In autunno i cittadini italiani voteranno sul referendum costituzionale. La riforma Boschi-Renzi chiede di cambiare alcuni punti della Costituzione. Il principale è l’abolizione del Senato
Il dibattito sul referendum costituzionale è in atto da maggio, quando ha preso il via la campagna elettorale per il SI lanciata dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Il premier ne ha fatto dapprima un banco di prova per il suo governo: se dovesse vincere il NO, Renzi ha dichiarato che annuncerà le sue dimissioni, salvo poi fare mea culpa per avere personalizzato la campagna sul referendum. I cittadini italiani si recheranno alle urne presumibilmente a novembre, per decidere se confermare o respingere la proposta di legge Boschi. Il disegno di legge (ddl) della ministra delle riforme Maria Elena Boschi, presentato dal Governo Renzi l’8 aprile 2014, si prefigge di cambiare alcuni punti cardini della Costituzione. Precisamente di rivedere il sistema delle istituzioni della democrazia rappresentativa italiana. Nonostante il dietro front di Renzi sul referendum come plebiscito sull’esecutivo, la situazione ha generato confusione nei cittadini italiani, che non sanno su cosa voteranno esattamente al referendum.
Il punto principale del ddl Boschi è l’abolizione del Senato, che in sostanza segna la fine del bicameralismo perfetto. La Camera dei Deputati avrà molti più poteri in confronto al Senato, che vedrà una riduzione dei propri membri da 315 a 100. I Consigli Regionali ne eleggeranno 95, che saranno ripartiti tra le varie regioni in base al loro peso demografico e uno per regione dovrà essere sindaco. L’elezione avverrà, con un metodo proporzionale, dagli stessi consigli regionali tra i propri membri. Il Capo dello Stato nominerà 5 membri che resteranno in carica per 7 anni e andranno a completare il Senato con i 21 sindaci e i 74 consiglieri-senatori. I senatori a vita non ci saranno più. Con la riforma sparirà anche la doppia approvazione di una legge da parte di entrambe le camere. Il Senato potrà però chiedere alla camera modifiche (non obbligate) su leggi ordinarie, ma i deputati non dovranno dar seguito alla richiesta. Il Senato avrà competenza legislativa piena solamente sulle leggi di sua diretta competenza e su quelle Costituzionali. I nuovi senatori non percepiranno stipendi, ma avranno le stesse immunità dei deputati.
Con la “trasformazione” del Senato, che avrà un ruolo marginale, la Camera dei Deputati diventerebbe l’unica assemblea legislativa. Sarebbe la sola Camera a votare la fiducia all’esecutivo e il Presidente della Camera diventerà la seconda carica dello Stato. Se da un lato il processo legislativo sarebbe più veloce, dall’altra i futuri Governi avrebbero più poteri, perché sarà una Camera ad approvare o respingere tutte le leggi. Le altre novità riguardano l’elezione del Presidente della Repubblica, che sarà eletto dai 630 deputati e dai 100 senatori. Non parteciperanno più i delegati regionali. Cambieranno anche i quorum perché con la nuova legge elettorale dell’Italicum il partito di maggioranza conterà 340 deputati. Modifiche anche per il referendum, che diventerà più impegnativo. La riforma prevede la raccolta di 800.000 firme, contro le 500.000 attuali e dopo 400.000 la Corte Costituzionale esaminerà preventivamente l’ammissibiltà. La grande novità sarà l’introduzione del referendum propositivo, che permetterà ai cittadini di partecipare direttamente al processo legislativo su temi di grande attualità. Un altro punto di rilievo del testo riguarda le nomine dei giudici della Consulta che saranno eletti separatamente dalle due Camere e non più in seduta riunita. Tre spettano alla Camera e due al Senato. La riforma costituzionale prevede anche l’abolizione del Cnel, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. L’organismo era stato pensato nel 1948 come raccordo tra società civile e Palazzi della politica e comprende 64 consiglieri. Dal testo della Costituzione è eliminato il riferimento alle 110 Province italiane, relegate in Enti di secondo livello con un esecutivo formato dai sindaci. Saranno però premiate le Regioni che avranno i conti in regola.
La riforma costituzionale apporterà un assetto di potere e per questo è importante che gli aventi diritto al voto si rechino alle urne. Oltre alla responsabilità politica i cittadini e le cittadini italiani hanno la possibilità di partecipare direttamente al processo politico, in questo caso di enorme importanza per l’esito della Costituzione e il futuro politico.
Gaetano Scopelliti