato di rafforzare l’AVS e non la previdenza professionale. La scorsa settimana l’USS ha presentato uno studio in materia che evidenzia che l’AVS per la maggior parte della popolazione è il sistema migliore di previdenza rispetto al risparmio vecchiaia privato del 3° pilastro. Doris Bianchi, esperta assicurazioni sociali USS, evidenzia come la ricerca abbia constatato che “i contribuiti versati nell’AVS sono molto più efficaci rispetto a quelli per il terzo pilastro”. Secondo lo studio l’AVS presenta il rapporto migliore tra qualità e prezzo nel confronto tra primo e terzo pilastro. Questo si basa sulla forte solidarietà tra redditi alti e bassi e la considerazione nei calcoli del lavoro famigliare non retribuito. Ad esempio una coppia con figli e un ultimo salario di 7.400 franchi avrebbe diritto a una rendita AVS mensile di 3.150 franchi. Durante tutta l’attività lavorativa entrambi hanno dovuto versare 305.000 franchi di contributi all’AVS. Tramite un’assicurazione privata per ottenere una rendita identica la coppia avrebbe dovuto mettere da parte 655.700 franchi. Espresso in percentuale equivale al 22.5% del salario lordo della coppia contro il 10.3% versato all’AVS. Altro vantaggio è il finanziamento stabile del 1° pilastro che contribuisce all’efficacia del sistema AVS. Nonostante i pensionati siano raddoppiati dal 1975, poiché la speranza di vita è aumentata, le contribuzioni sono rimaste immutate e solo una volta si è ricorso a un percento dell’IVA per finanziare l’AVS. Inoltre l’AVS trae vantaggio dalla debolezza delle soluzioni di previdenza private, ha aggiunto l’USS, in quanto le assicurazioni private e le banche “offrono condizioni sfavorevoli, perché gli istituti sono propensi al profitto per i loro azionari”.
Tuttavia lo studio del sindacato non convince tutti, anche se la ricerca punta il dito su alcune debolezze del 2° e 3° pilastro. Per Bernd Schips, professore emerito al Politecnico di Zurigo “il paragone zoppica massivamente”. I principi di previdenza tra i due sistemi sono molti differenti. “L’AVS si finanzia secondo il principio della cosiddetta ripartizione”, ha spiegato Schips, e “solo una parte delle riserve è investita sul mercato dei capitali”. Ciò genera costi di amministrazione più bassi. Nel settore privato “i risparmi realizzano utili dagli interessi e dal capitale” e il 3° pilastro, relativo al progresso delle rendite, può essere un prezioso aggiuntivo alla rendita AVS.
Ma l’USS prosegue nel suo obiettivo di potenziare il sistema AVS invece e chiede al governo e al parlamento un programma di riforma che lo rafforzi e non indebolisca. In riguardo l’USS, sostenuta dal PS e dai Verdi, ha inoltrato l’iniziativa popolare AVSplus. L’obiettivo è di potenziare le future rendite vecchiaia del 10%: un aumento mensile di 200 franchi per le persone singole e di 350 franchi per i coniugi. Un’iniziativa che il Consiglio federale ha respinto senza un controprogetto, preferendo puntare sulla proposta di Berset, il quale presenterà il messaggio sulla riforma della vecchiaia entro la fine dell’anno.