Ancora oscure le cause che hanno provocato l’incidente dell’airbus A330 Si intensificano intanto le ricerche per il recupero dei corpi delle vittime del disastro aereo che al momento ammontano a 17
Una certezza, almeno una in questa vicenda, arriva: le squadre di soccorso hanno recuperato finora 17 salme delle vittime del volo Air France AF447, caduto nell’oceano Atlantico nella notte tra domenica 31 maggio e lunedì 1° giugno con 228 persone a bordo. Una certezza per i parenti che da giorni aspettavano notizie sui loro cari.
Altri corpi sono stati individuati e potrebbero essere presto recuperati dalle squadre della Marina francese e brasiliana, nonostante le difficili condizioni atmosferiche.
La marina di Brasilia ha intanto mostrato la foto di un frammento dell’ala dell’A330 con impresso il logo Air France perfettamente leggibile.
Alle ricerche – che hanno già permesso di raccogliere centinaia di oggetti e frammenti del velivolo – partecipano 14 aerei e numerose imbarcazioni, a cui presto si unirà il sottomarino nucleare francese “Emeraude”.
Intanto le indagini si stanno concentrando sul cattivo funzionamento dei sensori che misurano la velocità, che potrebbero essersi ghiacciati.
Lo ha riferito il sottosegretario ai Trasporti francese, Dominque Bussereau, il quale ha spiegato che “ci sono state situazioni sugli Airbus, e forse anche su altri velivoli, in cui questi tubi non hanno più misurato la velocità in un’area umida di bassa pressione, di turbolenza”.
L’Air France ha annunciato che ha accelerato la sostituzione di questi sensori sui suoi Airbus impiegati per i voli a lungo raggio.
I 24 messaggi automatici lanciati in quattro minuti dall’Airbus A330 prima di precipitare nell’Atlantico non risolvono il mistero su quale sia stata la causa del disastro.
I messaggi – pubblicati dal domenicale francese “Le Journal du dimanche” – partono dall’avviso di disinserimento del pilota automatico alle 2.10 e si chiudono con quello delle 2.14 di “Cabin vertical speed”, il segnale che la cabina ha subito una depressurizzazione, un ingresso anormale di aria esterna.
La sequenza di messaggi Acars (Aircraft communication addressing and reporting system) trasmessi automaticamente alle stazioni a terra di Air France è l’unica traccia sul funzionamento dei motori e sulle prestazioni dell’aereo, visto che le scatole nere non sono state recuperate e potrebbero restare per sempre in fondo all’oceano.
L’unica certezza è che intorno alle 2 Gmt del mattino di lunedì 1 giugno (le 4 in Italia), l’aereo decollato da Rio de Janeiro è entrato in una zona di forte turbolenza, come annunciato dal comandante nel suo ultimo messaggio radio, e che è stato attivato il sistema Acars.
Subito dopo è partita una raffica di 14 messaggi automatici in meno di un minuto che hanno segnalato, tra l’altro, varie anomalie ai comandi di volo e l’assenza dei sistemi di assistenza elettronica che servono a mantenere la stabilità dell’aereo.