L’ultimo lungometraggio di Marco Bellocchio, vincitore di 6 Nastri d’Argento, ripercorre il caso di Edgardo Mortara, il bambino ebreo “rapito” dal Vaticano. In proiezione nei cinema della Svizzera tedesca a partire dal 7 dicembre 2023
Il film con cui Marco Bellocchio conferma le sue straordinarie abilità di cineasta è “Rapito”, tratto da un evento che nel lontano 1858 divenne un vero e proprio caso internazionale e liberamente ispirato da “Il caso Mortara” di Daniele Scalise (edito Mondadori). Si tratta della vicenda di Edgardo Mortara, un bambino ebreo di soli sei anni che, essendo stato segretamente battezzato dalla balia che lo credeva in punto di morte, viene sottratto alla sua famiglia e consegnato al “Papa Re” Pio IX. Da quel momento la famiglia di Edgardo farà di tutto per riavere il proprio bambino che, invece, secondo il Diritto canonico, essendo divenuto cristiano con il battesimo, non può che ricevere dalla Chiesa un’educazione cattolica che lo “liberi dalle superstizioni di cui sono imbevuti gli ebrei”. “Non possum” è la risposta subdola che arriva da Papa Pio IX quando i genitori di Edgardo disperati implorano di riavere il figlio, una posizione del tutto irremovibile, dettata più dalla volontà di affermare la propria supremazia che di seguire i dettami della propria Fede.
In “Rapito” sono i contrasti a dominare, una fede contrapposta all’altra, il Cattolicesimo e l’Ebraismo, una cultura opposta all’altra con riti e preghiere ben differenti, l’uso del latino in contrasto all’ebraico. Al centro il bambino conteso al quale è stata tolta non solo l’infanzia e la serenità, la famiglia e il calore umano, ma soprattutto l’identità e la possibilità di formarsi come uomo libero. Il film è fondamentalmente l’osservazione di un trauma esistenziale – quello dell’identità negata dunque – e le conseguenze su Edgardo bambino e successivamente adulto. Infatti, la pellicola inizia quando Edgardo è appena un fanciullo e termina quando è già sacerdote. Il tutto si svolge in un contesto storico e sociale particolare per la storia d’Italia e soprattutto per il potere di Pio IX. Il Pontefice, infatti, vede via via mancare sempre di più il potere temporale della Chiesa e il caso Mortara non fa altro che aumentare il malcontento generale nei confronti della sua persona e ruolo, sovente viene deriso e tormentato nelle vignette progressiste, dove lo attaccano pesantemente tanto che, animandosi nei sonni di Pio IX, diventano il suo peggior incubo. Così, mentre il potere della Chiesa e quello del Pontefice vengono meno, Papa Pio IX si attacca ad Edgardo come un baluardo della fede contro il progressismo diffuso. Un atto simbolico e politico per imporre ancora la sua autorità, per intimare la sua legge, al di sopra di tutti gli altri uomini, anche se – lo sa benissimo il Papa – ancora non per molto.
Evento emblematico è la presa di Porta Pia, il 20 settembre 1870, quando i bersaglieri del IV Corpo d’armata, del generale Raffaele Cadorna, attraverso la breccia di Porta Pia, entrano a Roma e occupano la città che diverrà la capitale del Regno d’Italia. In quell’occasione Edgardo ha la possibilità di tornare a casa con il fratello che tenta ancora di salvarlo, ma si rifiuta.
Grande la resa della figura della mamma di Edgardo, che non ha mai abbandonato il figlio strappatole, ma che rimane saldamente ancorata alla propria fede fino alla fine, anche in punto di morte negando proprio a lui un possibile ricongiungimento finale.
Quando si va a guardare un film di Marco Bellocchio si è sicuri di andare a vedere del cinema d’autore con un cast strepitoso – proprio come in questo caso – e con il lavoro prezioso di tutti i professionisti, dal montaggio alla scenografia, partecipando alla realizzazione di opere cinematografiche mai scontate, sicuramente memorabili. Con queste premesse sarà difficile non rimanere “rapiti” da questo ultimo capolavoro del Maestro Bellocchio, sin dalla prima scena!
Redazione La Pagina
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